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Trend di incremento nel numero degli ebook pubblicati (al 30 Giugno 2016)

Ecco la trimestrale rilevazione dei numeri alla fine del 30 Giugno 2016.

Dal confronto del numero degli ebook in vendita sullo store amazon.it al 30 marzo e al 30 giugno 2016 si rileva che il numero degli ebook in lingua italiana è aumentato, complessivamente, di una percentuale di poco superiore al 5% (contro il il quasi 6% del trimestre precedente), e l’incremento degli ebook in lingue straniere è sceso al 4,29% dal 6,54%.

Le categorie (di narrativa) in cui l’aumento è più rilevante sono quelle Romanzi rosa, Humour e Fantascienza-Fantasy-Horror.

Anche stavolta ho rilevato il numero degli ebook per le consuete “sotto categorie”: Letteratura e narrativa; Libri per bambini e ragazzi; Fantascienza, Horror e fantasy. Ricordo che, per effetto dell’inserimento di un ebook in più categorie, la somma degli ebook di una sotto categoria è maggiore del numero degli ebook della categoria.

La prossima rilevazione sarà alla fine del mese di Settembre 2016.

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Mario Pacchiarotti, Baby Boomers

Leggere una storia di Mario Pacchiarotti è sempre un’esperienza emozionante: nel vero senso della parola i suoi scritti suscitano (almeno in me) sempre delle emozioni, delle belle emozioni. Con garbo, lucidità e, spesso, ironia, Mario racconta della realtà, anche la peggiore, per offrire una speranza.

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Anche il romanzo Baby Boomers, siamo la goccia che diventa mare, è la storia o, forse meglio, la speranza di veder realizzata un’utopia. In questo senso è un romanzo che “fa bene al cuore” (e in questo momento, con quello che sta succedendo nel mondo vicino e meno vicino da noi ce n’è bisogno) e, nello stesso tempo, induce alla riflessione. Che tipo di riflessione? Ne accenno appena, per non svelare troppo della trama e perché gli stimoli che recepiamo leggendo sono molto personali, ciascuno di noi percepisce qualcosa di diverso (ritengo la lettura un atto creativo, un’interazione fra il testo e quindi l’autore e il lettore). Mario ci propone in questo libro una possibile risposta alla domanda “questa realtà e questo mondo non mi piacciono, li considero ingiusti: posso fare come singolo qualcosa per cambiarli?” E la risposta è che ciascuno di noi può essere, semplicemente, la goccia che diventa mare.

Non dovete però temere che il romanzo sia filosofico o noioso o moralistico. Tutt’altro. C’è azione, una dose di ironia, sostenute da una buona scrittura. I personaggi sono molto umani e i protagonisti sono insoliti, dei settantenni pieni di energia, ideali e idee.

La vicenda si svolge in un’Italia futura (2030), distopica ma molto realistica, e anche in un mondo virtuale, quello di un gioco giocato da moltissime persone; le avventure del gruppo dei Baby Boomers in questo mondo virtuale fanno da specchio e integrano quanto viene da essi vissuto nella realtà.

Insomma, trovo che il testo di Mario sia assolutamente moderno e originale.

Io ho avuto il piacere di leggerlo come beta reader più di un anno fa e negli ultimi giorni mi sono goduta la versione definitiva, provando per la seconda volta, come dicevo sopra, delle belle emozioni.

Inutile aggiungere che consiglio la lettura di questo romanzo, che si trova anche in versione cartacea (per chi non ama gli ebook).


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Parigi – impressioni #1

A causa delle persone che la circondano, sostanzialmente per fotografarla e, peggio (almeno secondo me), per farsi selfie con lei alle spalle, è difficile riuscire a scattare una foto decente. Oltretutto il quadro è protetto da un vetro che produce vari fastidiosi riflessi. Comunque, se si è a Parigi, non si può non passare a trovarla, anche se, forse, altre opere di Leonardo sono più belle.

Chi è lei? Ma è la Gioconda, naturalmente.

