In questa storia, come in “Odore di chiuso”, troviamo fra i protagonisti (forse stavolta lui e il suo libro di ricette sono proprio i protagonisti) Pellegrino Artusi, nato a Forlimpopoli nel 1820 e vissuto a Firenze dal 1851, buongustaio e autore di un famoso libro di ricette, “La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene”.
Di cibo si parla parecchio, nel romanzo, anche perché la maggior parte dello stesso si svolge nel castello di Secondo Gazzolo, che ha una fiorente industria di carne in scatola e più di una volta vediamo lui e i suoi ospiti a tavola.
Siamo nel 1900 e un gruppetto di uomini si ritrova a Campoventoso, il castello del citato commendator Gazzolo, per perfezionare accordi commerciali con il governo turco; vi sono solo due donne, Delia, la figlia del ragionier Bonci, e la moglie del padrone di casa. Ci sono anche una cameriera, che preferisce essere chiamata Crocetta, invece che con il proprio vero nome, e un maggiordomo, Bartolomeo.
Il morto ci scappa dopo circa un terzo del romanzo ma l’autore rassicura noi lettori, con il consueto tono ironico, fino dalle prime pagine sul fatto che un cadavere ci sarà:
Sappiamo che la vita di ognuno di noi giunge al termine, ma non c è dato di sapere né come né quando.
E infine ci sei tu, amico lettore o più probabilmente amica lettrice, che rispetto al dottor professor Paolo Mantegazza e a tutti gli altri uditori della conferenza hai un vantaggio sleale. Cioè, siccome quello che stai leggendo è un giallo, sei perfettamente consapevole che nel volgere di qualche pagina qualcuna delle persone che stai per conoscere tirerà il calzino. E, seppure ignorando i termini precisi dell’evento, sai benissimo che verrà assassinata. Solo, ignori chi sta per lasciarci, e chi ne sia il responsabile.
Se hai un po’ di pazienza, ci arriveremo.
Divertenti anche i titoli dei capitoli: si comincia con “Inizio” e si prosegue con “Meno cinque” e via così fino a “Meno uno”, con un intermezzo dal diario di Pellegrino Artusi (più avanti ce ne sono altri tre), poi da “Uno” a “Cinque”, seguito da “Radice di trentadue”, “Sei”, “Due pi greco”, “Sette, credo”, “Sette per davvero”, “Da duecentosettanta a centosettantasei”, “Otto”, “Nove”, “Epilogo”.
Oltre all’originale vicenda gialla, abilmente costruita e intrigante, è come sempre il modo di narrare di Malvaldi a rendere piacevole la lettura nonché il parco dei personaggi, tutti molto vivi e realistici, con i loro difetti e le loro qualità.
Insomma, a me questo scrittore piace e a chi non lo conosce consiglio di assaggiare i suoi romanzi.
Nel blog potete leggere altri articoli sui suoi libri: “Vento in scatola”, “Negli occhi di chi guarda (citazione)”.