Nell’ambito dell’iniziativa “Libri sotto l’albero” abbiamo incontrato alcuni autori indipendenti e posto loro alcune domande.
L’intervista che segue è a Roberto Bonfanti, autore fra l’altro di “Il primo a tornare fu il cane”, di cui potete leggere per prima cosa la
sinossi
“Roberto Bonfanti sa scrivere in modo da tenere desta l’attenzione pagina dopo pagina. In questi racconti trasporta il lettore su una linea di confine incerta: tra vita e morte nella storia intitolata come la raccolta, tra antiche superstizioni e moderni populismi in “La strega”, tra sobrietà e cupidigia ne “L’uomo del banco dei pegni”. I brevissimi “2037” e “Le nostre passeggiate notturne” sono più dei divertissment che però hanno ugualmente lo scopo di spiazzare il lettore.
Una narrativa di intrattenimento che non intende proporre dialoghi sui massimi sistemi, ma solo farsi onestamente leggere e, tra le righe, fornire anche qualche spunto di riflessione sulla vita quotidiana e sulla società contemporanea.”
(sdvp – Acquisto certificato)
Racconti ben scritti, assolutamente intriganti e avvincenti; con un mix di ironia, occhio critico sul mondo che ci circonda, e, alcuni, una deriva surreale.
Hanno un finale “che spiazza” in più di un caso, come è nei migliori racconti. Quindi che altro dire? È una lettura che consiglio.
(Ant – ebook letto con abbonamento kindle unlimited)
“Era in quei momenti solitari, nei quali tentavo disperatamente di aggrapparmi alle certezze, ai dati di fatto, che la mia razionalità era messa a dura prova.”
Cinque racconti, non sto neanche a dire di cosa parlano, si fa prima a leggerli.
Intervista
Concetta D’Orazio: Roberto, ho letto e recensito la tua raccolta che, come sai, mi intrigò molto. Non riuscii a staccarmi dal libro prima di aver terminato. Ti rinnovo i complimenti. Voglio iniziare l’intervista con il chiederti: quando scrivi, hai già l’abbozzo della storia pressoché completo nella testa? Oppure il racconto ti si delinea davanti agli occhi a poco a poco, sotto la spinta della penna?
Roberto Bonfanti: Ciao Concetta, di solito parto da un’idea, un abbozzo, una semplice immagine, poi la storia si delinea e si integra a mano a mano che scrivo, spesso portandomi da un’altra parte rispetto all’intenzione iniziale. Altre volte cerco di seguire uno schema più rigido, cercando di rimanere fedele a uno schema predefinito, ma è molto più raro.
Concetta D’Orazio: Dunque non hai un metodo preciso: è la storia stessa che ti dice se devi “seguirla” oppure se devi “programmarla a priori”. 😉
Roberto Bonfanti: Esatto, non so se è un metodo ortodosso, ma non saprei fare altrimenti.
Antonella Sacco: Ciao, Roberto. Anch’io ho letto e apprezzato i tuoi racconti quando è uscito l’ebook. La mia prima domanda, anche se banale: preferisci scrivere racconti o romanzi? Oppure ti trovi bene in entrambi i casi? E perché?
Roberto Bonfanti: Sono uno scribacchino “pigro”, quindi mi trovo meglio con i racconti che con i romanzi, e questione di lunghezza del testo ��. In realtà penso che il racconto sia quasi più difficile di una narrazione lunga, bisogna avere il dono della sintesi, rimanere concentrati su un particolare, una scheggia narrativa, senza divagare troppo dal cuore del racconto, cosa che, invece, è quasi fisiologica in un romanzo.
Antonella Sacco: Vero, dicono tutti che il racconto sia più difficile. Io però penso che la scelta dipenda soprattutto da cosa si vuole comunicare. Tu sei d’accordo?
Roberto Bonfanti: Sì, certo. Come dicevo, il racconto isola un frammento, quindi è adatto per una storia ben delimitata come tempi e spazi, o comunque che appartiene a un’unità narrativa circoscritta. Il respiro ampio del romanzo si presta a una narrazione ben più articolata. A questo proposito, in Italia adesso il racconto è un po’ snobbato, o perlomeno sottovalutato rispetto al romanzo, eppure abbiamo una lunga tradizione di autori che ne hanno scritti di altissimo livello, pensiamo a Buzzati, Calvino, Pirandello, Gadda ecc. Io personalmente amo molto le antologie, sono una parte rilevante delle mie letture.