20160623_113900 Gioconda


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Immateriale

dalla saga fantasy
“Il mondo oltre i confini”
di Noemi Gastaldi, un brano pubblicato sul suo blog

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F1Seduto nel suo bel salotto, il dottor Trizio fissava il nulla, inebetito: gli avevano appena detto che se avesse continuato a fare di testa sua sarebbe stato messo alla porta. Non si capacitava. Parini aveva corso dei rischi rivolgendosi a lui, che con l’ambiente militare non c’entrava nulla, e a suo dire quei rischi li aveva corsi proprio per via di quella sua testa: aveva fortemente voluto sentire il suo parere ma, al primo dissenso, la cosa non lo interessava più.

Doveva convincere gli altri colleghi a vedere la cavia, pensava quindi il dottor Trizio, era l’unico modo: di fronte a una maggioranza, Parini si sarebbe convinto. Già, ma come avvicinarsi ancora a lei, dopo che un grosso gatto dalle sembianze antropomorfe lo aveva aggredito dietro un suo ordine?

Il dottore si tastò la guancia; la ferita si stava finalmente cicatrizzando, ma aveva dovuto metterci dei punti, e nascondere l’accaduto…

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Baby Boomers, il blogtour

Questa sera vi presento un bel romanzo di Mario Pacchiarotti, romanzo di cui ho letto la prima versione e che ho acquistato stamani nella sua versione definitiva come ebook (ma è possibile avere anche il cartaceo).

Per il “lancio” del libro è stato organizzato un blogtour, le cui tappe sono riportate nell’articolo che trovate a questo link.

Queste le parole dell’autore:

Visto che ogni lancio che si rispetti viene accompagnato da un po’ di promozione vi annuncio che Baby Boomers sarà presentato in questi giorni in tutti i suoi aspetti in un blogtour che comprenderà alcune pagine letterarie che hanno avuto la gentilezza di volersi prestare a questa campagna. Ci sarà anche un amico youtuber che mi ospiterà in una delle sue chiacchierate serali.

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Questa la descrizione che trovate sullo store di amazon:

Anni Venti del terzo millennio.
L’Italia è dominata dalla Fratellanza, un partito con pericolose tendenze assolutiste che ha ottenuto incredibili risultati elettorali. Vengono approvati provvedimenti iniqui, eppure popolari, come la legge che priva gli ultraottantenni del diritto di voto.

In questo clima autoritario e distopico, dove la corruzione è ormai pervasiva, c’è qualcuno che decide di ribellarsi. Si tratta dei Baby Boomers, sei affiatati vegliardi che decidono di sferrare un colpo al sistema di governo. Congegnando un piano minuzioso e audace, i rivoltosi organizzano un attacco terroristico contro il Nuovo Palazzo del Parlamento, centro nevralgico di un potere arrogante e insaziabile.

I Baby Boomers sono l’ultimo afflato di coraggio in una società assuefatta alla corruzione, l’emblema di una generazione che rischia tutto nel tentativo di risvegliare le coscienze, il gesto estremo e simbolico di un’età non avvezza al consenso: sono la goccia che diventa mare.

Si tratta davvero di una storia bella e originale, credetemi.

 

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Il confessore – Jo Nesbø

(titolo originale Sønnen, trad Maria Teresa Cattaneo; pubblicato nel 2014)

Un thriller un po’ insolito, una trama certamente poco realistica, che però si legge piuttosto bene.
Il protagonista, Sonny, è una sorta di eroe maledetto e romantico, che insegue la vendetta.
Intorno a lui ruotano vari altri personaggi, a ben guardare la maggior parte di essi risulta piuttosto scontata: il poliziotto anziano nel cui passato c’è la dipendenza dal gioco, la poliziotta giovane che gli viene affiancata, un “talpa” nel corpo di polizia, un malavitoso potente e inafferrabile che nessuno o quasi ha mai visto.

Nonostante che in fondo in questo romanzo non ci sia niente di nuovo, comunque, l’ho trovato una lettura piacevole, anche se non all’altezza di altri romanzi di Nesbø.


