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Il mestiere di vivere – Cesare Pavese * citazione #18

Un pensiero da “Il mestiere di vivere”, il diario di Cesare Pavese, che mi trova d’accordo, anche se in realtà leggere non è (per me) solo questo: la lettura apre nuove prospettive e finestre sul mondo, sia interiore che esterno.

1938

3 dicembre

Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi.

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Il mestiere di vivere – Cesare Pavese * citazione #17

Due brevissimi pensieri da “Il mestiere di vivere”, il diario di Cesare Pavese. Sul secondo sono particolarmente d’accordo.

1942

30 agosto (a Gressoney)

Amore è desiderio di conoscenza.

4 settembre (a Gressoney)

Si desidera fare un’opera che stupisca per primi noi stessi. (cfr 4 maggio)

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Il mestiere di vivere – Cesare Pavese * citazione #16

Ancora due considerazioni da “Il mestiere di vivere”, il diario di Cesare Pavese.

1942

28 gennaio

Le cose si scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno. Ricordare una cosa significa vederla – ora soltanto – per la prima volta.

4 maggio

Nell’inquietudine e nello sforzo di scrivere, ciò che sostiene è la certezza che nella pagina resta qualcosa di non detto.

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Il mestiere di vivere – Cesare Pavese * citazione #15

Due considerazioni da “Il mestiere di vivere”, il diario di Cesare Pavese.

1941

4 aprile

Una decisione, un atto, sono infallibili presagi di ciò che faremo un’altra volta, non per qualche mistica ragione astrologica, ma perché escono da un automatismo che si riprodurrà.

13 giugno

Se si deve giudicare dall’analogia con la giornata, la vecchiaia è l’età più fastidiosa perché non si sa più che fare di sé, come alla sera quando l’opera quotidiana è finita.

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Il mestiere di vivere – Cesare Pavese * citazione #13

Ancora qualche frase, brevissima, da “Il mestiere di vivere”, il diario di Cesare Pavese. Non necessariamente sono d’accordo con le sue affermazioni, le riporto come suoi pensieri.

1940

12 settembre

La vita pratica si svolge nel presente, la contemplativa nel passato. Azione e memoria.

12 ottobre

L’amore ha la virtù di denudare non i due amanti l’uno di fronte all’altro, ma ciascuno dei due davanti a sé.

15 ottobre

Le cose si ottengono quando non si desiderano più.

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Il mestiere di vivere – Cesare Pavese * citazione #12

Una riflessione di Cesare Pavese da “Il mestiere di vivere”, il suo diario.

1940

7 settembre

L’idea centrale di Proust, che le situazioni e le persone mutino continuamente e inafferrabilmente, tanto che ciò che si desiderava, una volta realizzato si scopre insoddisfacente, somiglia all’idea di Croce, che situazioni e persone sono risultati pratici che non danno un contento assoluto ma appena raggiunti si trasformano e negano dialetticamente il loro primo essere.

Differenza enorme: per Proust ciò è incentivo a ritirarsi dalla vita, per Croce a buttarcisi.

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Il mestiere di vivere – Cesare Pavese * citazione #11

Ancora qualche frase, brevissima, da “Il mestiere di vivere”, il diario di Cesare Pavese.

1940

28 luglio

Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi.

14 agosto

Riesce a compiere una certa opera soltanto chi valga di più di quest’opera.

6 settembre

In fatto di amori, non si tollerano che i propri.

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Il mestiere di vivere – Cesare Pavese * citazione #10

Una frase da “Il mestiere di vivere”, il diario di Cesare Pavese, su persona, persone e raccontare. Non sono sicura che le cose stiano proprio così. Più che altro ho molti dubbi, mentre questa di Pavese sembra l’affermazione di una persona convinta.

1940

8 agosto

La vita non è ricerca di esperienze, ma di se stessi. Scoperto il proprio strato fondamentale ci si accorge che esso combacia con il proprio destino e si trova la pace.

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Il mestiere di vivere – Cesare Pavese * citazione #9

Alcune frasi da “Il mestiere di vivere”, il diario di Cesare Pavese, su persona, persone e raccontare.

1940

24 giugno

Melodramma” è quando i personaggi parlano per il pathos esterno delle scena, non esistendo come persone ma provvisori e posticci allo scopo di prestare pretesto di commozione.

Le “persone” vanno rispettate anche nel raccontare altrimenti si dà nel melodramma che è in arte quello che l’ambizione o edonismo nella vita.

C’è sì il diritto di “adoperare” i personaggi, ma non a un effetto bensì a una costruzione – come nella vita, non a scopo di sentire, di sperimentare, ma di realizzare un significato.

Ecco, realizzare un significato, questo mi sembra il punto centrale, nella scrittura come nella vita.