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Il professore – Marialuisa Moro – Segnalazione

Segnalo l’uscita, avvenuta in questi giorni, di un nuovo thriller di Marialuisa Moro, che potete trovare in formato ebook su amazon, disponibile anche con l’abbonamento kindle unlimited.

A questo link potete leggere anche l’intervista che le ho fatto. E, se cercate nel blog il suo nome, potrete leggere le mie impressioni di lettura a diversi dei suoi romanzi.

cover Professore Mluisa Moro

Sinossi

La brillante studentessa Irene Mayer e l’affascinante docente Egon Von Droste sono uniti da una magnetica attrazione fisica nonché da affinità culturali. La relazione funziona a meraviglia a dispetto della forte differenza di età, finché Irene non prende una sbandata per uno studente fuori corso dell’ateneo. A questo punto accade qualcosa di irreparabile che farà crollare la sua intera esistenza. La sua vita si trasformerà in un incubo senza risveglio per lei e per chi sceglierà di viverle accanto. Incalzante, drammatico. La vita e la morte. A volte è più difficile vivere che morire.

Pubblicato in: Citazioni, Libri

Elogio dell’ombra – Jorge Luis Borges * citazioni

(Titolo originale “Elogio de la sombra”, traduzione di Francesco Tentori Montalto; originale pubblicato nel 1969; prima edizione italiana del 1971, letta da me del 2008)

Leggendo questa raccolta di poesie e brevi prose del grande Borges ho trovato dei brani che mi interessa annotare. Eccone alcuni.

Il finale di Cambridge

Siamo il nostro ricordo,
siamo museo immaginario di mutevoli forme,
mucchio di specchi rotti.

All’inizio de L’etnografo

Il fatto… . Ha un solo protagonista, ma in qualsiasi storia i protagonisti sono migliaia, visibili e invisibili, vivi e morti.

Il finale di Le cose

Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno più in là del nostro oblio;
non sapran mai che ce ne siamo andati.

Il finale di I gauchos

Vissero il loro destino come in un sogno, senza sapere chi fossero o cosa fossero.
Forse accade la stessa cosa a noi.

cover BORGES ombra

 

 

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Libri sotto l’albero, Colloqui con l’autore * Roberto Bonfanti

Nell’ambito dell’iniziativa “Libri sotto l’albero” abbiamo incontrato alcuni autori indipendenti e posto loro alcune domande.

L’intervista che segue è a Roberto Bonfanti, autore fra l’altro di “Il primo a tornare fu il cane”, di cui potete leggere per prima cosa la

sinossi

“Roberto Bonfanti sa scrivere in modo da tenere desta l’attenzione pagina dopo pagina. In questi racconti trasporta il lettore su una linea di confine incerta: tra vita e morte nella storia intitolata come la raccolta, tra antiche superstizioni e moderni populismi in “La strega”, tra sobrietà e cupidigia ne “L’uomo del banco dei pegni”. I brevissimi “2037” e “Le nostre passeggiate notturne” sono più dei divertissment che però hanno ugualmente lo scopo di spiazzare il lettore.
Una narrativa di intrattenimento che non intende proporre dialoghi sui massimi sistemi, ma solo farsi onestamente leggere e, tra le righe, fornire anche qualche spunto di riflessione sulla vita quotidiana e sulla società contemporanea.”
(sdvp – Acquisto certificato)

Racconti ben scritti, assolutamente intriganti e avvincenti; con un mix di ironia, occhio critico sul mondo che ci circonda, e, alcuni, una deriva surreale.
Hanno un finale “che spiazza” in più di un caso, come è nei migliori racconti. Quindi che altro dire? È una lettura che consiglio.
(Ant – ebook letto con abbonamento kindle unlimited)

Era in quei momenti solitari, nei quali tentavo disperatamente di aggrapparmi alle certezze, ai dati di fatto, che la mia razionalità era messa a dura prova.”
Cinque racconti, non sto neanche a dire di cosa parlano, si fa prima a leggerli.

cover primo a tornare il cane

Intervista

Concetta D’Orazio: Roberto, ho letto e recensito la tua raccolta che, come sai, mi intrigò molto. Non riuscii a staccarmi dal libro prima di aver terminato. Ti rinnovo i complimenti. Voglio iniziare l’intervista con il chiederti: quando scrivi, hai già l’abbozzo della storia pressoché completo nella testa? Oppure il racconto ti si delinea davanti agli occhi a poco a poco, sotto la spinta della penna?

