Raccoglie storie, Rha’el, dagli uomini che si fermano nella sua casa. E alcune le racconta, al lettore che desidera conoscerle. E lo fa con semplicità, sincerità e amore, perché lei è così: sincera, disposta a dare amore e comprensione – ma non a coloro che considera vermi (“quelli li riconosco dallo sguardo”). Nella sua casa si fermano persone di ogni estrazione sociale, perfino un re, e Jeshua il profeta, ma Rha’el non fa distinzioni.
Passano per il deserto e si dissetano della mia acqua, piccoli e grandi uomini: guerrieri, mercanti, fuggiaschi, ladri, sacerdoti. Vengono anche dal villaggio, di nascosto. Portano cibo, denaro, ma, soprattutto, storie da confessare, in silenzio, al buio. Storie che solo una puttana come me può comprendere.
Un susseguirsi di storie che sono anche la storia di Rha’el, avvincente e capace di suscitare emozioni nel lettore. Scritto con un linguaggio vivo, questo romanzo (perché tale è nonostante la parola “racconti” del titolo) è una sorta di metafora della vita, con la sua poesia e la sua crudezza.
Ed è impossibile non innamorarsi di Rha’el…
Sinossi
Ai margini del deserto, un donna, una casa, un pozzo d’acqua fresca, diventano un luogo di pellegrinaggio dove placare ogni sete, un viaggio nell’animo umano in una Palestina senza tempo. Rha’el è la protagonista, una prostituta dagli occhi verdi come il mare del libano, racconta la sua vita, i suoi incontri, i suoi sentimenti, i suoi amori, la sua innocenza primordiale; è come la nostra amata terra: vergine violata, madre, amante; accoglie tutti: buoni e cattivi.