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Plant revolution – Stefano Mancuso * impressioni di lettura

(Pubblicato nel marzo 2017 da Giunti Editore)

Il titolo completo di questo libro è “Plant Revolution: Le piante hanno già inventato il nostro futuro”; infatti l’autore sottolinea le caratteristiche del mondo vegetale che potrebbero essere prese come ispirazione per modificare certe abitudini, tecniche e ricerche rendendole più efficaci e sostenibili. In alcuni casi, in realtà, le piante sono già state prese come modello ad esempio da architetti.

Stefano Mancuso ama le piante, questo è chiaro nel suo modo di descriverle, le ammira e comunica questi suoi sentimenti al lettore. È impossibile riassumere questo saggio in poche righe, quindi cercherò solo di dare un’idea molto sintetica di alcuni dei suoi contenuti. Ci svela che non sempre e non solo sono gli animali a sfruttare le piante: talvolta accade il contrario e per asservire gli animali le piante producono sostanze che attirano e che creano dipendenza. Ci spiega che le piante sanno fare molte cose difficili, come sopravvivere in luoghi deserti (assorbendo l’acqua dall’atmosfera e modificando il ciclo della fotosintesi) o in zone in cui possono disporre solo di acqua salata (alofite): alcuni membri del mondo vegetale si sono specializzati in modi quasi impensabili. Ci ricorda che tutti hanno un’intelligenza distribuita e organi distribuiti, aumentando così la probabilità di sopravvivenza rispetto agli esseri che hanno un solo cervello, un solo cuore ecc.; il fatto che le varie funzioni siano decentrate in certo senso compensa la mancanza di movimento (o meglio di movimento inteso come quello degli animali).

Di Mancuso avevo già letto “La nazione delle piante”, un libro più breve e schematico di “Plant revolution”, e anche quello mi aveva colpito sia perché mi aveva fatto scoprire cose che non sapevo sulle piante, sia perché mi aveva fatto notare aspetti che invece già conoscevo ma di cui non avevo individuato il significato completo. Diamo come scontate troppe cose riguardo alle piante, mentre il mondo vegetale è molto complesso e affascinante. E per niente più “semplice” del mondo animale.

Nell’ultimo capitolo l’autore parla di un progetto che ha portato a termine con due architetti, Cristiana Favretto e Antonio Girardi; si tratta di Jellyfish Barge, una serra galleggiante (Jellyfish significa medusa e Barge chiatta, zattera). Questa serra che si ispira alle piante serve per coltivare piante; è costituita da moduli di forma ottagonale (si possono aggiungere quanti moduli si vuole, caratteristica “copiata” dalle piante); utilizza solo acqua di mare che viene trasformata in acqua dolce mediante evaporazione e successiva trasformazione allo stato liquido. È cioè una serra in cui è possibile coltivare piante senza consumare acqua dolce e terreno agricolo (la coltura è idroponica) e utilizzando solo fonti di energia rinnovabile. Di Jellifish Barge è stato costruito un prototipo che ha vinto numerosi premi ed è stato uno dei progetti italiani presentati all’Expo di Milano nel 2015; purtroppo nessun imprenditore ha trovato attraente l’idea di produrre queste serre in grado di produrre alimenti senza necessità di suolo fertile e di acqua dolce e senza l’uso di altra energia oltre a quella solare. Suona strano, vero? Ma è così (almeno fino a ora).

In conclusione, anche questo libro di Mancuso è a mio parere molto interessante e avvincente più di un romanzo. È scritto in un modo davvero intrigante con qualche lampo di ironia (e di autoironia).

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Esperimento in verde #2

Nell’articolo precedente avevo dimenticato una delle piante di cui sono più orgogliosa: una vite, nata dai semi dell’uva mangiata anni fa. Anche in questo caso, come per il limone, niente fiori e niente frutti perché non è innestata.

Però ogni autunno perde le foglie e ogni primavera è di nuovo rigogliose e cresce…

 

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Esperimento in verde

Mi piace fare dei tentativi di coltivazione che potrei chiamare “di riciclo”.

Oltre alla banale semina di noccioli o semi di vari frutti e ortaggi da cui ho ricavato piante di limone (fra cui una che ha ormai diversi anni ed è decisamente grande, però non fa né fiori né frutti), un nespolo, delle piante di peperoni (li ho anche mangiati), una di zucca, una di cocomero (era nato anche un piccolo cocomero) e, anni fa, una di pomodori, mi diletto anche a piantare radici, ovvero gli scarti di ciuffi di basilico o di insalata e radicchio.

Un mese fa circa, forse qualcosa di più, ho piantato le radici di tre cespi di radicchio. Li ho lasciati crescere senza tagliarli e da una elle piante è cresciuto un lungo gambo, può darsi che stia per svilupparsi un fiore, chissà.

Dimenticavo, parecchio tempo fa ho piantato un rametto di salvia ed è nata una pianta che è vissuta molti anni.

Qui sotto le mie piante di radicchio.

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Qui la pianta di zucca

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Qui il limone, in una foto di cinque anni fa

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Una pianta di peperone

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Una pianta di cocomero e il cocomero, purtroppo non è cresciuto più di così…

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