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Victorian age London – Regency & Victorian * Impressioni di lettura

Una raccolta di nove racconti scritti da nove autrici diverse, ambientati nella Londra del periodo vittoriano. Fantasmi e delitti, mistero e ricerca della verità: nove modi di interpretare questi temi e una varietà di personaggi che danno vita a storie avvincenti e molto diverse fra loro.

I racconti

Mabel – M. P. Black

Il giardino di Rose – Nicoletta Canazza

La dama in nero – Teresa Di Gaetano

Custode – Scarlett Douglas Scott

Candore e porpora – Patrizia Ferrando

Catena di morte – Cassandra Lloyd

Il vento del diavolo – Fabiana Redivo

Un uomo senza cuore – Antonia Romagnoli

Sheridan’s Toys – Federica Soprani

Sinossi

Il Gruppo Regency & Victorian presenta: Victorian Age – London

“Tra le nebbie avvolgenti della Londra vittoriana, nove autrici intrecciano le trame oscure di mistero e delitto. In questo antologico connubio letterario, ogni scrittrice dona vita a un racconto avvincente, immergendo il lettore nei vicoli bui e nei saloni eleganti di un’epoca intrisa di segreti. Dallo scintillante mondo dell’alta società alle anguste strade frequentate dai più oscuri personaggi, il lettore sarà trasportato in un vortice di suspense.

Attraverso la penna di queste nove autrici talentuose, emergono protagonisti indimenticabili: detective astuti, donne intraprendenti e personaggi al limite della società. Le storie si snodano fra tradimenti amorosi e oscuri rituali, ognuna ricca di dettagli accurati che catturano l’essenza dell’epoca.

In questa straordinaria raccolta, le nove autrici dimostrano il loro talento nel dipingere una Londra avvolta nell’ombra, dove ogni vicolo, ogni ballata, cela un segreto mortale. Un viaggio avvincente attraverso il passato, dove il mistero si intreccia con l’intrigo e la suspense, le apparenze ingannano, e tutto ciò che sembra folle diventa improvvisamente reale. Benvenuti a Londra, dove anche gli spiriti trovano un posto dove banchettare.”

I proventi di questa antologia sono interamente devoluti alla ricerca sul cancro al seno, nella migliore tradizione della mission del gruppo Regency & Victorian.

la raccolta è disponibile sia in formato ebook che cartaceo sui vari store online.

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Natale punto e a capo – Concetta D’Orazio – Impressioni di lettura

Tre racconti, tre storie ciascuna delle quali ha per protagonista una donna. Storie di persone comuni che vivono, come tutti, le difficoltà di un momento tanto complicato e in cui è davvero immediato identificarsi e provare empatia. Storie delicate e forti nello stesso tempo, che lasciano al lettore un gusto dolce di speranza.

Una bella scrittura le rende ancora più godibili e non è certo questa una novità, anche le altre opere dell’autrice sono caratterizzate da proprietà e ricchezza di linguaggio, nonché da uno stile raffinato.

Sinossi

Natale punto e a capo. Storie ai tempi della pandemia.
Una raccolta ambientata sul finire dell’anno 2020. Ogni racconto porta il nome di una donna.
Il destino, incomprensibile e meraviglioso allo stesso tempo, imprime il segno, in diverso modo, sulle vicende di Tina, Regina e Margherita.

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Luoghi popolati di figure – José Saramago – Impressioni di lettura

(Ho letto questo testo in formato ebook; non è citato il nome del traduttore.)

Una raccolta di 13 racconti narrati in prima persona che sono quasi più riflessioni: sui ricordi, sulla vita, su attimi. Testi molto brevi e molto poetici. Quasi diversi dai romanzi di Saramago, mi sono sembrati più lievi e, stranamente, li ho trovati privi della consueta amara ironia/critica, a parte pochissime frasi.

Qui sotto i titoli dei racconti e. per alcuni, una citazione o un commento.

