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Scrittura creativa: superare il blocco dello scrittore con la scrittura libera

Un modo fra i tanti che può aiutare quando ci si sente bloccati e non si riesce a scrivere è secondo me quello che definisco, abbastanza impropriamente tutto sommato, della scrittura automatica.

Intendo con questo termine una scrittura che è in realtà più libera che automatica, ma siccome dovrebbe essere libera dall’aspetto razionale somiglia a quella automatica, che può essere fatta, ad esempio, in stato di trance; cioè dovrebbe fluire da noi senza essere controllata dal cervello (inteso come centro della razionalità).

Strasburgo cattedrale - rosone

La ricetta è molto semplice:

  • prendere dei fogli e una penna con cui si possa scrivere bene, che non ci costringa a premere forte per lasciare un tratto leggibile; sistemarsi a un tavolo o in un altro posto che per noi sia comodo e piacevole.

  • chiudere gli occhi per qualche minuto, fare dei respiri profondi e lenti e rilassarsi

  • quando si sente che la fase di rilassamento è finita aprire gli occhi, prendere la penna in mano e iniziare a scrivere, qualunque cosa, senza giudicare e senza fare caso a quello che si scrive: lasciare che escano errori, ripetizioni, sillabe senza senso. Cerchiamo cioè di consentire all’inconscio di esprimersi, di tirare fuori quello che gli va di tirare fuori.

Quando sentiamo che anche la fase di scrittura è conclusa possiamo fermarci e, volendo, rileggere quanto abbiamo scritto. Potrebbe darsi che troviamo un indizio rivelatore sul perché ci siamo bloccati, oppure solo parole senza senso, oppure delle frasi ben scritte che ci possono servire per una storia. Di sicuro non sarà stato tempo buttato via.

Può darsi che dopo una sola sessione riusciamo a scrivere di nuovo o può darsi di no: potremo ripetere la sessione quante volte vogliamo.

È da provare anche una variante: se siamo fermi in un passaggio della storia che stiamo scrivendo perché non sappiamo come risolverlo, dopo la fase di rilassamento potremmo concentrarci su quel passaggio, su quanto abbiamo finora raccontato. Poi scriviamo, sempre senza controllarci; quando passeremo alla rilettura potremmo scoprire di aver tracciato delle possibili soluzioni o, comunque, idee sulle quali riflettere.

In tutti i casi è un esercizio piacevole e mette in contatto la nostra parte più razionale o, comunque, cosciente, con quella inconscia.


Pubblicato in: Scrittura

Scrittura creativa: il blocco dello scrittore

Scrivere è anche, spesso, un esercizio di volontà. Perché una bella idea per diventare una storia, sviluppata in tutte le sue parti, deve essere messa nero su bianco (penna o tastiera non fa differenza) e questo è fatica, applicazione, impegno. È anche soddisfazione, certo, quando riusciamo a mettere la parola fine perché davvero abbiamo detto tutto quello che volevamo e come volevamo.

Strasburgo libreria Gallimard

Ma che succede quando le belle idee scarseggiano? quando, dopo aver buttato giù decine di pagine l’ispirazione sembra scomparsa e ci blocchiamo?

Il blocco dello scrittore può capitare a chiunque, anche a chi non mette giù una parola fino a che non ha pianificato l’intera trama, perché può non riuscire la descrizione di una scena o di un personaggio anche se sappiamo esattamente cosa deve succedere.

Come risolvere il problema se si presenta? Immagino che ogni scrittore abbia dei suoi metodi, come ognuno ha il suo metodo per scrivere. Nel seguito proporrò alcuni dei miei, un breve elenco che può servire come spunto; forse li troverete banali, ma a me sono stati d’aiuto.

  • La scrittura automatica, o meglio, più precisamente, una scrittura libera: iniziamo a scrivere partendo da una parola o da una frase e proseguiamo cercando di non pensare ma lasciando che sia la mano a tracciare parole il più possibile a insaputa della nostra parte razionale (a breve pubblicherò un articolo meno sintetico per spiegare meglio cosa intendo). In questo modo si dovrebbero/potrebbero liberare dei pensieri che bloccano la vena creativa. (Secondo me funziona sostanzialmente con carta e penna, la tastiera è un mezzo un po’ meno adatto alla spontaneità.)

  • La lettura di testi del genere di quello che stiamo scrivendo, ovviamente di altri autori; forse meglio ancora la rilettura di testi che ci hanno colpiti particolarmente: ci mette la voglia di scrivere e con quella, spesso, si supera il blocco.

