(Titolo originale “Spillover Animal Infections and the Next Human Pandemic”; traduzione di Luigi Civalleri; pubbl. 2012; edizione italiana del 2014)
Il secondo capitolo di “Spillover”si intitola Tredici gorilla e tratta del virus Ebola, anzi dei virus Ebola, al plurale. Infatti sono stati identificati cinque diversi virus Ebola, quattro di essi hanno causato epidemie fra gli esseri umani in varie zone dell’Africa centrale, uno nelle Filippine. Solitamente hanno preso il nome dal primo luogo in cui sono stati identificati: Zaire ebolavirus, Sudan ebolavirus, Reston ebolavirus, ebola Bundibugyo ed ebola Tai Forest. La prima emergenza ufficialmente riconosciuta come Ebola si è verificata nel 1976, in Sudan e poi in Zaire, dove il fiume Ebola ha dato il proprio nome al virus. Si tratta di un “filovirus” come un altro virus letale identificato nel 1967, il Marburg.
Il numero di vittime umane di Ebola al 2012 era di circa millecinquecento.
Gli esseri umani sono stati infettati da grandi scimmie, gorilla o scimpanzé soprattutto, ma gli scienziati, pur avendo trovato che i pipistrelli frugivori sono ospiti serbatoio del virus non sono (almeno non lo erano nel 2012) sicuri che non vi siano altri animali a svolgere questo ruolo.
Come agisce questo virus?
… neppure gli esperti sono del tutto sicuri di come il virus provochi in genere la morte. «Non conosciamo il meccanismo» ammette Pierre Rollin. Può essere insufficienza epatica, insufficienza renale, difficoltà respiratorie o disidratazione dovuta alla diarrea; alla fine sembra che spesso molteplici cause convergano a creare un’inarrestabile reazione a catena. Anche Karl Johnson esprime simili dubbi, ma si sofferma sul fatto che il virus «mira a distruggere il sistema immunitario», interrompendo la produzione degli interferoni, una famiglia di proteine essenziale nella risposta immunitaria, così che alla fine «nulla ferma più la sua replicazione».
Al momento della stesura del libro non si era scoperto ancora molto su Ebola, nemmeno sulle dinamiche del contagio. Questo perché è un virus che fa delle comparse piuttosto rare (per fortuna), si diffonde in fretta, non fa mai più di qualche centinaio di vittime per volta e quasi sempre le epidemie si sviluppano lontano da ospedali attrezzati e centri di ricerca.