Pubblicato in: Da altri Blog, Interviste

Un articolo di Concetta D’Orazio su “La scommessa”

In seguito all’iniziativa “Libri sotto l’albero“, svoltasi su Facebook, a cui hanno partecipato Sergio Bertoni, Roberto Bonfanti, Camillo Carrea, Concetta D’Orazio e Antonella Sacco, Verranno pubblicati sui blog articoli che riportano questa esperienza.

Ringrazio Concetta D’Orazio, che ha pubblicato sul suo blog Queste Pagine il primo di questi articoli, dedicato al mio romanzo “La scommessa”.  A questo link.

cover La scommessa 2018

Pubblicato in: Interviste

Intervista del Mondo dello Scrittore

I colleghi del blog Il Mondo dello Scrittore mi hanno fatto un’intervista relativa alla mia attività di blogger (che parolona riferita a me!) per la quale li ringrazio molto.

Per chi non lo conoscesse Il mondo dello scrittore è molto più di un semplice blog che si occupa di scrittura e scrittori, vi invito a visitarlo e a curiosare fra i tanti e interessanti articoli e rubriche.

Questo è il link all’intervista.

 

 

 

Pubblicato in: Interviste, Libri

Intervista a Laura Corsini, autrice di “Matilda e le cento chiese”

Laura Corsini ha scritto per la collana I Gufi de Il villaggio Il Villaggio Ribelle di David and Matthaus un libro dal titolo “Matilda e le cento chiese”, in cui parla di Matilde di Canossa, una donna davvero speciale.

Copertina Matilda

  1. Perché hai scelto Matilda?

È un personaggio che un po’ mi rassomiglia, è stata una donna moderna e combattiva, ha dovuto farsi valere, crearsi uno spazio suo in un mondo tutto maschile. Amava la cultura, la solitudine… e poi… perché ha fatto inginocchiare un imperatore nella neve, non è cosa da tutti, no? Io abito nella provincia di Modena, qui tutto parla di lei, i luoghi portano ancora l’impronta del suo piede, è una presenza ancora viva. È inspiegabile, la si respira nell’aria; qui tutti conoscono Matilda, anche i bambini piccoli. Il titolo poi è tratto da una leggenda, ma non voglio svelare di più.

  1. Perché scrivere una storia per bambini? È la prima volta?

No, in realtà io ho cominciato anni fa a scrivere romanzi per bambini e ho pubblicato “Il fantastico Hoppy” che parla di un problema molto grave legato all’infanzia, ma in modo fantasioso e adatto ai piccoli e “Il draghetto pensatore”, storia illustrata di un drago che trascorre tutta la vita, o quasi, da solo. Non credo che ci sia differenza tra scrivere per i bambini e per gli adulti, uno scrittore poi deve saper fare un po’ di tutto, è come il sarto che si specializza, magari, in abiti da donna, ma non sarà incapace di cucire un vestitino da bimbo. Punti e tagli… parole…

  1. Cosa pensi possa risultare più attraente/interessante per un bambino nella figura di Matilda?

Io ne restai affascinata a scuola, alle elementari, e posso dirti cosa colpì la me bambina: la incredibile forza e determinazione. Ai bimbi piacciono gli eroi.

  1. C’è qualche elemento che riguarda Matilda su cui hai posto l’accento nella tua storia?

Il silenzio. Era una bimba silenziosa, io la immagino così. Ebbe molto dolore nella sua vita, ma visse a lungo e riuscì a proteggere sempre la sua gente.

  1. Che tipo di relazione c’è fra Matilde e Giorgia, la bambina protagonista della storia?

Nessuna. A parte il nome della nonna, Matilda appunto, e una frase ascoltata dalla televisione, “Andare a Canossa” che la incuriosisce. Giorgia costituisce solo la cornice, secondo la linea della collana “I gufi”.

  1. Cosa vorresti che suscitasse in un giovane lettore questo tuo libro?

Semplicemente l’amore per la lettura. Sono stata una bimba che leggeva tanto, ho divorato tutti i libri della biblioteca di quartiere e li ho ancora nel cuore, quei volumi. I bimbi hanno gran memoria, non si scordano mai più di un amico che ha tenuto loro compagnia. Anche se questo amico è un libro.

