“The dome” è un romanzo corale, narra infatti quello che avviene in un’intera cittadina, Chester’s Mill, che, all’improvviso, si trova circondata da una cupola trasparente, un campo di forza che la isola dal resto dello stato e del mondo, un evento inspiegabile sia per gli abitanti che per gli scienziati e i militari che intervengono subito per cercare di risolvere il problema.
Chester’s Mill e i suoi dintorni si trovano dunque dentro una sorta di grande serra, con le conseguenze che questo comporta in termini di clima e possibile inquinamento dell’aria, nonché di approvvigionamento di prodotti qualunque tipo: niente e nessuno può oltrepassare la barriera. La situazione che si è creata fa emergere gli aspetti migliori e peggiori di ciascuno; al prepotente secondo consigliere della cittadina, Jim Rennie detto Big Jim, che vuole cogliere l’occasione per aumentare il suo potere e intende farlo a qualunque costo, si contrappongono altre persone, fra cui la giornalista Julia Shumway e il cuoco del ristorante ed ex capitano dell’esercito Dale Barbara, che tentano di tenere informata e unita la popolazione della cittadina e di affrontare in modo razionale il problema cupola nella speranza di poterlo risolvere.
Gli abitanti, a seconda dei propri interessi o delle proprie convinzioni, appoggiano l’una o l’altra delle fazioni che inevitabilmente si vengono a creare: per oltre 1000 pagine Stephen King tesse la sua rete di storie in modo magistrale, non gli sfugge né un filo, né un nodo di troppo.
La conclusione del romanzo, che in un primo momento mi è parsa quasi “semplicistica” (uso le virgolette di proposito), è in effetti l’unica possibile, la logica conseguenza derivante della psicologia dei personaggi, in particolare di quelli “buoni”. Mi rendo conto che questa affermazione non è molto chiara, ma non aggiungo altro perché qualcuno che non ha letto il romanzo e volesse farlo potrebbe imbattersi in questo mio breve articolo e non sarebbe giusto svelargli troppo.
La capacità di Stephen King di disegnare trame e personaggi è davvero invidiabile e credo che nessuno, meglio di una che scrive e sa per esperienza quanto sia difficile, sia in grado di apprezzarla. Non è certo da tutti rendere credibili le situazioni più incredibili e tenere alta l’attenzione e la curiosità del lettore dalla prima pagina alla millesima…
Se a qualcuno sembra che stia dicendo delle ovvietà, parlando di uno scrittore famoso e acclamato come Stephen King, è perché, con esclusione di “It”, ho letto solo negli ultimi mesi alcuni dei suoi libri. Non mi sono piaciuti tutti, ma “The dome” suscita la mia un po’ stupefatta ammirazione per questo grande costruttore di storie.