  • La rilettura di altri nostri testi già finiti e di cui siamo sufficientemente soddisfatti: è un incoraggiamento (ci siamo riusciti allora, ci riusciremo ancora) ed è anche un modo per rimettersi in contatto con la nostra vena creativa.

  • Fare qualcosa di completamente diverso, una fatica fisica impegnativa; può essere ridipingere le pareti di una stanza, una lunga passeggiata, un paio d’ore del nostro sport preferito. Qualcosa che liberi la mente dai pensieri e quindi anche dai pensieri negativi come quello “non so come andare avanti”.

Ci sono altri modi, oltre a questi. Voi che suggerimenti offrireste? (magari evitate il “Lascia perdere, meno male che ti si bloccato”… 😉 )

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Andar per libri

Francesca va per libri, una volta ogni quindici giorni. Quando esce dall’ufficio prende l’autobus per il centro, e scende alla fermata che è proprio davanti a una delle più grandi librerie della città.

Già nell’entrare comincia a respirare un’aria diversa, in cui il profumo della carta si mescola a quello dell’inchiostro: lo smog e i cattivi odori cittadini rimangono fuori. Gli scaffali che la circondano sono per lei tanti corridoi su cui si affacciano una gran quantità di porte, una per ciascun libro.

Spesso ha le idee chiare e si dirige sicura verso il luogo in cui sa che troverà l’autore o il titolo che cerca; strada facendo può capitare che qualche volume le tiri un lembo del vestito e allora lei si sofferma, lo prende in mano, osserva la copertina anteriore, legge quella posteriore; a volte lo posa, a volte lo porta con sé.

Quando giunge alla meta, le sue mani si muovono veloci mentre e i suoi occhi scrutano impazienti le file di libri per individuare quello desiderato. Preferisce non chiedere aiuto ai commessi, nel rapporto fra lei e i libri non deve intromettersi nessuno. Però un po’ le invidia, le persone che lavorano li’; piacerebbe molto anche a lei passare le giornate fra i suoi amici di carta, non le sembrerebbe neppure di lavorare.

Qualche volta capita che si inoltri in libreria senza avere né un titolo né un autore in mente. Allora può succedere che non riesca a stabilire un filo con alcuno dei testi su cui sofferma la sua attenzione, oppure che li trovi tutti interessanti, indispensabili alla sua vita. Comunque sia non accade quasi mai che esca dalla libreria a mani vuote, comprare libri è per lei come comprare cibo, un cibo che le è necessario come il pane. Già da adolescente amava trascorrere il tempo tra gli scaffali e nelle biblioteche e avrebbe voluto un tempo infinito per leggere ogni volume. Ma il tempo a disposizione è sempre meno e Francesca lo ritaglia come può nel succedersi delle giornate che sfuggono via di corsa.


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Omicidi all’ombra del Vaticano: i delitti delle catacombe , Flaminia Mancinelli

È possibile raccontare di un serial killer o di una setta che scatena la sua follia omicida in un luogo familiare e vicino, come Roma, piuttosto che in una metropoli d’oltre oceano? È possibile scrivere una storia credibile e nello stesso tempo avvincente in cui le vittime vengono trovate nelle catacombe e le indagini vengono svolte da un Nucleo di carabinieri? È possibile: per leggere un romanzo così basta sfogliare, virtualmente s’intende, l’ebook di Flaminia Mancinelli.

cover Omicidi di FPM
Leggendo “Omicidi all’ombra del Vaticano ci si rende conto che non si tratta solo di un thriller ma di un romanzo completo. Nel lettore, infatti, alla curiosità di scoprire chi è l’assassino e cosa lo spinge a uccidere, si accende subito l’interesse per gli sviluppi dei rapporti fra i diversi personaggi, che non sono mai scontati e che hanno tutti tratti e comportamenti molto reali, come persone che potremmo incontrare, e come persone vere hanno problemi, dubbi, insicurezze, antipatie, debolezze.
Dopo il ritrovamento della prima vittima i carabinieri, guidati dal tenete Serra, iniziano la ricerca del pluriomicida in una corsa contro il tempo, nella speranza di evitare altre uccisioni; vengono ascoltati testimoni, ricercati indizi, studiati i referti del medico legale e degli esperti della Scientifica, ipotesi vengono discusse e scartate, in un ritmo sempre più serrato, fino alla svolta finale che porta alla soluzione del caso.
Il romanzo, ben scritto, è davvero intrigante: le vicende del tenente Serra e dei suoi collaboratori nonché della sua fidanzata, un’indipendente francese di nome Marion, tengono viva l’attenzione del lettore dalla prima all’ultima pagina.