Roberto Bonfanti: Ciao Concetta, di solito parto da un’idea, un abbozzo, una semplice immagine, poi la storia si delinea e si integra a mano a mano che scrivo, spesso portandomi da un’altra parte rispetto all’intenzione iniziale. Altre volte cerco di seguire uno schema più rigido, cercando di rimanere fedele a uno schema predefinito, ma è molto più raro.

Concetta D’Orazio: Dunque non hai un metodo preciso: è la storia stessa che ti dice se devi “seguirla” oppure se devi “programmarla a priori”. 😉

Roberto Bonfanti: Esatto, non so se è un metodo ortodosso, ma non saprei fare altrimenti.

Antonella Sacco: Ciao, Roberto. Anch’io ho letto e apprezzato i tuoi racconti quando è uscito l’ebook. La mia prima domanda, anche se banale: preferisci scrivere racconti o romanzi? Oppure ti trovi bene in entrambi i casi? E perché?

Roberto Bonfanti: Sono uno scribacchino “pigro”, quindi mi trovo meglio con i racconti che con i romanzi, e questione di lunghezza del testo ��. In realtà penso che il racconto sia quasi più difficile di una narrazione lunga, bisogna avere il dono della sintesi, rimanere concentrati su un particolare, una scheggia narrativa, senza divagare troppo dal cuore del racconto, cosa che, invece, è quasi fisiologica in un romanzo.

Antonella Sacco: Vero, dicono tutti che il racconto sia più difficile. Io però penso che la scelta dipenda soprattutto da cosa si vuole comunicare. Tu sei d’accordo?

Roberto Bonfanti: Sì, certo. Come dicevo, il racconto isola un frammento, quindi è adatto per una storia ben delimitata come tempi e spazi, o comunque che appartiene a un’unità narrativa circoscritta. Il respiro ampio del romanzo si presta a una narrazione ben più articolata. A questo proposito, in Italia adesso il racconto è un po’ snobbato, o perlomeno sottovalutato rispetto al romanzo, eppure abbiamo una lunga tradizione di autori che ne hanno scritti di altissimo livello, pensiamo a Buzzati, Calvino, Pirandello, Gadda ecc. Io personalmente amo molto le antologie, sono una parte rilevante delle mie letture.

Antonella Sacco: Sì, abbiamo dei narratori di racconti fantastici. A parte Gadda gli altri tre che hai nominato sono anche nel mio Pantheon…

Antonella Sacco: Quanto “conta” l’ironia nelle tue storie? In diversi racconti di questa raccolta e in quelli di altre è presente una vena ironica (cosa che peraltro apprezzo molto).

Concetta D’Orazio: Anch’io apprezzo molto questa caratteristica propria della scrittura di Roberto.

Roberto Bonfanti: Molto, mi piace l’ironia, il sarcasmo, il surreale, tutto ciò che scardina la “seriosità” (non la serietà), delle vicende umane e del loro racconto.

Concetta D’Orazio: Roberto, quanto tempo dedichi alla revisione dei testi e come la organizzi?

Roberto Bonfanti: Ecco, anche qui sono poco organizzato. Quel che è certo che ho imparato a mie spese quanto conti una rigorosa revisione, oggi potrei non smettere mai, a ogni rilettura vorrei cambiare qualcosa. Di solito faccio passare un po’ di tempo dalla prima stesura e poi procedo a rivederla, rivederla, rivederla… A un certo punto mi impongo uno stop e considero definitivo il testo. E qualche refuso e imprecisione rimane comunque, cose che modifico in un’ulteriore revisione e così via.

Concetta D’Orazio: In questo momento in cosa sei impegnato? Scrivi?

Roberto Bonfanti: Qualche racconto, ma vado a rilento. Come dicevo, sono uno scribacchino pigro. Ho un romanzo in stand-by da non so più quanto tempo.

Antonella Sacco: Un romanzo che sto aspettando da un SACCO di tempo…

Concetta D’Orazio: Come ti capisco.

Antonella Sacco: Parlando di cover: quella di questa raccolta è molto intrigante a parer mio. Di solito come ti regoli, hai un’idea in mente e cerchi un’immagine adatta a realizzarla o viceversa cerchi delle immagini e poi le “intoni” al libro?