Nessuno si bagna due volte nello stesso fiume

Le bondosas

È così che muoiono le infanzie, quando i ritorni non sono più possibili perché i ponti tagliati inclinano verso l’instancabile acqua le travi sconnesse nello spazio estraneo. Non c’è allora altro rimedio che quello del serpente: abbandonare la pelle nella quale non entriamo più, lasciarla a terra, tra i cespugli, e passare all’età successiva. La vita è breve, ma in essa entra più di quel che siamo in grado di vivere.

Giardino d’inverno

L’isola deserta

Un azzurro per Marte

La luna che ho conosciuto

Le terre

Nel cortile, un giardino di rose

La piazza

L’officina dello scultore

Il giardino di Boboli

Il narratore ricorda una visita al Giardino di Boboli e descrive un gruppo di italiani che sciamano intorno alla statua di Pietro Barbino che lui (o comunque il narratore) stava osservando: sono colorati, chiassosi, invadenti. Dopo di loro dei giapponesi, silenziosi, ordinati e freddi.

Parlo del giardino di Boboli, su cui dà il favoloso e anarchico museo di Palazzo Pitti, assurdo museologico da dove il visitatore esce saturo e perduto. Per recuperare l’equilibrio, presi a camminare nei viali, ascoltando il mormorio delle acque, scoprendo il nitore delle statue tra la mitezza di quei verdi toscani, per apprendere, insomma, a poco a poco, già lontano dai quadri, quel che gli stessi quadri dovevano ancora darmi. E alla curva di una strada alberata mi appare la statua di Pietro Barbino, nuda e obesa, mano alla Vita e gesto da oratore. È enigmatica questa figura. E anche un po’ ripugnante. V’è in essa una specie di insolenza, come se Pietro Barbino fosse il riflesso animale di ciascuno dei visitatori che gli si fermano davanti: “Non illuderti, sei esattamente come me – nano e deforme, oggetto di divertimento per un altro più potente di te”.

Il fiume più grande del mondo

…il silenzio si compone di innumerevoli rumori…

Una notte in Plaza Major

Purtroppo, non tutto può essere recuperato. Anche se tornassi cento volte a Firenze, anche se scegliessi il giorno e la luce, non sentirei come allora il brivido fisico (sì, il brivido fisico, nel senso letterale, fisiologico, dell’espressione) che mi percorse dalla testa ai piedi davanti all’entrata della Biblioteca Laurenziana progettata e costruita da Michelangelo. Sarebbe un miracolo, e i miracoli, se accadono, sono troppo preziosi per ripetersi. E non rivedrei sulla strada per Venezia quel sole sospeso tra una nebbia oleosa, da cui si irradiavano i colori dell’arcobaleno, ma blandi, smorti, come la città che sembrava fluttuare su zattere e andare alla deriva nella corrente.

Funzione della memoria è conservare queste cose prodigiose, difenderle dall’usura banalissima della quotidianità, gelosamente, perché forse sono la miglior ricchezza che abbiamo.

José Saramago (Azinhaga, Portogallo, 1922 – Tías, Isole Canarie, 2010) ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1998.

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5 racconti (gratuiti) * impressioni di lettura

Negli ultimi giorni ho scaricato gratuitamente dal sito di amazon 5 ebook, contenenti ciascuno un racconto pubblicati da Caravaggio editore. Si tratta in tutti e quattro i casi di racconti che vale la pena di leggere, a mio parere, anche se nella maggior pare dei casi si può indovinare quale sia il finale. Tra l’altro sono piuttosto brevi e quindi si leggono in poco tempo.

Forse quello che ho trovato più graffiante è “La finestra aperta”.

Un sacrificio redentore” è un racconto d’amore; “Il sogno di un’ora” e “La rosa di una donna” li definirei psicologici-femminile; “Come avvenne” è sul paranormale.

Se vi ho incuriositi almeno un poco mi fa piacere.