Antonella Sacco: Sì, abbiamo dei narratori di racconti fantastici. A parte Gadda gli altri tre che hai nominato sono anche nel mio Pantheon…
Antonella Sacco: Quanto “conta” l’ironia nelle tue storie? In diversi racconti di questa raccolta e in quelli di altre è presente una vena ironica (cosa che peraltro apprezzo molto).
Concetta D’Orazio: Anch’io apprezzo molto questa caratteristica propria della scrittura di Roberto.
Roberto Bonfanti: Molto, mi piace l’ironia, il sarcasmo, il surreale, tutto ciò che scardina la “seriosità” (non la serietà), delle vicende umane e del loro racconto.
Concetta D’Orazio: Roberto, quanto tempo dedichi alla revisione dei testi e come la organizzi?
Roberto Bonfanti: Ecco, anche qui sono poco organizzato. Quel che è certo che ho imparato a mie spese quanto conti una rigorosa revisione, oggi potrei non smettere mai, a ogni rilettura vorrei cambiare qualcosa. Di solito faccio passare un po’ di tempo dalla prima stesura e poi procedo a rivederla, rivederla, rivederla… A un certo punto mi impongo uno stop e considero definitivo il testo. E qualche refuso e imprecisione rimane comunque, cose che modifico in un’ulteriore revisione e così via.
Concetta D’Orazio: In questo momento in cosa sei impegnato? Scrivi?
Roberto Bonfanti: Qualche racconto, ma vado a rilento. Come dicevo, sono uno scribacchino pigro. Ho un romanzo in stand-by da non so più quanto tempo.
Antonella Sacco: Un romanzo che sto aspettando da un SACCO di tempo…
Concetta D’Orazio: Come ti capisco.
Antonella Sacco: Parlando di cover: quella di questa raccolta è molto intrigante a parer mio. Di solito come ti regoli, hai un’idea in mente e cerchi un’immagine adatta a realizzarla o viceversa cerchi delle immagini e poi le “intoni” al libro?
Roberto Bonfanti: Sì, di solito cerco un’immagine ad hoc, poi la modifico sempre con un programma di grafica. Sono un autodidatta e ho trovato interessanti alcuni articoli sulla composizione delle cover, sui font da utilizzare, le proporzioni fra titolo e nome autore ecc. Naturalmente scelgo un’immagine right free, ci sono molti siti che ne forniscono.
Antonella Sacco: Roberto, altra domanda. Fra i tuoi racconti ve ne sono anche di surreali, genere che trovo intrigante. Tu preferisci scriverne di realistici o di surreali/fantastici? E riguardo alle tue letture in proposito?
Roberto Bonfanti: Dipende, a seconda dell’ispirazione. Come dicevo in una risposta precedente mi succede che mentre vado avanti nello scrivere la storia viri in quella direzione. Di sicuro è un’influenza delle mie letture, uno degli autori che mi piacciono molto è Bulgakov, vero maestro della letteratura surreale, come pure molti scrittori sudamericani, che spesso inseriscono elementi di realismo magico nella loro scrittura. Senza dimenticare Kafka, la Kristóf e i già citati Calvino e Buzzati. E tanti altri, naturalmente.
Concetta D’Orazio: Roberto, c’è un personaggio dei tuoi racconti a cui ti senti più legato?
Roberto Bonfanti: In questa raccolta forse al personaggio del racconto “La strega”, di recente ho scritto una storia che è una specie di prequel, dove immagino un po’ la sua vita precedente, di quando era giovane. In generale, nella mia produzione, a Claudio, il protagonista dei miei due romanzi “La vita è dura nei dettagli” e “Cose che si rompono”.
Concetta D’Orazio: E, al contrario, esiste un tuo personaggio che non sopporti?
Roberto Bonfanti: Bella domanda, Concetta. No, devo dire che anche per i personaggi per i quali ho disegnato un ruolo negativo provo una certa comprensione e, in qualche modo, affetto. Di solito, anche nelle mie letture, apprezzo le caratterizzazioni di figure che non siano solo bianche o nere, positive o negative, ma che presentino molte sfaccettature.