Roberto Bonfanti: Sì, di solito cerco un’immagine ad hoc, poi la modifico sempre con un programma di grafica. Sono un autodidatta e ho trovato interessanti alcuni articoli sulla composizione delle cover, sui font da utilizzare, le proporzioni fra titolo e nome autore ecc. Naturalmente scelgo un’immagine right free, ci sono molti siti che ne forniscono.

Antonella Sacco: Roberto, altra domanda. Fra i tuoi racconti ve ne sono anche di surreali, genere che trovo intrigante. Tu preferisci scriverne di realistici o di surreali/fantastici? E riguardo alle tue letture in proposito?

Roberto Bonfanti: Dipende, a seconda dell’ispirazione. Come dicevo in una risposta precedente mi succede che mentre vado avanti nello scrivere la storia viri in quella direzione. Di sicuro è un’influenza delle mie letture, uno degli autori che mi piacciono molto è Bulgakov, vero maestro della letteratura surreale, come pure molti scrittori sudamericani, che spesso inseriscono elementi di realismo magico nella loro scrittura. Senza dimenticare Kafka, la Kristóf e i già citati Calvino e Buzzati. E tanti altri, naturalmente.

Concetta D’Orazio: Roberto, c’è un personaggio dei tuoi racconti a cui ti senti più legato?

Roberto Bonfanti: In questa raccolta forse al personaggio del racconto “La strega”, di recente ho scritto una storia che è una specie di prequel, dove immagino un po’ la sua vita precedente, di quando era giovane. In generale, nella mia produzione, a Claudio, il protagonista dei miei due romanzi “La vita è dura nei dettagli” e “Cose che si rompono”.

Concetta D’Orazio: E, al contrario, esiste un tuo personaggio che non sopporti?

Roberto Bonfanti: Bella domanda, Concetta. No, devo dire che anche per i personaggi per i quali ho disegnato un ruolo negativo provo una certa comprensione e, in qualche modo, affetto. Di solito, anche nelle mie letture, apprezzo le caratterizzazioni di figure che non siano solo bianche o nere, positive o negative, ma che presentino molte sfaccettature.

Concetta D’Orazio: Bella risposta.

Antonella Sacco: In questa raccolta di racconti c’è anche qualcosa di autobiografico, anche se “mascherato”?

Roberto Bonfanti: In questi racconti non molto, ho cercato di sfruttare la possibilità che dà la scrittura, quello di immaginare situazioni ed esistenze anche lontane dalla mia esperienza di vita.

Antonella Sacco: Mi sembra giusto 🙂 Immaginare è un modo “diverso” per fare esperienze.

Concetta D’Orazio: Roberto, quanto ritieni che sia utile, ai fini della promozione di un autore, partecipare attivamente alle varie attività o alle diverse discussioni all’interno dei gruppi dedicati alla lettura e alla scrittura?

Roberto Bonfanti: Secondo me è utile, almeno come scambio d’idee, opinioni sui meccanismi della scrittura, consigli sui metodi di promozione ecc. Una specie di “corso d’aggiornamento” per scrittori indipendenti. Ai fini della promozione vera e propria non molto, penso. I gruppi di facebook che si occupano di letteratura sono fondamentalmente di due tipi: quelli composti prevalentemente da scrittori e quelli formati da lettori. Nei primi ci rivolgiamo a “colleghi”, alcuni collaborativi, altri meno, ma tutti interessati più a fare promozione che a subirla. Nei secondi proporre, o anche solo parlare del proprio libro è considerato alla stregua di un sacrilegio.

Recensioni

Nel seguito potete leggere le recensioni dagli aderenti all’iniziativa Libri sotto l’albero fatte alla raccoltaIl primo a tornare fu il cane

Sergio Bertoni: Quando, il 4 ottobre 2017, ho acquistato questa pregevole raccolta di racconti di Roberto Bonfanti sapevo già che non sarei rimasto deluso: è un autore del quale credo di aver letto ogni libro e che mi è sempre piaciuto. Una scrittura nitida e scorrevole che coinvolge e, quasi senza rendersene conto, si è portati a continuare a leggere, con l’ansia di scoprire il finale che, quasi sempre, conserva una inattesa sorpresa. Spesso ho avuto modo di recensire con piacere diversi autori indipendenti le cui opere non hanno nulla da invidiare a quelle dei ben più noti e pubblicizzati scrittori pubblicati dalle blasonate case editrici, lo avrei fatto anche con questa deliziosa raccolta se non ne fossi stato impedito dagli stupidi e spesso incomprensibili algoritmi di Amazon, che mi segnalano: “Siamo spiacenti, non sei idoneo a recensire questo prodotto. Per ulteriori informazioni, si prega di fare riferimento al nostro Guida comunitaria.”