 

cover finestra aperta                       cover sogno un ora

cover rosa di donna

cover Sacrificio redentore                       cover come avvenne

 

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Il settimo regalo – Dominique Valton * Impressioni di lettura

Un piccolo libro, questo di Dominique Valton, ma piccolo solo nelle dimensioni fisiche, perché dentro vi troviamo raccontato o meglio celebrato o meglio condiviso ciò che conta davvero: la vita e la morte, l’amore, la maternità e la paternità (che altro non sono se non una forma di amore). E anche l’amore per la scrittura, perché no, perché chi scrive ama farlo, ne prova il desiderio e la necessità.

Sette racconti, dunque, sette modi di fare un regalo alla persona (o alle persone) amata (amate). Racconti che colpiscono dentro perché parlano di sentimenti che tutti, in un modo o nell’altro, per un lungo tempo o per brevi istanti abbiamo provato. I protagonisti potremmo essere noi o persone che conosciamo, che ci sono vicine: nelle loro vicende c’è qualcosa che abbiamo vissuto anche noi. Sette regali per il lettore.

Un piccolo grande libro, insomma, che parla al cuore in modo diretto, senza retorica.

I titoli dei racconti

Il regalo
Arthur
La Crociera
Il Compleanno
Lettera a mio figlio
È un regalo per te
Il Settimo Regalo

cover settimo regalo

Sinossi

Cos’è un regalo?
Il riciclo di un oggetto inutile?
Un investimento per il futuro?
Il ricordo di un istante particolare?
Una richiesta di attenzione?
Oppure è un dono prezioso che nasce dal cuore?

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Il castello dell’arsenico – Georges Simenon * impressioni di lettura

(Traduzione di Marina Di Leo; originali pubblicati nel 1940 e 1941; edizione italiana del 2019)

Questo libro raccoglie cinque racconti, più precisamente:
La pista dell’uomo con i capelli rossi” (“La piste de l’homme roux”, 1940)
L’Ammiraglio è scomparso” (“L’Amiral a disparu”, 1940)
Il campanello d’allarme” (“Le sonnette d’alarme”, 1940)
Il castello dell’arsenico” (“Le Chateau de l’arsenic”, 1940)
L’uomo delle pantofole” (“L’amoreux aux pantoufles”, 1941).

cover il castello aersenico SIMENON

Il protagonista di tutti i racconti è il dottor Jean Dollent, un medico curioso con talento per l’investigazione, tanto che a lui si rivolge talvolta anche la polizia per risolvere i casi più assurdi.

Si tratta infatti di cinque racconti gialli, in cui vicende insolite nascondono o “spiegano” dei crimini, che il brillante dottore riesce a portare alla luce. Ciascun racconto è composto da più capitoli, ognuno dei quali ha un titolo “come si usava una volta”, per quella che è la mia esperienza almeno. Ad esempio, questo è il titolo del primo capitolo del primo racconto (“La pista dell’uomo con i capelli rossi”):

Dove il ragionier Georges Motte ha buone ragioni per credersi irresistibile e va a un appuntamento molto particolare

I racconti si leggono bene e sono abbastanza intriganti. Ci sono molti dialoghi e diverse esclamazioni, nel senso di frasi con il punto interrogativo, e anche parecchi puntini di sospensione, di solito quando qualcuno riferisce un fatto oppure i propri movimenti. Un tipo di scrittura, sotto questo aspetto, piuttosto diversa dalla maggior parte degli altri libri che leggo.

(Tra l’altro, uno dei consigli-ordini che viene dato a un aspirante scrittore è quello di non usare punti esclamativi e puntini di sospensione, o, per lo meno, di usarne pochissimi)

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Libri sotto l’albero, Colloqui con l’autore * Roberto Bonfanti

Nell’ambito dell’iniziativa “Libri sotto l’albero” abbiamo incontrato alcuni autori indipendenti e posto loro alcune domande.