  1. Hai altri progetti per bambini-ragazzi?

Diciamo che ho altri libri, come si dice, nel cassetto. Un progetto per l’ambiente scritto insieme a un’altra autrice e il romanzo “Il mistero del tangram” che per tante vicende è ancora lì, rintanato, che aspetta.

  1. C’è qualcosa che vorresti dire, sul libro o su di te, che non ti ho chiesto?

Insieme a questo libro è uscito anche un romanzo storico, sempre su Matilda, visto che quest’anno ricorre il nono centenario dalla morte. Si intitola “Ritorno a Canossa”, un personale omaggio alla mia Matilda. Riguardo al libro “Matilda e le cento chiese”? Ringrazio Serena Busiello che ha fatto delle bellissime illustrazioni.

Grazie Laura e buona fortuna per i tuoi progetti.

Laura C

Per sapere qualcosa di più su Laura Corsini e restare in contatto con lei:


http://www.sololibri.net/_Laura-Corsini-scrittrice_.html

Pubblicato in: Interviste, Libri

Intervista a Sara Cerri, autrice di “Danza, Isadora Duncan”

Sara Cerri è l’autrice del settimo libro pubblicato nella collana I Gufi de Il villaggio Ribelle di David and Matthaus dal titolo “Danza, Isadora Duncan”.

cover Danza Isadora

  1. Dopo aver letto la storia di Isadora Duncan nel tuo romanzo dedicato alla sua vita, mi sembra superfluo chiederti perché hai deciso di raccontare qualcosa di questa grande danzatrice anche a un pubblico giovane. Però lo faccio lo stesso, magari ci sono aspetti di questa scelta che ti preme sottolineare.

Conoscendo la storia di Isadora oramai molto a fondo non mi stancherei mai di divulgarla, per un grande affetto e stima che mi legano a questo personaggio e a un lavoro – il romanzo: Isadora Duncan – che mi ha visto impegnata per circa dieci anni, anche se non continuativi, di scrittura e di padronanza del suo vissuto. Quando si scrive tanto di un personaggio, dopo aver tradotto tanti documenti e aver srotolata, in questo caso, la sua vita e il suo pensiero di fronte agli occhi, succede che il personaggio ti abiti un po’ dentro. È accaduto che proprio lei stessa, quando avevo una pallida idea di dar forma a un Gufo in suo onore, mi abbia preso per mano indicandomi il modo giusto di farla rivivere, questa volta in un libro per bambini. Il mio libro è dedicato ai piccoli lettori che amano la danza – è consigliato ai lettori dai dieci anni – e non escludo i ragazzini, perché questa disciplina, oggi, è molto amata anche dai maschi che partecipano a lezioni di danza moderna o altri balli contemporanei come ad esempio la danza Hip pop, il Modern jazz o altre discipline attuali di cui Isadora è considerata la madre.

  1. C’è qualche elemento che riguarda Isadora su cui hai posto l’accento nella tua storia?

Fu Isadora Duncan – insieme a Loïe Fuller e Ruth St. Denis – tra ‘800 e ‘900 a imporsi sulla scena mondiale sviluppando la danza libera – ballando, davano luogo sul palcoscenico a veri e propri racconti – che poi dette origine ad una danza moderna rappresentata attraverso una propria armonia e da sistemi espressivi ed educativi assolutamente particolari. Il personaggio di Gilda mi ha offerto l’occasione di porre l’accento sulla libera espressione della danza in senso formativo, proprio come Isadora la concepiva. Gilda è una ragazzina che amerebbe ballare, imitando la bravissima madre, ma risulta pasticciona, inciampa e cade, non ha semplicemente trovato il modo di esprimersi, o forse ha perduto il contatto con se stessa, con la bambina che era capace di muoversi in libertà ascoltando il suo corpo, collegandosi alla natura, alla semplicità dei movimenti che possiedono i bambini piccoli che non sono ancora stati fuorviati dall’educazione che di solito impone movimenti rigidi e un allontanamento dal proprio essere. Ritrovare la capacità di un movimento originario, libero, magari al tempo di musica dettato dal mare, era ciò che Isadora predicava nelle sue scuole di danza. Desiderava infatti formare donne libere di camminare nel domani, di percorrere la propria strada, una concezione molto molto attuale. Così Isadora, nel mio libro, insegnerà a Gilda il segreto per trovare quella danza che la bambina cerca da tempo.