Concetta D’Orazio: “Il primo a tornare fu il cane” è una raccolta di racconti che conferma l’abilità dell’autore a mantenere costante l’attenzione del lettore e ad alimentare la sua curiosità. Il finale è sempre una gran sorpresa, utilizzato anche per stimolare la riflessione su particolari credenze o convinzioni popolari, già anticipate nel corso della narrazione.
Ho letto senza interruzione le storie contenute in questo e-Book, non sapendomene distaccare prima di aver finito.
Roberto Bonfanti sa bene come utilizzare un linguaggio piano e lineare ma che sappia ben comunicare l’intensità delle vicende vissute dai vari personaggi.
Lettura consigliata.

Antonella Sacco: Si tratta di una raccolta di cinque racconti, tutti ben scritti, assolutamente intriganti e avvincenti; con un mix di ironia e di occhio critico sul mondo che ci circonda.
Il primo, che dà il titolo alla raccolta ed è il più lungo ha una deriva surreale, come, in parte, anche il secondo; “La strega” e “2037” ironizzano, con più amarezza il primo, con un certo divertimento il secondo, sulla società odierna. Infine, l’ultimo racconto è un po’ come un dessert alla fine del pasto, perché lascia il lettore con un’immagine di tenerezza negli occhi.
Tutte le storie, comunque, hanno un finale “che spiazza”, come è nei migliori racconti.

Consideriamo queste chiacchierate non concluse, chiunque voglia commentare, fare una domanda, intervenire in qualche modo, è benvenuto.

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Buon 2020 con le femministe che ci piacciono

Le femministe italiane più significative del 2019 secondo Ladynomics, fra queste anche Daniela Domenici.

 

Al link l’articolo buon 2020 con le femministe che ci piacciono, di Giovanna Badalassi, pubblicato sul blog di Daniela.

buon 2020 con le femministe che ci piacciono, di Giovanna Badalassi

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Risurrezione – Franco Alfano, Cesare Hanau

Stasera sono stata a vedere Risurrezione, al Teatro del Maggio di Firenze. Si tratta di un’opera lirica di Franco Alfano (Napoli 8 marzo 1875, Sanremo 27 ottobre 1954), compositore noto anche per aver completato il finale della Turandot di Giacomo Puccini.

Il libretto, il cui autore è Cesare Hanau, è tratto dal romanzo Resurrezione di Lev Tolstoj, che questi scrisse dal 1889 al 1899. L’opera è stata rappresentata per la prima volta il 30 novembre 1904 al teatro Vittorio Emanuele di Torino ed ebbe successo, un successo che durò per circa cinquant’anni.

La trama

Primo atto
La giovane Katiusha è la dama di compagnia di Sofia Ivanovna, zia del principe Dimitri. Dimitri è un militare e in una breve licenza, nella notte di Pasqua, seduce Katiusha, da tempo innamorata di lui. Il giorno successivo riparte per il fronte.

Secondo atto
Sei mesi dopo
La ragazza è rimasta incinta ed è stata scacciata dalla casa in cui viveva. Si reca alla stazione ad aspettare l’arrivo di Dimitri che, di nuovo in visita alla zia, deve prendere il treno per tornare all’esercito. Katiusha però riesce solo a vederlo, insieme a una donna, e non fa in tempo a chiamarlo, perché lui sale sul treno che parte.

Terzo atto
Dieci anni dopo
Il bambino è morto appena nato e Katiusha per vivere è diventata una prostituta. È in prigione perché è stata condannata a vent’anni di lavori forzati in Siberia – innocente – per l’avvelenamento di un cliente. Il principe Dimitri, che casualmente è stato membro della giuria del processo celebrato contro Katiusha, l’ha riconosciuta. Rendendosi conto che la caduta della ragazza, da lui dimenticata fino a quel momento, è stata causata dal suo atto di tanti anni prima, si sente in colpa e vorrebbe aiutarla. Va a trovarla e le propone di sposarla ma lei rifiuta.