L’intervista che segue è a Roberto Bonfanti, autore fra l’altro di “Il primo a tornare fu il cane”, di cui potete leggere per prima cosa la

sinossi

“Roberto Bonfanti sa scrivere in modo da tenere desta l’attenzione pagina dopo pagina. In questi racconti trasporta il lettore su una linea di confine incerta: tra vita e morte nella storia intitolata come la raccolta, tra antiche superstizioni e moderni populismi in “La strega”, tra sobrietà e cupidigia ne “L’uomo del banco dei pegni”. I brevissimi “2037” e “Le nostre passeggiate notturne” sono più dei divertissment che però hanno ugualmente lo scopo di spiazzare il lettore.
Una narrativa di intrattenimento che non intende proporre dialoghi sui massimi sistemi, ma solo farsi onestamente leggere e, tra le righe, fornire anche qualche spunto di riflessione sulla vita quotidiana e sulla società contemporanea.”
(sdvp – Acquisto certificato)

Racconti ben scritti, assolutamente intriganti e avvincenti; con un mix di ironia, occhio critico sul mondo che ci circonda, e, alcuni, una deriva surreale.
Hanno un finale “che spiazza” in più di un caso, come è nei migliori racconti. Quindi che altro dire? È una lettura che consiglio.
(Ant – ebook letto con abbonamento kindle unlimited)

Era in quei momenti solitari, nei quali tentavo disperatamente di aggrapparmi alle certezze, ai dati di fatto, che la mia razionalità era messa a dura prova.”
Cinque racconti, non sto neanche a dire di cosa parlano, si fa prima a leggerli.

cover primo a tornare il cane

Intervista

Concetta D’Orazio: Roberto, ho letto e recensito la tua raccolta che, come sai, mi intrigò molto. Non riuscii a staccarmi dal libro prima di aver terminato. Ti rinnovo i complimenti. Voglio iniziare l’intervista con il chiederti: quando scrivi, hai già l’abbozzo della storia pressoché completo nella testa? Oppure il racconto ti si delinea davanti agli occhi a poco a poco, sotto la spinta della penna?

Roberto Bonfanti: Ciao Concetta, di solito parto da un’idea, un abbozzo, una semplice immagine, poi la storia si delinea e si integra a mano a mano che scrivo, spesso portandomi da un’altra parte rispetto all’intenzione iniziale. Altre volte cerco di seguire uno schema più rigido, cercando di rimanere fedele a uno schema predefinito, ma è molto più raro.

Concetta D’Orazio: Dunque non hai un metodo preciso: è la storia stessa che ti dice se devi “seguirla” oppure se devi “programmarla a priori”. 😉

Roberto Bonfanti: Esatto, non so se è un metodo ortodosso, ma non saprei fare altrimenti.

Antonella Sacco: Ciao, Roberto. Anch’io ho letto e apprezzato i tuoi racconti quando è uscito l’ebook. La mia prima domanda, anche se banale: preferisci scrivere racconti o romanzi? Oppure ti trovi bene in entrambi i casi? E perché?

Roberto Bonfanti: Sono uno scribacchino “pigro”, quindi mi trovo meglio con i racconti che con i romanzi, e questione di lunghezza del testo ��. In realtà penso che il racconto sia quasi più difficile di una narrazione lunga, bisogna avere il dono della sintesi, rimanere concentrati su un particolare, una scheggia narrativa, senza divagare troppo dal cuore del racconto, cosa che, invece, è quasi fisiologica in un romanzo.

Antonella Sacco: Vero, dicono tutti che il racconto sia più difficile. Io però penso che la scelta dipenda soprattutto da cosa si vuole comunicare. Tu sei d’accordo?

Roberto Bonfanti: Sì, certo. Come dicevo, il racconto isola un frammento, quindi è adatto per una storia ben delimitata come tempi e spazi, o comunque che appartiene a un’unità narrativa circoscritta. Il respiro ampio del romanzo si presta a una narrazione ben più articolata. A questo proposito, in Italia adesso il racconto è un po’ snobbato, o perlomeno sottovalutato rispetto al romanzo, eppure abbiamo una lunga tradizione di autori che ne hanno scritti di altissimo livello, pensiamo a Buzzati, Calvino, Pirandello, Gadda ecc. Io personalmente amo molto le antologie, sono una parte rilevante delle mie letture.

