(Titolo originale “Spillover Animal Infections and the Next Human Pandemic”; traduzione di Luigi Civalleri; pubbl. 2012; edizione italiana del 2014)
Il sottotitolo in italiano di questo libro è “L’evoluzione delle pandemie”, che non rende, come invece fa quello originale, l’idea del collegamento fra le infezioni che colpiscono gli animali e le pandemie che contagiano gli uomini. Il termine spillover viene definito da David Quammen così:
Nell’uso corrente in ecologia ed epidemiologia, lo spillover (che potremmo tradurre con tracimazione) indica il momento in cui un patogeno passa da una specie ospite a un’altra.
Il libro è suddiviso in nove capitoli; cercherò di riportare per ciascuno quelli che mi sembrano i punti principali, perché ritengo che sia interessante e importante. Ho letto per ora le prime cento pagine: il testo è molto chiaro, ben scritto; eventi e informazioni si intersecano e integrano rendendo la lettura molto avvincente, quasi fosse un romanzo (purtroppo non lo è).
In questo articolo parlerò solo del primo capitolo, che si intitola Il cavallo verde e tratta per lo più del virus Hendra, che prende il nome da una località australiana vicino a Brisbane e che ha contagiato, a partire dal 1994, dapprima cavalli e poi esseri umani.
Gli scienziati hanno scoperto, dopo alcuni anni e con non poca fatica, che il virus proveniva dai pipistrelli chiamati volpi volanti, ma che per passare da questi all’uomo aveva avuto bisogno di transitare da un altro ospite: il cavallo. Il cavallo ha avuto quindi la funzione (involontaria) di amplificatore.
Un ospite di amplificazione è un organismo in cui un virus o un altro patogeno si moltiplica – e dal quale si diffonde – in misura straordinaria.
Pare che questo ruolo sia stato svolto dal cavallo perché il virus Hendra è antico, come lo sono i canguri e altri marsupiali, mentre il cavallo è stato importato in Australia nel 1788.
Il caso di Hendra è solo uno fra i tanti; probabilmente uno dei primi eventi analoghi di malattia di origine zoonotica è quello della comparsa del virus Machupo tra le popolazioni boliviane tra il 1959 e il 1963. Fra gli altri vi sono Ebola (1976), HIV-1 (1981-1983), HIV-2 (1986), SARS (2003).
Non si tratta, afferma l’autore (e mi sembra che non si possa dargli torto), di calamità o coincidenze:
Che sia chiaro da subito: c’è una correlazione tra queste malattie che saltano fuori una dopo l’altra, e non si tratta di meri accidenti ma di conseguenze non volute di nostre azioni. Sono lo specchio di due crisi planetarie convergenti: una ecologica e una sanitaria. Sommandosi, le loro conseguenze si mostrano sotto forma di una sequenza di malattie nuove, strane e terribili, che emergono da ospiti inaspettati e che creano serissime preoccupazioni e timori per il futuro negli scienziati che le studiano.
Fra i motivi per cui i patogeni compiono il salto dagli animali all’uomo con maggior frequenza negli ultimi anni vi sono la devastazione ambientale, che crea nuove occasioni di contatto con i patogeni, e la tecnologia e i modelli sociali, che contribuiscono a diffonderli rapidamente e ovunque. Le attività umane distruggono gli ecosistemi a una velocità enorme (inquinamento, deforestazione, cementificazione…); in questi ecosistemi vivono milioni di specie, la maggior parte delle quali sconosciute alla scienza e fra queste vi sono virus, batteri e altri organismi molti dei quali sono parassiti. Disturbando questi parassiti e uccidendo i loro ospiti abituali li induciamo a cercare altri ospiti e siccome noi esseri umani siamo molto numerosi sul pianeta possiamo rappresentare una buona opportunità.
In altre parole, e questo non credo ci possa stupire, in buona misura lo svilupparsi e l’espandersi di queste malattie virali di origine animale avviene a causa delle nostre azioni.
Quammen riporta il timore degli scienziati con parole che adesso, nel 2020 colpito dalla pandemia di covid, hanno un suono profetico ma che in realtà sono una constatazione e un avvertimento, fondati su quanto avvenuto e studiato fino al 2012 (anno di pubblicazione del libro).
Le malattie del futuro, ovviamente, sono motivo di grande preoccupazione per scienziati ed esperti di sanità pubblica…
Qualche Cassandra bene informata parla addirittura di Next Big One, il prossimo grande evento, come di un fatto inevitabile (per i sismologi californiani il Big One è il terremoto che farà sprofondare in mare San Francisco, ma in questo contesto è un’epidemia letale di dimensioni catastrofiche). Sarà causato da un virus? Si manifesterà nella foresta pluviale o in un mercato della Cina meridionale? Farà trenta, quaranta milioni di vittime?
(Nel momento in cui scrivo questo articolo l’OMS fornisce i seguenti numeri: 42.745.212 casi confermati nel mondo dall’inizio della pandemia e 1.150.961 morti.)