Quarto atto
Un anno dopo, in Siberia
Un compagno di prigione, Simonson, è innamorato di Katiusha e vorrebbe sposarla. Lo confida al principe Dimitri che ha seguito la donna in Siberia ed è riuscito a ottenere per lei la grazia. Dimitri dice a Simonson che Katiusha è libera di decidere cosa vuole fare. Lei, in un ultimo colloquio con il principe, gli dice che sposerà Simonson; poi gli rivela che lo ama ancora e lo amerà sempre ma che non si devono sposare; Dimitri accetta la sua decisione. In questa rinuncia c’è la resurrezione di Katiusha.

Non conoscevo né l’opera né il musicista né il romanzo di Tolstoj e la rappresentazione a cui ho assistito è stata una bella scoperta. Mi è piaciuto tutto: la musica, l’aspetto teatrale dell’opera, gli interpreti e la regia.
La musica in qualche modo mi ha ricordato quella di Puccini, tanto per dare un’idea; il libretto non è in versi, bensì in prosa, per la prima volta in un’opera lirica; non ci sono arie, solo dialoghi.
Ho apprezzato molto, come ho scritto, la regia, la recitazione e le scene; queste ultime trasmettevano in modo efficace la sensazione del freddo e della desolazione (eccetto la prima che è in un interno): nel secondo atto l’esterno della stazione, nel quarto un esterno della Siberia, con la neve.
In tutti e quattro gli atti compare, passando in silenzio sul palcoscenico, una bambina, vestita ogni volta come la protagonista, come una sorta di alter ego. Di solito queste invenzioni mi disturbano, invece stavolta mi è sembrato che completasse il quadro.

Peccato che il teatro non fosse pieno, perché lo spettacolo valeva davvero la pena di essere visto e non è solo una mia impressione perché il pubblico presente ha applaudito a lungo.

Qualche foto, buia e poco significativa, durante gli applausi alla fine (durante la rappresentazione non si può fotografare).

risurrezione 1

risurrezione 2

Qui sotto gli interpreti

Direttore Francesco Lanzillotta
Regia
Rosetta Cucchi
Scene Tiziano Santi
Costumi Claudia Pernigotti
Luci Ginevra Lombardo su progetto di D.M. Wood

Katiusha Anne Sophie Duprels
Dimitri
Matthew Vickers
Simonson
Leon Kim
Sofia Ivanovna Francesca Di Sauro
Korablyova/Vera Ana Victoria Pitts
Matryona Pavlovna/Anna Romina Tomasoni

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro 
Lorenzo Fratini

Per eventuali altre informazioni questo è il link del Teatro del Maggio:
https://www.maggiofiorentino.com/events/resurrezione/

Pubblicato in: Libri

In biblioteca #48

Passaggio in biblioteca, dove ho riportato il romanzo di Arto Paasilinna “La prima moglie e altre cianfrusaglie” che non mi ispirava più tanto visto che l’altro non mi era piaciuto gran che e ho preso:

Elogio dell’ombra – Jorge Luis Borges

Urlo e Kaddish – Allen Ginsbeg

Poesie – Lawrence Ferlinghetti

Doppio vetro – Halldóra Thoroddsen

Il castello dell’arsenico e altri racconti Georges Simenon

 

Pubblicato in: Da altri Blog, Interviste

Un articolo di Concetta D’Orazio su “La scommessa”

In seguito all’iniziativa “Libri sotto l’albero“, svoltasi su Facebook, a cui hanno partecipato Sergio Bertoni, Roberto Bonfanti, Camillo Carrea, Concetta D’Orazio e Antonella Sacco, Verranno pubblicati sui blog articoli che riportano questa esperienza.

Ringrazio Concetta D’Orazio, che ha pubblicato sul suo blog Queste Pagine il primo di questi articoli, dedicato al mio romanzo “La scommessa”.  A questo link.

cover La scommessa 2018

Pubblicato in: Riflessioni

Recensori amazon, una riflessione

Ieri ho inviato quattro recensioni ad altrettanti libri sullo store di amazon.

Prima di farlo la mia posizione come recensore era #21.000, con 204 recensioni e 244 “voti utili”.

Amazon in pochi minuti ha approvato due delle recensioni e la situazione è diventata:

posizione #21.000, recensioni 206, voti utili 244.