Antonella Sacco: Sì, abbiamo dei narratori di racconti fantastici. A parte Gadda gli altri tre che hai nominato sono anche nel mio Pantheon…

Antonella Sacco: Quanto “conta” l’ironia nelle tue storie? In diversi racconti di questa raccolta e in quelli di altre è presente una vena ironica (cosa che peraltro apprezzo molto).

Concetta D’Orazio: Anch’io apprezzo molto questa caratteristica propria della scrittura di Roberto.

Roberto Bonfanti: Molto, mi piace l’ironia, il sarcasmo, il surreale, tutto ciò che scardina la “seriosità” (non la serietà), delle vicende umane e del loro racconto.

Concetta D’Orazio: Roberto, quanto tempo dedichi alla revisione dei testi e come la organizzi?

Roberto Bonfanti: Ecco, anche qui sono poco organizzato. Quel che è certo che ho imparato a mie spese quanto conti una rigorosa revisione, oggi potrei non smettere mai, a ogni rilettura vorrei cambiare qualcosa. Di solito faccio passare un po’ di tempo dalla prima stesura e poi procedo a rivederla, rivederla, rivederla… A un certo punto mi impongo uno stop e considero definitivo il testo. E qualche refuso e imprecisione rimane comunque, cose che modifico in un’ulteriore revisione e così via.

Concetta D’Orazio: In questo momento in cosa sei impegnato? Scrivi?

Roberto Bonfanti: Qualche racconto, ma vado a rilento. Come dicevo, sono uno scribacchino pigro. Ho un romanzo in stand-by da non so più quanto tempo.

Antonella Sacco: Un romanzo che sto aspettando da un SACCO di tempo…

Concetta D’Orazio: Come ti capisco.

Antonella Sacco: Parlando di cover: quella di questa raccolta è molto intrigante a parer mio. Di solito come ti regoli, hai un’idea in mente e cerchi un’immagine adatta a realizzarla o viceversa cerchi delle immagini e poi le “intoni” al libro?

Roberto Bonfanti: Sì, di solito cerco un’immagine ad hoc, poi la modifico sempre con un programma di grafica. Sono un autodidatta e ho trovato interessanti alcuni articoli sulla composizione delle cover, sui font da utilizzare, le proporzioni fra titolo e nome autore ecc. Naturalmente scelgo un’immagine right free, ci sono molti siti che ne forniscono.

Antonella Sacco: Roberto, altra domanda. Fra i tuoi racconti ve ne sono anche di surreali, genere che trovo intrigante. Tu preferisci scriverne di realistici o di surreali/fantastici? E riguardo alle tue letture in proposito?

Roberto Bonfanti: Dipende, a seconda dell’ispirazione. Come dicevo in una risposta precedente mi succede che mentre vado avanti nello scrivere la storia viri in quella direzione. Di sicuro è un’influenza delle mie letture, uno degli autori che mi piacciono molto è Bulgakov, vero maestro della letteratura surreale, come pure molti scrittori sudamericani, che spesso inseriscono elementi di realismo magico nella loro scrittura. Senza dimenticare Kafka, la Kristóf e i già citati Calvino e Buzzati. E tanti altri, naturalmente.

Concetta D’Orazio: Roberto, c’è un personaggio dei tuoi racconti a cui ti senti più legato?

Roberto Bonfanti: In questa raccolta forse al personaggio del racconto “La strega”, di recente ho scritto una storia che è una specie di prequel, dove immagino un po’ la sua vita precedente, di quando era giovane. In generale, nella mia produzione, a Claudio, il protagonista dei miei due romanzi “La vita è dura nei dettagli” e “Cose che si rompono”.

Concetta D’Orazio: E, al contrario, esiste un tuo personaggio che non sopporti?

Roberto Bonfanti: Bella domanda, Concetta. No, devo dire che anche per i personaggi per i quali ho disegnato un ruolo negativo provo una certa comprensione e, in qualche modo, affetto. Di solito, anche nelle mie letture, apprezzo le caratterizzazioni di figure che non siano solo bianche o nere, positive o negative, ma che presentino molte sfaccettature.