Concetta D’Orazio: Bella risposta.
Antonella Sacco: In questa raccolta di racconti c’è anche qualcosa di autobiografico, anche se “mascherato”?
Roberto Bonfanti: In questi racconti non molto, ho cercato di sfruttare la possibilità che dà la scrittura, quello di immaginare situazioni ed esistenze anche lontane dalla mia esperienza di vita.
Antonella Sacco: Mi sembra giusto 🙂 Immaginare è un modo “diverso” per fare esperienze.
Concetta D’Orazio: Roberto, quanto ritieni che sia utile, ai fini della promozione di un autore, partecipare attivamente alle varie attività o alle diverse discussioni all’interno dei gruppi dedicati alla lettura e alla scrittura?
Roberto Bonfanti: Secondo me è utile, almeno come scambio d’idee, opinioni sui meccanismi della scrittura, consigli sui metodi di promozione ecc. Una specie di “corso d’aggiornamento” per scrittori indipendenti. Ai fini della promozione vera e propria non molto, penso. I gruppi di facebook che si occupano di letteratura sono fondamentalmente di due tipi: quelli composti prevalentemente da scrittori e quelli formati da lettori. Nei primi ci rivolgiamo a “colleghi”, alcuni collaborativi, altri meno, ma tutti interessati più a fare promozione che a subirla. Nei secondi proporre, o anche solo parlare del proprio libro è considerato alla stregua di un sacrilegio.
Recensioni
Nel seguito potete leggere le recensioni dagli aderenti all’iniziativa Libri sotto l’albero fatte alla raccolta “Il primo a tornare fu il cane”
Sergio Bertoni: Quando, il 4 ottobre 2017, ho acquistato questa pregevole raccolta di racconti di Roberto Bonfanti sapevo già che non sarei rimasto deluso: è un autore del quale credo di aver letto ogni libro e che mi è sempre piaciuto. Una scrittura nitida e scorrevole che coinvolge e, quasi senza rendersene conto, si è portati a continuare a leggere, con l’ansia di scoprire il finale che, quasi sempre, conserva una inattesa sorpresa. Spesso ho avuto modo di recensire con piacere diversi autori indipendenti le cui opere non hanno nulla da invidiare a quelle dei ben più noti e pubblicizzati scrittori pubblicati dalle blasonate case editrici, lo avrei fatto anche con questa deliziosa raccolta se non ne fossi stato impedito dagli stupidi e spesso incomprensibili algoritmi di Amazon, che mi segnalano: “Siamo spiacenti, non sei idoneo a recensire questo prodotto. Per ulteriori informazioni, si prega di fare riferimento al nostro Guida comunitaria.”
Concetta D’Orazio: “Il primo a tornare fu il cane” è una raccolta di racconti che conferma l’abilità dell’autore a mantenere costante l’attenzione del lettore e ad alimentare la sua curiosità. Il finale è sempre una gran sorpresa, utilizzato anche per stimolare la riflessione su particolari credenze o convinzioni popolari, già anticipate nel corso della narrazione.
Ho letto senza interruzione le storie contenute in questo e-Book, non sapendomene distaccare prima di aver finito.
Roberto Bonfanti sa bene come utilizzare un linguaggio piano e lineare ma che sappia ben comunicare l’intensità delle vicende vissute dai vari personaggi.
Lettura consigliata.
Antonella Sacco: Si tratta di una raccolta di cinque racconti, tutti ben scritti, assolutamente intriganti e avvincenti; con un mix di ironia e di occhio critico sul mondo che ci circonda.
Il primo, che dà il titolo alla raccolta ed è il più lungo ha una deriva surreale, come, in parte, anche il secondo; “La strega” e “2037” ironizzano, con più amarezza il primo, con un certo divertimento il secondo, sulla società odierna. Infine, l’ultimo racconto è un po’ come un dessert alla fine del pasto, perché lascia il lettore con un’immagine di tenerezza negli occhi.
Tutte le storie, comunque, hanno un finale “che spiazza”, come è nei migliori racconti.
Consideriamo queste chiacchierate non concluse, chiunque voglia commentare, fare una domanda, intervenire in qualche modo, è benvenuto.