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Self Publishing e qualità #1

Definire il SelfPublishing è facile, mentre dare un significato al termine qualità riferito alla scrittura non lo è altrettanto. Anzi.
Più volte mi è capitato di leggere interventi su questo argomento, sia su Facebook che in vari blog, e ne ho anche parlato con colleghi autori self.
Mi sembra che, alla fine, sul tema ci siano tante opinioni quante sono le persone che ne hanno una. Probabilmente, in questo caso, è giusto così.
A differenza dei libri pubblicati da un editore il selfPublishing mette di fronte, senza intermediari, chi scrive e chi legge, quindi offre a entrambi un rapporto diretto.

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Nel caso in cui il rapporto, invece, è mediato dall’editore trovo che sia ovvio che questi (l’editore, cioè) possa/voglia dire la sua sul testo che decide di pubblicare; infatti, oltre all’onere materiale, chi pubblica ha anche una responsabilità morale, che lo voglia o no. E poi l’editore ha una sua immagine, una linea editoriale, e può chiedere all’autore di apportare modifiche a quanto ha scritto (ovviamente per correttezza, se le modifiche sono consistenti, la richiesta di effettuarne dovrebbe essere fatta prima della firma del contratto); solitamente si avvale anche di editor per ottenere alla fine un prodotto-libro che rientri nei suoi standard di qualità e si inserisca armoniosamente in una delle sue collane. Insomma, per un libro pubblicato, ci mettono la faccia sia l’autore che l’editore e quindi è giusto che entrambi abbiano voce in capitolo (anche se quella principale dovrebbe essere quella dell’autore).

Quando un autore decide di affidarsi al selfPublishing, secondo me, il concetto di qualità diventa completamente soggettivo (è comunque sempre abbastanza soggettivo). Nei vari interventi che citavo sopra ho letto, per esempio, che per alcuni lettori gli errori grammaticali sono intollerabili, per altri invece conta solo la trama: quindi va bene tutto e il contrario di tutto…
A me gli errori e i refusi danno fastidio, ovviamente se sono pochi (ma pochi davvero, tipo una media di 1 ogni 50 pagine) non incidono sulla mia lettura, mentre se sono troppi possono indurmi anche ad abbandonare il testo.
A parte, però, il mio personale concetto di qualità, al quale cerco di attenermi quando scrivo le mie storie, il discorso che volevo fare è un altro: è possibile, ovvero ha un senso, parlando esclusivamente di selfPublishing, operare una distinzione fra testi di qualità e non?
La domanda non mi sembra peregrina. Affatto. Da essa scaturiscono subito altre due domande: quali criteri applicare e, soprattutto, chi è titolato a passare al vaglio i testi per verificarli secondo i criteri stabiliti?
Se io decido di cedere a un editore un testo è ovvio che sono tenuta e disposta ad accettare (magari contrattando, se posso) le sue decisioni su eventuali cambiamenti e un editing, perché sarà l’editore a pubblicare il mio libro.

Ma se la pubblicazione è a mia totale discrezione perché dovrei affidarmi al giudizio di qualcuno che definisca, tutto sommato in modo arbitrario, se il mio testo è o meno di qualità?
Questo qualcuno dovrebbe avere delle competenze e un’esperienza davvero notevoli, ma sappiamo che anche i critici letterari di professione non sempre sono concordi nell’osannare o denigrare un libro e talvolta hanno anche sbagliato nel predire successi o insuccessi. Quindi si tratta di una persona o di un gruppo quasi impossibile da comporre.
E supponendo per assurdo (sono una matematica…) che un qualcuno del genere esista e che passi al vaglio i testi pubblicati come self, dividendoli in buoni e cattivi: non si perderebbe così la libertà della pubblicazione self?

Intendiamoci, mi è capitato di leggere cose davvero scadenti, non solo per errori, ma per trame, personaggi, incoerenza e assurdità delle storie. Anche per messaggi secondo me deleteri. Nonostante ciò mi sento di voler rivendicare la libertà di espressione, per quanto possa essere usata male.

E voi, cosa ne pensate?