Concetta D’Orazio: Bella risposta.

Antonella Sacco: In questa raccolta di racconti c’è anche qualcosa di autobiografico, anche se “mascherato”?

Roberto Bonfanti: In questi racconti non molto, ho cercato di sfruttare la possibilità che dà la scrittura, quello di immaginare situazioni ed esistenze anche lontane dalla mia esperienza di vita.

Antonella Sacco: Mi sembra giusto 🙂 Immaginare è un modo “diverso” per fare esperienze.

Concetta D’Orazio: Roberto, quanto ritieni che sia utile, ai fini della promozione di un autore, partecipare attivamente alle varie attività o alle diverse discussioni all’interno dei gruppi dedicati alla lettura e alla scrittura?

Roberto Bonfanti: Secondo me è utile, almeno come scambio d’idee, opinioni sui meccanismi della scrittura, consigli sui metodi di promozione ecc. Una specie di “corso d’aggiornamento” per scrittori indipendenti. Ai fini della promozione vera e propria non molto, penso. I gruppi di facebook che si occupano di letteratura sono fondamentalmente di due tipi: quelli composti prevalentemente da scrittori e quelli formati da lettori. Nei primi ci rivolgiamo a “colleghi”, alcuni collaborativi, altri meno, ma tutti interessati più a fare promozione che a subirla. Nei secondi proporre, o anche solo parlare del proprio libro è considerato alla stregua di un sacrilegio.

Recensioni

Nel seguito potete leggere le recensioni dagli aderenti all’iniziativa Libri sotto l’albero fatte alla raccoltaIl primo a tornare fu il cane

Sergio Bertoni: Quando, il 4 ottobre 2017, ho acquistato questa pregevole raccolta di racconti di Roberto Bonfanti sapevo già che non sarei rimasto deluso: è un autore del quale credo di aver letto ogni libro e che mi è sempre piaciuto. Una scrittura nitida e scorrevole che coinvolge e, quasi senza rendersene conto, si è portati a continuare a leggere, con l’ansia di scoprire il finale che, quasi sempre, conserva una inattesa sorpresa. Spesso ho avuto modo di recensire con piacere diversi autori indipendenti le cui opere non hanno nulla da invidiare a quelle dei ben più noti e pubblicizzati scrittori pubblicati dalle blasonate case editrici, lo avrei fatto anche con questa deliziosa raccolta se non ne fossi stato impedito dagli stupidi e spesso incomprensibili algoritmi di Amazon, che mi segnalano: “Siamo spiacenti, non sei idoneo a recensire questo prodotto. Per ulteriori informazioni, si prega di fare riferimento al nostro Guida comunitaria.”

Concetta D’Orazio: “Il primo a tornare fu il cane” è una raccolta di racconti che conferma l’abilità dell’autore a mantenere costante l’attenzione del lettore e ad alimentare la sua curiosità. Il finale è sempre una gran sorpresa, utilizzato anche per stimolare la riflessione su particolari credenze o convinzioni popolari, già anticipate nel corso della narrazione.
Ho letto senza interruzione le storie contenute in questo e-Book, non sapendomene distaccare prima di aver finito.
Roberto Bonfanti sa bene come utilizzare un linguaggio piano e lineare ma che sappia ben comunicare l’intensità delle vicende vissute dai vari personaggi.
Lettura consigliata.

Antonella Sacco: Si tratta di una raccolta di cinque racconti, tutti ben scritti, assolutamente intriganti e avvincenti; con un mix di ironia e di occhio critico sul mondo che ci circonda.
Il primo, che dà il titolo alla raccolta ed è il più lungo ha una deriva surreale, come, in parte, anche il secondo; “La strega” e “2037” ironizzano, con più amarezza il primo, con un certo divertimento il secondo, sulla società odierna. Infine, l’ultimo racconto è un po’ come un dessert alla fine del pasto, perché lascia il lettore con un’immagine di tenerezza negli occhi.
Tutte le storie, comunque, hanno un finale “che spiazza”, come è nei migliori racconti.