  1. Cosa vorresti che suscitasse in un giovane lettore questo tuo libro?

La voglia di conoscersi, amare il proprio passato per affrontare il futuro. Ciò che siamo stati non dovremmo mai perderlo per camminare verso il nostro domani. La pazienza, imparare ad amare se stessi, non aver paura di essere diversi dagli altri; spesso vogliamo essere qualcosa che non ci appartiene e conoscerci può farci superare uno stato di impasse, un incaglio, una situazione dalla quale non si riesce a uscire. Imparare a essere ciò che realmente siamo può catapultarci in una situazione nuova, migliore, più bella e giusta per noi.

  1. Quanto pensi che possa essere importante l’espressione attraverso l’arte per un bambino?

Penso che sia importantissima. L’arte è pazienza, disciplina, conoscenza, è imparare a misurare qualcosa attraverso noi stessi – e nel caso della danza ci insegna a rapportarci con lo spazio e con la musica – ci può dare la dimensione dei nostri pregi, delle nostre qualità nascoste, della personale interiorità, della propria cifra necessaria ad affrontare i nostri talenti, poiché ognuno ne possiede. Può aiutarci quindi ad amare molto ciò che facciamo. Direi che è essenziale per la formazione del carattere di un bambino.

  1. C’è qualcosa che vorresti dire, sul libro o su di te, che non ti ho chiesto?

Il libro Danza Isadora Duncan è dedicato a una bambina speciale nata da pochissimo e la dedica dice: A Gilda che danza sul tetto del mondo. Ma è una dedica che vorrei estendere a tutti i bambini che mi leggono, in fondo la vita è questo: un ballo calzante a noi stessi.

  1. Dato che sei la direttrice della collana I Gufi, puoi anticipare qualcosa sulle prossime pubblicazioni?

Non vorrei dare anticipazioni, molti autori stanno scrivendo, ho molti lavori da leggere. Non mi aspettavo questa grande adesione al progetto, questa grande passione che ognuno mette nel raccontare la sua storia. E sono storie diverse, appartengono a un passato lontanissimo, oppure molto recente e tutte riescono a stupirmi e ad emozionarmi. Perché è innanzi tutto questo che chiedo per i lettori de I Gufi: storie capaci di rivelare aspetti nascosti dei personaggi raccontati e capaci di dare un’emozione intensa che possa rimanere molto a lungo nel cuore di chi legge.

Grazie Sara per le tue risposte. È davvero fondamentale che i bambini e giovani sperimentino e comprendano il valore e il potere che l’arte ha e può avere nella vita di ciascuno.

Sara con il gatto Tigro

Per chi vuole approfondire la conoscenza con Sara Cerri e le sue opere qui di seguito ci sono i link ai suoi siti web e alla pagina Facebook dedicata a Isadora Duncan e curata da Sara.

www.saracerri.com

www.saracerri.it

https://it-it.facebook.com/pages/Isadora-Duncan/268157049881103

Pubblicato in: Interviste, Libri

Intervista a Cinzia Ciarmatori, autrice di “Dian e Digit”

Cinzia Ciarmatori ha scritto per la collana I Gufi de Il villaggio Ribelle di David and Matthaus un libro dal titolo “Dian e Digit”, in cui parla di Dian Fossey, la zoologa americana che ha dedicato la sua vita allo studio dei gorilla.

Cinzia C

  1. Perché hai scelto Dian Fossey?

Ho riflettuto a lungo, la storia di Dian Fossey è una storia dura, difficile e mi sono chiesta se sarei stata in grado di raccontarla ai bambini senza turbarli. Ci sono molti uomini e molte donne che hanno dedicato e dedicano tutt’ora la loro vita alla salvaguardia di altre specie in tutto in mondo, ma Dian Fossey è quella che sento più vicina e alla fine la scelta è stata più semplice del previsto, non potevo che raccontare, a modo mio ovviamente, la sua storia.

  1. Perché scrivere una storia per bambini? È la prima volta? Hai scelto un narratore particolare, puoi spiegarci il motivo di questa scelta?