L’autrice ha promesso che pubblicherà altri romanzi con gli stessi protagonisti e questo ci fa decisamente piacere.

Questa che segue è la recensione al romanzo che ho pubblicato su Amazon
Chi come me ama i romanzi gialli non può non leggere e apprezzare questo di Flaminia Mancinelli. Chi non li predilige potrebbe fare un’eccezione e sono sicura che non si pentirebbe.
Un racconto complesso, in cui la vicenda poliziesca si intreccia in modo naturale con le vicende personali dei protagonisti, con le loro riflessioni, problemi, rapporti; il filo principale, cioè l’indagine, non viene comunque mai perso di vista e il ritmo della narrazione, come dev’essere, diviene via via sempre più incalzante fino alla svolta finale. Tutti i personaggi, prima che personaggi di fiction, sono persone, molto reali. 
Ma “Omicidi all’ombra del Vaticano” non è solo un thriller avvincente, è una storia ben sviluppata e ben scritta che offre molteplici spunti di riflessione su argomenti importanti e talvolta difficili, trattati dall’autrice con chiarezza e con misura.
I miei complimenti all’autrice.
 

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George R.R. Martin, Il grande inverno

In questo secondo episodio della saga le tensioni che serpeggiavano fra le varie Case nobili (più e meno vicine a re Robert) in tutto il primo volume esplodono in guerre, tradimenti, assassinii.

Il destino di alcuni protagonisti si compie: qualcuno muore, a qualcuno la vita impone una svolta fondamentale.

cover Grande Inverno

Naturalmente, sia per le vicende che per l’ambientazione, ho avvertito un senso di dejavù e in qualche caso, non mi è stato difficile immaginare gli avvenimenti di cui stavo per leggere.

Ho trovato comunque il romanzo una piacevole lettura, anche se la crudeltà e l’indifferenza per la vita altrui di alcuni personaggi mi disturba (non è proprio il verbo più adatto, ma al momento non so quale altro usare), per quanto sia realistica (forse mi disturba proprio per quello, perché cose analoghe avvengono anche adesso, nella vita reale).

Continuo a pensare con interesse agli altri episodi della saga. E non ho cambiato idea sui protagonisti che preferisco.
In questo volume ho trovato una descrizione del Trono di Spade, che in effetti è un trono costruito con le spade. Eccola, è a pagina 88 (dell’edizione che ho letto). Un trono il cui aspetto fisico simboleggia molto bene le difficoltà e la crudeltà del potere.

Nel rimanere proteso in avanti, Ned Stark poteva sentire il gelo dell’acciaio contro le dita divaricate delle mani. Tra un dito e l’altro c’era una lama, punte di antiche spade che si allargavano come artigli dai braccioli del trono. Perfino dopo tre secoli, alcune di quelle lame erano ancora affilate al punto da far sgorgare il sangue. Il Trono di Spade era pieno di trappole per gli incauti. Le ballate dicevano che c’erano volute mille spade per forgiarlo, arroventate al calor bianco del respiro di fiamma di Balerion, il Terrore nero, uno dei tre mostruosi draghi di Aegon. Il lavoro di martello era durato cinquantanove giorni. Il risultato era quello scuro orrore di bordi acuminati, spirali taglienti, rostri contorti. Una sedia che poteva uccidere, e che l’aveva fatto, a credere alle leggende.


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Fantasmi in bottiglia, i fantasmi protagonisti della storia

Nel seguito un brano del secondo capitolo dl romanzo, in cui vengono presentati i fantasmi che saranno protagonisti della vicenda.

cover Fantasmi in bottiglia

Proprio nelle ore in cui la TV trasmetteva l’intervista di Margot Parini, nel Castello di Borgovecchio, o meglio tra le sue rovine, alcuni fantasmi chiacchieravano piacevolmente, ignari del putiferio che stava per scatenarsi su di loro.

Infatti il professore aveva scelto proprio quel luogo per effettuare la prima bonifica, in quanto numerosi testimoni avevano segnalato la probabile presenza di Entità Ectoplasmatiche.

