(Titolo originale “A Single Thread”, trad. Massimo Ortelio; originale pubblicato nel 2019; edizione italiana da me letta Neri Pozza del 2020)
“La ricamatrice di Winchester” è un romanzo ambientato nel 1932 e 1933 in Inghilterra, prevalentemente a Winchester, appunto. La protagonista è Violet Speedwell, un donna nubile di trentotto anni, etichettata ormai dagli altri come zitella. Nella prima guerra mondiale ha perso il fratello maggiore e il fidanzato; il fratello minore, Tom, è sposato e ha due figli.
Violet ha abitato con la madre a Southampton fino a che non ha deciso di andare a vivere da sola, anche perché la madre la opprime con le sue lamentele e non ha per lei alcuna considerazione. Così ha preso in affitto una stanza a Wuinchester e ha ottenuto un trasferimento di ufficio dalla compagnia di assicurazioni per cui lavora come dattilografa. Il denaro che guadagna le basta appena per tirare avanti, ma la libertà che ha conquistato la ripaga da ogni sacrificio, anche se la gente spesso la guarda con sospetto, perché è una donna che vive da sola.
In realtà nella casa in cui abita ci sono, oltre alla padrona, altre due inquiline.
Andando a visitare la cattedrale (ho guardato le foto in rete, è un edificio davvero imponente e suggestivo) ammira alcuni cuscini ricamati. Sono opera di un gruppo di donne, dirette dalla signorina Louisa Pesel, che organizza il lavoro e disegna e prepara i modelli. Il gruppo deve preparare molti cuscini, di varie dimensioni, per vari usi, e anche dei sacchetti per la questua. Violet si unisce al gruppo e impara a ricamare. È un modo per sentirsi parte di qualcosa.
Fa amicizia soprattutto con una delle altre ricamatrici, Gilda.
Conosce anche un uomo, Arthur, più vecchio di lei, che viene a suonare le campane nella cattedrale; è attratta da lui e anche lui diventa suo amico, anche se non si vedono spesso, lui abita in un paese distante quattordici miglia ed è sposato.
La storia di Violet è una storia semplice, perché lei è una donna comune, ma nello stesso tempo è speciale: la scrittrice dipinge un personaggio molto umano, complesso e credibile e il racconto dei fatti della sua vita, sia quelli più banali che quelli più importanti, procede in modo da destare sempre curiosità, come se fosse un romanzo di suspense. Del resto Tracy Chevalier, a mio parere, è una grande narratrice e i suoi personaggi femminili sono sempre molto belli ed emergono dalle pagine, come se fossero veri.
Violet, nella sua vita di persona “normale”, compie delle scelte coraggiose, per l’epoca in cui vive, e rimane sempre fedele a stessa. Sullo sfondo l’ascesa al potere di Hitler, che genera inquietudine.
Il titolo della versione inglese, tradotto alla lettera, è “Un singolo filo” e secondo me è più legato alla storia (anche se è innegabile che Violet ricami dei cuscini per la cattedrale di Winchester). Alla fine del romanzo l’autrice spiega che Louisa Pesel è esistita davvero e che nella cattedrale ci sono i cuscini di cui parla il romanzo. In effetti in una delle foto della cattedrale che ho visto su Wikipedia, si notano sulla panche di legno dei cuscini colorati.
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