La lettura e la scrittura sono processi strettamente connessi alla mia crescita ma per la prima volta ho scelto di esprimere il mio pensiero, di renderlo pubblico. E ho scelto di farlo perché una persona a me molto cara, MariaGiovanna Luini, un giorno ha detto che secondo lei avevo delle cose da dire. Quel pensiero, gettato in modo autentico e gratuito come un seme, ha evidentemente trovato dentro di me un posto tutto suo per nascere e crescere.
Ho scelto di raccontare Dian Fossey ai bambini perché credo che mai come in questo momento i bambini (e non solo loro) siano affamati di modelli da seguire differenti da quelli che si presentano quotidianamente ai loro occhi e abbiano bisogno di cura e attenzione in modo viscerale. Questo è il modo che ho scelto per dare loro attenzione.
Per quanto riguarda il punto di vista non mi sarei mai permessa di dare voce a Dian Fossey, perché sarebbe stata la mia voce, non la sua! Per questo ho scelto un punto di vista completamente differente…

  1. Cosa pensi possa risultare più attraente/interessante per un bambino nel personaggio di Dian?

Cosa c’è di più attraente e affascinante di una vita condotta sul filo della propria passione?

  1. C’è qualche elemento che riguarda Dian su cui hai posto l’accento nella tua storia?

Credo che un ruolo centrale sia riservato al coraggio, il coraggio di una donna che ha saputo sfidare se stessa e le proprie paure prima di ogni altra cosa. Perché il coraggio, per come lo intendo io, non è non avere paura. Ma è seguire il proprio cammino nonostante la paura…

  1. Oppure qualche aspetto di lei che senti particolarmente vicino?

La mia vita è dedicata da sempre agli animali e credo che questa sia la cosa che più mi accomuna a Dian Fossey. Io non ho scelto, almeno per il momento, un’unica specie a cui dedicarmi né ho lasciato la mia terra ma ho comunque una missione molto precisa che illumina il mio cammino e le mie scelte e che coinvolge inevitabilmente gli animali e la terra che con loro condividiamo, senza mai dimenticare che siamo animali tra gli animali.

  1. Cosa vorresti che suscitasse in un giovane lettore questo tuo libro?

La voglia di credere in ciò che non si vede ma che si percepisce, la sensazione che l’unica via da percorrere sia la propria e che non ci sono limiti se si persegue un obbiettivo con onestà, integrità e perseveranza, con tenacia ed umiltà, con la voglia di imparare da chiunque e da qualunque evento si affacci nella propria esistenza.

  1. Hai altri progetti per bambini-ragazzi?

Progetti tanti, sono costantemente alla ricerca di modi per dare il mio contributo, per dare il meglio di me a chi mi circonda, anche solo per migliorare la giornata di qualcuno che incontro per la strada. Credo che dare l’esempio, più che parlare, sia l’unico modo per cambiare davvero qualcosa, ognuno a modo proprio, ognuno nell’ambito in cui è (o si è) inserito…

  1. C’è qualcosa che vorresti dire, sul libro o su di te, che non ti ho chiesto?

Credo che i libri siano porte e che i lettori abbiano l’enorme privilegio di poterle aprire quelle porte e di esplorare come avventurieri i sentieri a cui conducono.
Alcuni sentieri conducono ad altre strade, a volte buie, impervie e misteriose, a volte invece scorrevoli, assolate e piene di fiori dai colori brillanti. I libri sono viaggi che dovrebbero avere il compito di non lasciarti mai come quando sei partito, dovrebbero creare opportunità di cambiamento e trasformazione. Il mio è solo un racconto, una porticina, un viaggio breve, ma mi auguro che abbia comunque la capacità di restare tra le pieghe dell’anima di qualcuno.

Dian e Digit

Sulla bellezza e l’importanza dei libri e della lettura sono assolutamente d’accordo con te, Cinzia.
Grazie per le tue risposte e buon lavoro.