Il Castello di Borgovecchio era stato distrutto da un incendio circa tre secoli prima e né i suoi proprietari né i loro eredi lo avevano ricostruito. Così, con il passare del tempo, era stato occupato da un altro genere di abitanti. Mentre il professore pianificava la sua offensiva contro di loro, in quel periodo vivevano a Borgovecchio sette fantasmi: quelli di tre uomini, di tre donne e di un cane. I sette provenivano tutti da tempi e luoghi diversi, ad eccezione dei gemelli Lizzie e Robert e del loro cane Stan. I due avevano lavorato per una scrittrice inglese di fine Settecento, lui come giardiniere e lei come governante; Robert era morto un paio di anni prima della sorella, ma era rimasto con lei anche nella nuova condizione, fino al momento in cui Lizzie era trapassata, seguita subito dopo da Stan che, per il dispiacere di averla perduta, si era lasciato morire di fame.

James era stato soldato, forse nel Seicento, forse prima o magari dopo, ma nessuno lo sapeva perché non parlava mai del suo passato, né raccontava in quale esercito avesse servito; aveva perso la vita in battaglia a ventidue anni e, se gli ponevano domande sull’argomento, si limitava a rispondere che la guerra è la cosa peggiore di tutto.

La più giovane del gruppo era Charlotte, che era solo diciassettenne quando a Parigi, il 17 luglio 1791, in piena Rivoluzione Francese, era stata uccisa dalla Guardia Nazionale insieme a tanti altri durante una manifestazione del popolo. Anche lei, come James, preferiva non ripensare alla vita trascorsa, a differenza di Franz, un elegante giovanotto sui trentacinque, che si immergeva volentieri nei ricordi e raccontava di aver viaggiato a lungo solcando tutti gli oceani per visitare luoghi lontani. Quella che lo ascoltava più volentieri e amava come lui tuffarsi nel passato era Rubina, l’ultima ad essersi unita al gruppo; nei decenni a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento era stata un famoso soprano e aveva cantato nei più importanti teatri dell’Europa e degli Stati Uniti; gli occhi le brillavano ancora quando si rivedeva al Metropolitan Theatre di New York, interprete acclamata della Norma di Bellini e udiva gli applausi del pubblico e le richieste di bis.

Per decenni era sembrato che l’esistenza dei sette amici fosse destinata a scorrere per sempre tranquilla fra le rovine di Borgovecchio, ma si sa, tutto è destinato a finire. Negli ultimi tempi diversi curiosi si erano spinti fino al castello, così i fantasmi, nell’intento di allontanare gli importuni, avevano escogitato una serie di rappresentazioni che avrebbero dovuto terrorizzare chi vi avesse assistito: Robert aveva convinto il pacifico Stan a ululare come un lupo e a mostrare il suo profilo con la luna piena come sfondo, mentre le signore singhiozzavano disperate e Franz improvvisava con James un duello alla spada, con clangore di ferri.

Purtroppo il loro impegno non aveva dato i risultati sperati: benché spaventati, i curiosi si erano divertiti ed erano tornati sempre più numerosi. I sette, a malincuore, avevano perciò deciso di traslocare per ritrovare la tranquillità perduta, ma non avevano fatto i conti con Alarico Nerozzi.

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Trend di incremento nel numero degli ebook pubblicati (al 9 Luglio 2015)

Anche se il mio proposito era quello di rilevare i dati alla fine di Giugno e non il 9 Luglio, la statistica ha comunque lo stesso valore.

Dal confronto del numero degli ebook in vendita sullo store amazon.it fra il 30 Marzo 2015 e il 9 Luglio si rileva che il numero degli ebook in lingua italiana è aumentato, complessivamente, di una percentuale di poco superiore al 9%. Le categorie in cui l’aumento è più rilevante sono: letteratura erotica, romanzi rosa, fantascienza horror e fantasy; sport e viaggi.

Anche stavolta ho rilevato il numero degli ebook per le consuete “sotto categorie”: Letteratura e narrativa; Libri per bambini e ragazzi; Fantascienza, Horror e fantasy. Ricordo che, per effetto dell’inserimento di un ebook in più categorie, la somma degli ebook di una sotto categoria è maggiore del numero degli ebook della categoria.

La prossima rilevazione sarà alla fine del mese di Settembre.

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ebook al 9-7-15 letter

ebook al 9-7-15 fant

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Dino Buzzati, un grande scrittore

E non solo scrittore, ma anche giornalista e pittore. Ma è della sua scrittura che voglio parlare in questo articolo.

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Anni fa qualcuno dei pochi che avevano letto i racconti della mia raccolta “Lo specchio” li aveva avvicinati, per l’atmosfera e gli elementi surreali, a quelli di Buzzati. Ovviamente il paragone era ed è eccessivo, però Dino Buzzati è uno degli autori di cui ho letto quasi tutte le opere in età giovanile, quindi in un periodo in cui le cose radicano maggiormente.