Consideriamo queste chiacchierate non concluse, chiunque voglia commentare, fare una domanda, intervenire in qualche modo, è benvenuto.

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Il settimo regalo – Dominique Valton * segnalazione

Segnalo l’uscita di questa raccolta di racconti di Dominique Valton. Il libro si può trovare sia in formato ebook che cartaceo. L’autrice ha pubblicato anche due romanzi di genere thriller: “Le apparenze manipolate” e “Venerdì 17”.

Sinossi

Cos’è un regalo?
Il riciclo di un oggetto inutile?
Un investimento per il futuro?
Il ricordo di un istante particolare?
Una richiesta di attenzione?
Oppure è un dono prezioso che nasce dal cuore?

cover settimo regalo

 

 

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Alta è la notte – Claudia Calisti * impressioni di lettura

Nove racconti o, per meglio dire storie, che si intrecciano e incastrano fra loro come in fondo avviene nella vita. La definizione di scatole cinesi cui ci si riferisce nella sinossi è decisamente appropriata.

Storie di sentimenti e storie dalle tinte gialle, dal ritmo incalzante, narrate con un linguaggio incisivo e veloce. Personaggi che potremmo incontrare per strada o avere come vicini di casa.

Una lettura piacevole e intrigante.

cover Calisti alta la notte

 

Sinossi

L’autore crea una storia in modalità scatole cinesi dove ogni episodio può essere letto come indipendente dagli altri ma al tempo stesso vi è legato con un fil rouge sottile che crea tensione e intrecci imprevisti.


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C’è molta gente in giro – Camillo Carrea * Impressioni di lettura

Questo ebook è un insieme di undici storie, che hanno come titolo solo un numero romano, quello che corrisponde alla loro posizione nella raccolta. Questo, sulle prime, mi ha tratta in inganno, facendomi credere che quello che stavo leggendo era un romanzo, anche perché l’autore non svela che si tratta di racconti (il fatto che la categoria in cui è inserito l’ebook sia correttamente “Racconti” non è di per sé rivelatrice, perché molti romanzi brevi sono inseriti in questa categoria).

Sia chiaro però, i racconti sono tutti compiuti, assolutamente. È stato solo quel non titolo a confondermi le idee, ma solo per pochi istanti.

cover molta gente Carrea

La gente che popola i racconti di Camillo Carrea è gente comune, con vicende quasi sempre comuni; i personaggi sono molto umani e ben dipinti, anche sotto l’aspetto psicologico. Alcuni sono dei perdenti, altri riescono a vincere contro il destino e trovano la propria via. Tutte le storie sono avvincenti, benché, come dicevo, ci parlino di persone qualsiasi, quelle che si possono incontrare per la strada e magari conoscere.

E, una volta finito di leggere l’ultima pagina, viene da chiedersi se, in fondo, non siano davvero capitoli di un unico romanzo…

Una bella scrittura, essenziale ma capace di suscitare emozioni ed empatia nei confronti dei vari personaggi.

Sinossi

Una famiglia devastata dall’odio per questioni di eredità, un padre violento e degenere, due bambini che vivono in un incubo la loro fanciullezza.
Un uomo torna dopo molto tempo al suo paese, quello in cui è nato e ha trascorso la gioventù, ma tutti lo evitano, persino i suoi amici più cari. Perché? Cosa è accaduto in frattempo?
La partita di calcio viene interrotta improvvisamente. L’arbitro dice che si sente male. In realtà egli ha appena deciso di porre fine alla propria esistenza.
La scuola ha pochi alunni. Il sindaco deve chiuderla. Ha preso la decisione, suo malgrado, ma deve fare i conti nientemeno che con sua figlia.
Un fantasma torna dal passato e fissa con occhi malinconici l’uomo appena entrato al bar, che viene di colpo riportato al passato. In un attimo tutte le sue certezze sono crollate.
‘C’è molta gente in giro’ è su Amazon