Un pomeriggio diverso
Il mattino dopo, quando Laura arrivò in biblioteca trovò Patrizia che imprecava.
“Cos’è successo?” le chiese.
“Mi hanno incastrata in una riunione a cui non posso mancare, proprio oggi che dovevo portare Serena in palestra. Aldo non c’è e non so proprio come fare, non mi va di mandarla da sola. Ha cambiato squadra e non conosco nessuno dei genitori delle nuove compagne, così non posso chiedere a nessuno il favore di darle un passaggio.”
“Posso accompagnarla io, se vuoi.”
“Davvero lo faresti? Non ti disturba?”
Laura sorrise, non capitava mai che Patrizia le chiedesse un favore, era la sola a non approfittare della sua disponibilità. Anche quando i figli erano piccoli lei e il marito avevano sempre fatto in modo di cavarsela da soli il più possibile.
“No, altrimenti non te lo avrei proposto. A che ora?”
“Basta che partiate da casa verso le quattro.”
“Stai tranquilla, ci penso io. Dopo spiegami dove devo andare.”
“Non so come ringraziarti.”
“Allora non lo fare.”
Non conosceva bene i figli di Patrizia, li aveva visti qualche volta poco più che di sfuggita. Essere utile all’amica le faceva piacere ma si sentiva un po’ imbarazzata all’idea di accompagnare Serena e si chiese se la ragazzina, tredicenne, si sarebbe vergognata per il grasso della sua compagna: lei, come testimoniava la foto sulla scrivania della madre, era carina e magra.
Più tardi Patrizia le chiese cos’aveva fatto la domenica.
“Sono andata al mare.” Non le disse che era andata con Umberto e Patrizia non indagò; Laura ne fu contenta perché non voleva parlare di lui, non voleva che quella conoscenza acquisisse la dignità di argomento di conversazione. Doveva, anzi, cancellarla.
A cinque alle quattro Serena già aspettava Laura davanti al portone, indossava i jeans e una maglietta e aveva ai piedi il borsone con la tenuta da palla a volo. Appena vide l’utilitaria fermarsi si avvicinò, aprì lo sportello anteriore e salutò, poi posò il borsone sul sedile posteriore chiedendo:
“Va bene se lo metto qui?”
Laura fece di sì con il capo.
“Grazie di essere venuta” disse Serena mentre si avviavano.
“Di niente. È l’occasione per fare qualcosa di diverso dal solito.”
“Che fai di solito?” Laura serrò le labbra. La domanda, naturale e ingenua della ragazzina, suonò per lei come un colpo sleale. Cosa faccio di solito? Si chiese. Cerco di sopravvivere… Doveva rispondere, ma cosa?
“Ho una piccola collezione di piante grasse e mi occupo di loro. Oppure leggo. Oppure faccio la spesa o qualche commissione, ce ne sono sempre da fare.”
“Anche i miei sono sempre di corsa” osservò Serena e, con sollievo di Laura, non approfondì il discorso. Però, dopo qualche minuto di silenzio, disse:
“Perché hai smesso di andare in piscina con la mamma? Lei era contenta che avessi cominciato il corso di acquagym, lei si sente molto meglio da quando lo frequenta.”
“Non lo so. Credo di essere molto pigra” ammise Laura, anche se non era esattamente quello il motivo, ovvero non solo quello.
Serena assunse un tono serio: “Non va bene essere pigri.” Poi, scherzosa: “A me lo dicono sempre quindi adesso lo dico io a te.”
Laura sorrise. Era però meglio cambiare argomento:
“Sarà una partita difficile quella di oggi?”
“Credo di sì. Per me di certo, è solo un mese che gioco con questa squadra e sono tutte brave. Spero di non commettere errori se l’allenatore mi metterà in campo.”
“Le avversarie sono forti?”
“È la squadra seconda in classifica. La mia è la quarta.”
“Non c’è tanta differenza, no?”
“In ogni girone le squadre sono solo sei…”
“Spiegami un po’ come funziona il campionato, ti va?”
Serena illustrò con molti particolari quanto chiesto da Laura, che evitò così eventuali altre domande poco gradite e si divertì ai racconti di alcuni episodi.
Arrivate nelle vicinanze della palestra Laura parcheggiò, riscuotendo l’ammirazione della sua compagna perché era riuscita a infilare l’auto in uno spazio davvero preciso. Appena scesa Serena si incamminò con passo spedito, per fermarsi quando si accorse che Laura era rimasta indietro.
Lei provò una punta di imbarazzo per il suo essere lenta e si affrettò a raggiungere la ragazzina. Fu in quel momento che prese in considerazione l’idea di ricominciare, per meglio dire cominciare, il corso di acquagym.
Poi, a cena, per la prima volta, pesò le porzioni di pasta e di pane che avrebbe mangiato e non superò le dosi che si era imposta.
Quando andò a letto si era convinta che quelle decisioni dipendessero solo da quanto accaduto il pomeriggio con Serena.