(titolo originale The Drowned World, 1962; letto nell’edizione 2005, trad. Stefano Massaron * James Graham Ballard (Shanghai 1930 – Shepperton 2009))
Attenzione spoiler: nell’articolo è riassunta la trama.
In questo romanzo del 1962 Ballard immagina che la Terra sia quasi completamente sommersa dalle acque, dopo che il Sole ha sciolto i ghiacci dei Poli. (Una situazione che forse si verificherà davvero, a causa del riscaldamento globale dovuto all’inquinamento e ai gas serra?)
Come molte altre metropoli, Londra è divenuta una sorta di laguna, per la maggior parte sommersa ad eccezione dei piani superiori degli edifici più alti. Il protagonista è un biologo, Robert Kerans, che effettua controlli su quello che resta della città, insieme ad altri scienziati e a un gruppo di militari. Finiti i controlli tutti devono abbandonare la laguna per andare verso il Nord, ma Kerans, un altro scienziato e Beatrice, una donna che vive lì, decidono di restare, anche se sanno che così non potranno sopravvivere più di un limitato numero di mesi.
Dopo che i militari se ne sono andati la laguna viene invasa da un gruppo di uomini e da migliaia di alligatori, comandati da uno strano tipo, albino, di nome Strangman. Strangman raccoglie opere d’arte abbandonate ma è un uomo pericoloso e Kerans e Beatrice si trovano costretti ad assecondarlo. Nonostante questo Kerans viene maltrattato e legato e, forse, verrebbe ucciso da Strangman se non riuscisse a liberarsi e a fuggire. Nel frattempo parte della città, delimitata da barriere costituite da detriti e palazzi, è stata svuotata dall’acqua per mezzo di potenti pompe, in modo che Strangman e i suoi possano entrare nei vari edifici e prendere ciò che desiderano.
Strangman cattura nuovamente Kerans ma il ritorno del gruppo di militari lo costringe a liberarlo. Quello che stupisce Kerans è che il comandante dei militari non abbia intenzione di inondare di nuovo la città, anzi. Gli spiega anche che Strangman verrà perdonato dal governo per tutte le sue azioni e sarà autorizzato a saccheggiare la città. Questa cosa la sottolineo perché mi pare che sia molto simile a quanto avviene anche nella realtà: disonesti che vengono condonati o addirittura premiati perché nei loro traffici hanno fatto anche qualcosa che a governi o ad amministrazioni pubbliche risulta utile.
Ma Kerans, consapevole del fatto che all’umanità ormai non resta molto, né in termini di luoghi abitabili né di tempo, fa esplodere parte della barriera che proteggeva la parte di città prosciugata e poi fugge verso il sud, inseguito dai militari. Riesce a non farsi prendere, anche se viene ferito.
Qui sotto il finale del romanzo, mi sembra adatto a descivere il personaggio di Kerans e l’atmosfera della storia.
Con il calcio della Colt ormai senza munizioni, (Kerans) incise un messaggio sul muro sotto la finestra, certo che nessuno l’avrebbe mai letto.
Ventisettesimo giorno. Mi sono riposato e mi dirigo verso sud. Tutto va per il meglio.
Kerans
Così, abbandonò la laguna e si addentrò nuovamente nella giungla. Ne giro di qualche giorno si perse completamente, seguendo le lagune che si susseguivano verso sud nella pioggia e nel calore sempre più intensi, attaccato dagli alligatori e di pipistrelli giganti, un secondo Adamo alla ricerca dei paradisi dimenticati del sole rinato.
Insomma, un romanzo inquietante, ben scritto, con immagini che rimangono nella memoria. Penso che leggerò altre cose di Ballard, tra l’altro questo è stato proprio il suo primo romanzo.