Stamani, dopo nemmeno 12 ore, ho visto che amazon non ha ancora approvato le altre due recensioni (chissà quali sono i criteri con cui ne approva alcune in fretta e altre dopo giorni…) ma la situazione è cambiata abbastanza:

posizione #22.198, recensioni 206, voti utili 244.

Possibile che 244 voti utili su 206 recensioni invece che su 204 facciano “scendere” di 1198 posizioni nella classifica di recensori? Oppure da stanotte ad adesso sono state pubblicate tante recensioni da causare una simile “discesa”? Può darsi, certo, soprattutto se la classifica è mondiale. O forse anche se è solo nazionale? Forse le posizioni “basse” cambiano molto in fretta?

Non che la cosa mi interessi più che tanto, ma mi incuriosiscono gli algoritmi che hanno a che fare con i numeri.

Profilo amazon pubblico ANT recensore al 13-1-20

 

Pubblicato in: Fantascienza, Libri

Il grande contagio – Charles Eric Maine * impressioni di lettura

(Titolo originale “The Darkest of Nights”, Traduzione di Andreina Negretti; originale pubblicato nel 1962; edizione italiana del 2009)

La dottoressa Pauline Brant lavora a Tokyo, nella sede dell’Organizzazione Internazionale Ricerche Virus. Il virus Hueste, letale e potente, si sta diffondendo da pochi mesi fra le popolazioni del pianeta, con una rapidità drammatica. Gli scienziati di tutto il mondo sono alla ricerca di un vaccino ma se anche questo verrà trovato, di certo non sarà abbastanza presto per evitare la morte di milioni di persone.
Pauline rientra a Londra, dove vive Clive, il marito, giornalista ed ex inviato. Quando i due si rivedono lui le chiede il divorzio, perché intende sposare la figlia di un magnate della TV americana. In realtà il matrimonio fra i due è finito, ma Pauline esita prima di acconsentire al divorziare. Va ad abitare in albergo invece che in casa con Clive e nei giorni successivi offre la sua attività di medico alla sede londinese dell’O.I.R.V., trovandosi così nuovamente impegnata a operare contro il virus Hueste.
Clive, dopo un breve giro in oriente per capire la portata dell’epidemia, cosa impossibile a causa della censura in vigore nei vari paesi, raggiunge la fidanzata a New York e prende accordi con lei e il padre per il lavoro che svolgeranno insieme, una sorta di documentario per la TV. Infine torna a Londra.

Il diffondersi dell’epidemia fa sì che nei vari stati si costruiscano rifugi in cui far vivere in isolamento e quindi protette le persone più importanti, ovvero i vertici politici e finanziari nonché i medici e gli scienziati. Pauline, nonostante un’incertezza iniziale, accetta di scendere in uno di tali rifugi per proseguire il suo lavoro di medico, mentre Clive, raggiunto dalla fidanzata, inizia con lei a raccogliere filmati e testimonianze di quanto avviene.
Ben presto gruppi di persone escluse dai rifugi salvavita si ribellano alle autorità e si scatena, com’era prevedibile, una guerra civile.
Il romanzo segue prevalentemente le vicende di Clive, uomo ambizioso e opportunista, anche cinico, ma non privo di un proprio sistema di valori; un personaggio umano e complesso, a mio parere. Verso la fine del libro, prima di operare una scelta molto rischiosa, così Maine ci descrive il suo pensiero:

Era uno di quei punti di svolta della vita in cui era necessario prendere decisioni rapide, fulminee, per il meglio o per il peggio, quali che fossero le conseguenze. Rifletté profondamente per cinque secondi e poi prese la sua.

Maine mostra quello che potrebbe avvenire delle nostre società in una situazione estrema come quella causata dal virus Huesta, in cui le autorità si arrogano il diritto di scegliere chi può sopravvivere e la popolazione ovviamente non intende accettare passivamente il proprio destino; l’autore descrive in modo realistico il comportamento di alcune persone: Clive, Pauline, altri dottori dell’O.I.R.V., alcuni ribelli.
E realistica è, secondo me, la raffigurazione dei cambiamenti, per lo più violenti, causati dall’epidemia nelle varie nazioni: nonostante l’incombere della minaccia mortale rappresentata dal virus, l’uomo non riesce a instaurare con i suoi simili una collaborazione per lottare contro il pericolo comune, ma si affida ad atti di forza per sopravvivere e/o per approfittare dell’occasione per rovesciare lo status quo. Sono abbastanza sicura che, in circostanze analoghe, le cose si svolgerebbero più o meno nel modo immaginato da Maine.