Se poi penso che il libro di lettura di terza media era proprio “L’uccisione del drago” mi viene naturale supporre che il mio immaginario abbia risentito anche dell’influenza di questo scrittore. La mia fantasia è stata senz’altro colpita dall’originalità e dalla forza dei racconti di Buzzati, grazie anche alle spiegazioni e sottolineature dell’insegnante. Forse si trattava di un testo comunemente diffuso nelle scuole a quei tempi e forse lo è ancora, di sicuro per me è stato un incontro significativo.

Ho riletto quei racconti quando sono stata più grande, ma il ricordo che ne conservo è soprattutto quello della prima lettura.

Posso ancora elencare molte di quelle storie, prima fra tutte quella che dà il titolo alla raccolta, in cui c’è un drago che non fugge davanti ai cacciatori permettendo a questi di ucciderlo perché, come si scopre alla fine, ha dei cuccioli che tenta di proteggere. L’empatia è tutta per il drago, mentre il ruolo di cattivi è per i cacciatori, come del resto si può intuire anche dalla scelta della parola uccisione per il titolo, termine che richiama più un assassinio che la caccia.

Il mio racconto preferito è sempre stato “La Torre Eiffel”, in cui Buzzati narra o, meglio, immagina la costruzione della Torre Eiffel: operai e tecnici continuano a costruirla anche dopo aver superato il numero di metri previsti, perché vogliono arrivare in alto, sempre più in alto. Qualcuno (non ricordo chi, se le istituzioni) li costringe però a fermarsi e la parte di torre eccedente viene smontata. Mi piace quel desiderio di andare avanti, di salire sempre più su, per conoscere, per scoprire.

C’è poi “All’idrogeno”, un racconto inquietante in cui in piena notte (a un’ora tipo le 57,84, cioè un orario impossibile, cosa che desta subito allarme) viene recapitato un pacco in un palazzo e sembra che questo pacco contenga una bomba. Tutti gli inquilini sono per le scale e si chiedono di chi sarà. Poi riescono a leggere il nome del destinatario: Dino Buzzati; allora si allontanano da lui e gli danno la colpa del pericolo che stanno correndo tutti.

E poi, fra gli altri, “L’uovo”, in cui l’amore di una madre è più forte di un esercito con tanto di carri armati; “Il bambino tiranno” , “La corazzata Tod”, “Il colombre”.

L’edizione scolastica del libro conteneva dei quadri che Buzzati aveva dipinto e che illustravano alcuni dei suoi racconti, fornendo così anche un’interpretazione figurativa delle storie da parte dell’autore stesso. Anche i quadri erano piuttosto inquietanti.

Infine non posso non citare il romanzo dell’attesa e del nulla, “Il deserto dei tartari”, e la malinconia mista a un po’ di rabbia che suscita in me; ho visto anche, quasi per intero, la versione cinematografica, per la regia di Valerio Zurlini, che ha saputo rendere molto bene l’atmosfera della Fortezza Bastiani e dei terreni intorno e le sensazioni dei militari e di Drogo, il protagonista.

Concludo l’articolo consigliando, a chi non l’avesse già fatto, di leggere le opere di Dino Buzzati, uno scrittore che mi sembra ingiustamente  in parte dimenticato: ritengo che i suoi scritti siano sempre molto attuali sia per i temi che per il modo di narrare che per le ambientazioni.

(Quanto ho scritto dei racconti si basa solo sui miei ricordi, che essendo come ho detto di vecchia data potrebbero non essere del tutto corretti, si sa che la memoria integra la realtà con invenzioni)

 

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In biblioteca #3

Insomma, ho dovuto riportare in biblioteca tre libri di cui due non ancora letti (certo non erano quelli che mi interessavano di più), ovvero “L’accademia dei sogni” di William Gibson e “La strada per Itaca” di Ben Pastor.

Invece ho letto e apprezzato Il trono di spade di George R.R. Martin, su cui ho scritto un breve commento.

Ho preso il secondo episodio della saga di Martin e così al momento i libri della biblioteca che ho sono:

Il grande inverno – George R.R. Martin

Il giardino dei segreti – Kate Morton, che ho appena iniziato ma di cui ho sospeso la lettura per passare a un ebook (un lungo giallo), di cui scriverò qualcosa appena l’avrò finito.