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«Non sono femminista» — Rosapercaso

«Non sono femminista.» Lo leggo e lo sento dire sempre più spesso e ogni volta mi fa un effetto strano, come se mi avessero appena detto: «Non sono contro il razzismo/contro lo sterminio dei cuccioli di foca/contro lo sfruttamento minorile/contro il ketchup nel ragù». Non dico che non sia legittimo, ma non è neanche una […]

via «Non sono femminista» — Rosapercaso

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Follia per sette clan – Philip K. Dick * citazione

(titolo originale Clans of the Alphane Moon, 1968; trad. Paolo Prezzavento (2005))

Questo romanzo di Dick mi ricorda Illusione di potere, perché in entrambi c’è un rapporto marito-moglie che non funziona e in cui lei, almeno apparentemetne, è in una posizione di maggior potere rispetto a lui.

A parte ciò volevo riportare la frase seguente, che mi ha colpito e che, probabilmente, in alcuni (o in molti?) casi corrisponde al vero.

«C’è una legge» disse Chuck «che io chiamo la Terza Legge di Rittersdorf sulla Diminuzione delle Rese, che stabilisca che quanto più a lungo svolgi un lavoro, tanto più immagini che abbia sempre minore importanza nell’ordine generale delle cose.»

 

cover Dick follia per 7 clan

 

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Jane e il segreto del medaglione – Stephanie Barron * impressioni di lettura

(titolo originale Jane and the Wandering eye, 1998; letto nell’edizione 2009, trad. Alessandro Zabini)

cover segreto medaglione Barron

La Jane del titolo è proprio Jane Austen, immaginata da Stephanie Barron nel ruolo di investigatrice o, almeno, di aiuto investigatrice. Nel romanzo che ho letto (la Barron ne ha scritti altri con Miss Austen come protagonista), infatti, Jane fa da supporto all’amico duca, lord Harold Trowbridge, che, essendo un uomo, ha anche maggiore possibilità di movimento. Inoltre il duca è interessato in prima persona e si dedica all’indagine per scagionare il nipote dall’accusa di omicidio.

La storia, a mio parere, procede in modo piuttosto lento, anche se, forse, adatto al periodo che descrive e all’ambientazione (si svolge a Bath, quindi non nella frenetica Londra). La parte più interessante sono i tanti particolari e dettagli, che immergono il lettore nell’atmosfera e nelle consuetudini dell’epoca. Il linguaggio è piuttosto ottocentesco e questo è coerente con la finzione letteraria che vede le vicende narrate dalla stessa Jane Austen sul suo diario ma contribuisce a rendere la narrazione piuttosto lenta.

Da un punto di vista del giallo non ho trovato il romanzo esageratamente intrigante, troppo tranquillo, benché ci sia più di una morte violenta.

Mi suonava un po’, strano, comunque, mentre procedevo nella lettura, avere fra le mani quella sorta di diario immaginario della Austen. Insomma, in parte la cosa non mi è piaciuta; in genere, in effetti, non amo molto i romanzi che hanno per protagonisti personaggi di altri scrittori o addirittura altri scrittori, soprattutto se si tratta di miei autori favoriti: la sento un po’ come una violazione dell’autore originario. Certo ci sono delle eccezioni, al momento mi vengono in mente Saramago con L’anno della morte di Ricardo Reis e Larsson con La vera storia del pirata Long John Silver, entrambi, per me, molto belli per quanto molto diversi fra loro.