Piccola sincronicità a margine: il libro che ho letto prima di questo era di Stephen King, nato nel Maine: l’autore de “Il grande contagio” ha per cognome, sia pure dello pseudonimo, Maine…

cover il grande contagio Maine

L’autore

Charles Eric Maine è lo pseudonimo dello scrittore David McIlwain, nato a Liverpool il 21 gennaio 1921 e scomparso a Londra il 30 novembre 1981. Ha lavorato per radio e TV inglesi sia come tecnico che come autore e ha pubblicato numerosi romanzi, firmando alcuni polizieschi con il nome di Richard Rayner e di Robert Wade.

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Elevation – Stephen King * impressioni di lettura

(Titolo originale “Elevation”, Traduzione di Luca Briasco; originale pubblicato nel 2018; edizione italiana del 2019)

“Elevation” è un romanzo breve, cosa abbastanza insolita per King. E non ha niente a che fare con il genere horror, a mio avviso. È una storia surreale, questo sì. Ma anche una storia piena di dolcezza e di malinconia. In parte, per questa atmosfera, mi ricorda un poco “Joyland” (che però aveva la sua parte di Male).

Scott, il protagonista, divorziato, progettista di siti web, vive con il gatto, Bill D. Cat, nel paese di Castle Rock, Maine. È un quarantenne della figura un poco appesantita, ma da alcuni giorni la bilancia gli ha rivelato qualcosa di molto strano: il suo peso sta diminuendo, benché il suo aspetto non si modifichi per niente. Inoltre, se anche prende un oggetto e sale sulla bilancia, il numero dei chili che questa segna non cambia.

Racconta quanto gli succede a Bob, suo amico e medico in pensione, ma nemmeno lui riesce a immaginare la causa di questa perdita di peso. Nonostante sia convinto che il processo in atto nel suo corpo non possa essere arrestato, Scott si sente bene e riesce gustare le sue giornate con uno stato d’animo positivo.

Nella sua strada abita da alcuni mesi una coppia di donne; sono proprietarie di un ristorante vegetariano e sono sposate e il loro legame ufficiale ha destato critiche nel paese e diminuito la frequentazione del loro locale. Scott, che inizialmente si trova a discutere con loro a causa degli escrementi che i loro cani lasciano nel suo giardino, si adopera perché questo stato di cose cambi, nonostante che una delle due ragazze cerchi di tenerlo a distanza e si mostri scostante con lui.

Così la progressiva perdita di peso si intreccia con il modificarsi dei rapporti fra Scott e le due donne e di queste con gli abitanti del paese. Invece di richiudersi su se stesso e sullo strano problema che lo affligge, il protagonista in certo senso si innalza davvero dal piano prettamente materiale e, anche approfittando degli aspetti positivi che comporta la diminuzione della forza di gravità su di lui, fa dell’amicizia e del rispetto il valore fondamentale.

Tutti i personaggi sono interessanti e ben descritti (naturalmente, direi) e la vicenda è originale; una lettura piacevole, un piccolo messaggio di speranza, nonostante tutto.

cover Elevation King

Sinossi

Scott Carey sta percorrendo senza fretta il tratto di strada che lo separa dal suo appuntamento. Si è lasciato alle spalle la casa di Castle Rock, troppo grande e solitaria da quando la moglie se n’è andata, se non fosse per Bill, il gattone pigro che gli tiene compagnia. Non ha fretta, Scott, perché quello che deve raccontare al dottor Bob, amico di una vita, è davvero molto strano e ha paura che il vecchio medico lo prenda per matto. Infatti Scott sta perdendo peso, lo dice la bilancia, ma il suo aspetto non è cambiato di una virgola. Come se la forza di gravità stesse progressivamente dissolvendosi nel suo corpo. Eppure, nonostante la preoccupazione, Scott si sente felice, come non era da molto tempo, tanto euforico da provare a rimettere le cose a posto, a Castle Rock. Tanto, da provare a riaffermare il potere della parola sull’ottusità del pregiudizio. Tanto, da voler dimostrare che l’amicizia è sempre a portata di mano. In un racconto di rara intensità, che è anche un omaggio ai suoi maestri, King si prende la libertà, più che legittima, di dare una possibile risposta alle tristi derive del nostro tempo.