Per sapere qualcosa di più su Cinzia Ciarmatori e restare in contatto con lei:

la pagina Facebook: https://www.facebook.com/pages/Drssa-Cinzia-Ciarmatori-Animali-Esotici-e-Non-Convenzionali/129574958144?ref=hl

il blog: https://cinziaciarmatori.wordpress.com/

Pubblicato in: Interviste, Libri

Intervista a Lucia Pecchioli, autrice di “Pierino’a saet”

Lucia Pecchioli ha scritto per la collana I Gufi de Il Villaggio Ribelle di David and Matthaus un libro dal titolo “Pierino’a saet”, in cui narra la storia del grande atleta italiano Pietro Mennea. Si tratta del quinto titolo di questa collana di piccoli preziosi libri.

Lucia P

Perché hai scelto di raccontare qualcosa su Pietro Mennea?

L’amicizia che mi lega a Sara Cerri da molti anni ha fatto si che abbia visto nascere e crescere la collana I Gufi di cui Sara è curatrice. Più volte Sara mi ha invitato a scegliere tra i nomi previsti in collana o di proporne di nuovi. Dopo la visione di un servizio televisivo su Pietro Mennea, a un anno dalla scomparsa, ho pensato di proporlo a Sara come biografia per i Gufi.

Perché scrivere una storia per bambini? È la prima volta?

Ho scritto molto, seguito corsi di scrittura, di lettura e soprattutto di sceneggiatura data la mia passione per il cinema e il video. Tutto questo impegno però non mi aveva ancora portato ad una pubblicazione. Con “Pierino’a saet”, questo è il titolo del libro, è stato tutto molto semplice e rapido. Conoscevo le imprese sportive di Mennea, essendo quasi mio coetaneo, le ho seguite si può dire in “diretta”. Sono stata molto fortunata perché esiste molto materiale per documentarsi e approfondire la conoscenza delle imprese sportive di Mennea, lo stesso Mennea ha scritto molti libri sulla sua esperienza sportiva e non solo.

Cosa pensi possa risultare più attraente/interessante per un bambino nel personaggio di Mennea?

Ho cercato di documentarmi molto sulla sua vita da ragazzo, a Barletta, la famiglia, la scuola, i compagni della prima società sportiva perché ho pensato così che avrei trovato la chiave per interessare dei giovani lettori. La visione poi di un interessante e ben fatto documentario, dove l’autore ha utilizzato un bambino per interpretare alcuni momenti della vita di Mennea da ragazzo, mi ha aiutato a trovare il modello narrativo e il linguaggio adatto a dei bambini sviluppando la storia sotto forma di diario.

C’è qualche elemento che riguarda Mennea su cui hai posto l’accento nella tua storia?

La volontà e la costanza abbinata al talento. Il talento da solo non basta. Per arrivare a “fare l’impresa” ci vuole applicazione e un lavoro costante, quotidiano. E non basta ancora. Come dice e scrive più volte Mennea ci vuole anche “tanta rabbia dentro”. La sua rabbia nasceva dal desiderio di riscossa di un ragazzo del sud, nato e cresciuto dove non c’erano attrezzature e che ha dovuto lasciare molto giovane la sua città per poter arrivare a competere e vincere contro i più grandi campioni.

E non si è fermato. Finite le competizioni sportive ha ottenuto successi nello studio (laureandosi più volte) e nella politica fino ad essere eletto al parlamento europeo.

Cover Pierino

Cosa vorresti che suscitasse in un giovane lettore questo tuo libro?

Innanzitutto mi piacerebbe che “Pierino a’ saet” fosse una lettura piacevole e divertente e poi che il racconto su Pietro Mennea possa aiutare i ragazzi più giovani a capire che se ti piace fare una cosa la devi coltivare giorno dopo giorno, con passione e tenacia.

Hai altri progetti per bambini-ragazzi?

Sto pensando a qualche altro personaggio per i Gufi.

C’è qualcosa che vorresti dire, sul libro o su di te, che non ti ho chiesto?

Una piccola considerazione sulla collana i I Gufi.
Ho lavorato per più di dieci anni in una libreria per ragazzi e spesso insegnati e bibliotecari mi chiedevano libri semplici per introdurre e sviluppare argomenti e ricerche nelle classi. Ecco credo che la collana i Gufi, che spero presto si arricchisca di tanti altri titoli, possa rispondere molto bene a questa necessità.

Sono d’accordo con te, Lucia. Grazie per le tue risposte e… aspettiamo un altro piccolo Gufo.