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Nell’oscurità del pozzo – Flaminia P. Mancinelli * Segnalazione

Segnalo la pubblicazione del nuovo romanzo giallo di Flaminia P. Mancinelli, “Nell’oscurità del pozzo: Un’indagine di Giulia Magnani”.

Il romanzo è disponibile sullo store di amazon sia in formato ebook che cartaceo.

Sinossi

Un’indagine di Giulia Magnani

Roma, rione Parione, alle spalle di piazza Navona: è qui che durante una ristrutturazione viene rinvenuto, nel cortile di un antico palazzo di via dell’Anima, un cadavere. È Giulia Magnani, a capo del commissariato Pasquino, a doversi occupare dell’indagine.

A chi appartiene il corpo? Ma anche: quando e come è morto? Difficile ipotizzare un incidente, anzi, sin dalla prima ispezione del medico legale è evidente che si tratta della vittima di un omicidio. Cos’è successo in quell’antica dimora e, soprattutto, a quale periodo temporale far risalire quello che a tutti gli effetti è un delitto?

Proprio l’identificazione di questo dato porterà a disseppellire gli eventi tragici dei quali il palazzo è stato teatro. Con sole prove indiziarie, per ricongiungere i fili della vicenda, si dovrà scavare nella psicologia di testimoni reticenti, poco disposti a confessare le ferite – fisiche e psicologiche – subite.

In una città oppressa da temperature torride, nuovi crimini coinvolgono la squadra del commissariato Pasquino, costringendo Giulia a trascurare oltre a se stessa anche le proprie emozioni. Stupri e presunti rapimenti costellano le sue giornate, privandola del sonno e della fiducia di poter compiere il proprio lavoro.

Eppure sia nelle indagini sia nel privato il vero protagonista è l’amore, un sentimento che oltrepassa il desiderio, capace di sconvolgere un’esistenza per la sua presenza ma anche per la sua assenza.

La vita è una fulminea sequenza, dove al tragico si succedono tenui spiragli di luce, fragili istanti di felicità che non dovremmo trascurare: una verità tutt’altro che scontata che Giulia Magnani apprenderà solo quando non le sarà più possibile tornare indietro.

Sui libri di Flaminia P. Mancinelli potete leggere anche:

Nido di Vipere – Segnalazione

Omicidi all’ombra del Vaticano – Impressioni di lettura

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Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno – Benjamin Stevenson * Impressioni di lettura

(Titolo originale “Everyone in my family has killed someone”, Traduzione di Elena Cantoni; originale pubblicato nel 2022, edizione digitale italiana da me letta del 2022, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano)

L’aspetto che contraddistingue questo romanzo giallo è la narrazione, decisamente originale. Il narratore è anche il protagonista, che racconta la storia in prima persona; ma è anche l’autore del libro che narra la storia (della propria famiglia), libro che è prossimo alla pubblicazione e che è già stato sottoposto a editing.

All’inizio il narratore ricorda il decalogo di Knox, ovvero le dieci regole che deve rispettare chi scrive un giallo (l’autore non deve imbrogliare il lettore facendo uscire conigli dal cappello). Al decalogo fa riferimento molte volte, sottolineando come non stia violando una certa regola; inoltre qua e là anticipa sinteticamente degli eventi, in particolare annuncia a quali pagine ci sarà un morto…

Il romanzo è ironico e piacevole, l’intreccio giallo sufficientemente intrecciato da renderlo avvincente. Per quanto mi riguarda, però, mi ci sono volute alcune decine di pagine prima di entrare in sintonia con il modo di raccontare dell’autore, il testo mi sembrava un po’ confuso. In realtà non è confuso, è solo diverso – e qui sta l’originalità – dal consueto modo di raccontare. Una volta trovata la chiave di lettura tutto si chiarisce e diventa facile seguire la vicenda.

L’epilogo – in parte desumibile dalla storia (ma del resto è logico che lo sia, visto che il narratore dichiara di seguire il decalogo) – mi è sembrato un poco – poco – insoddisfacente.

Dimenticavo: il narratore scrive manuali su come scrivere romanzi (in particolare gialli) ed è un autore self. È australiano e la vicenda si svolge fra le nevi australiane.

Sinossi

A Ernie Cunningham, un insegnante appassionato di gialli, le riunioni di famiglia non sono mai piaciute. Di sicuro c’entra il fatto che, tre anni prima, Ern ha visto suo fratello Michael uccidere un uomo e lo ha denunciato, un tradimento che nessuno dei parenti gli ha ancora perdonato. Perché i Cunningham non sono una famiglia come le altre. C’è una sola cosa che li unisce: hanno tutti ucciso qualcuno. Ora la famiglia ha deciso di ritrovarsi per un’occasione speciale. Trascorreranno una vacanza in un resort di montagna per festeggiare l’uscita di prigione di Michael. Ma quando ci sono i Cunningham di mezzo, niente va mai come dovrebbe. La sera prima dell’arrivo di Michael, viene trovato il cadavere di un uomo. Ha le vie respiratorie ostruite dalla cenere, come se fosse morto in un incendio. Ma giace nella neve, intonsa. Mentre una bufera si abbatte sul resort isolandolo e la polizia brancola nel buio, spetterà a Ern, detective improvvisato, capire se il colpevole è un suo familiare, prima che vengano tutti uccisi uno per uno.

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Oscura e celeste – Marco Malvaldi * Impressioni di lettura

Una finestra sul passato, uno sguardo ironico ma molto attento e un racconto in cui si mescolano fantasia e storia, direi molta storia, ma narrata come fosse un romanzo.

A Firenze c’è la peste e Galileo Galilei si trova coinvolto nelle indagini su un delitto; un delitto scomodo, perché investigare in un convento di clausura non è agevole nemmeno per l’uomo di chiesa che se ne fa carico; Galileo, con l’aiuto delle sue figlie, suore proprio in quel convento, riesce a scoprire la verità.

La trama gialla è ben costruita, ma ho apprezzato il romanzo, come altri di Malvaldi, anche e soprattutto per l’ironia (sono monotona, vero?) con cui descrive personaggi e situazioni nonché per gli aspetti storici, come l’atteggiamento della Chiesa (e delle varie parti della Chiesa) nei confronti di tutte le scoperte scientifiche che parevano minare le affermazioni della bibbia, in particolare quelle astronomiche. L’autore descrive con precisione anche le condizioni di vita in un convento di suore, sottolineando anche quali fossero le motivazioni – per meglio dire costrizioni, perché spesso di questo si trattava – che inducevano le giovani donne a prendere il velo.

Infine, come ci informa in una sorta di postfazione proprio l’autore, Malvaldi ha voluto rendere anche onore alle donne che hanno dato notevoli contributi alla scienza e che sono pressoché sconosciute: una delle suore, un personaggio inventato, si ispira ad Agnes Pockels, pioniera della fisica a cavallo tra il XIX e il XX secolo (citazione pag. 246 dell’ebook).

Sinossi

L’Europa è in guerra, le risorse scarseggiano ed è in corso una pandemia: no, non stiamo parlando di attualità ma dell’anno 1631. A Firenze la peste infuria, il Granduca dà disposizioni per limitare i contagi ma c’è chi sa trarre beneficio dalle situazioni di emergenza: tra gli altri, un “filosofo naturale” che con la scusa del morbo ha ottenuto di stampare il suo ultimo libro in città anziché a Roma, eludendo gli accaniti controlli dell’Inquisizione. È Galileo Galilei, l’uomo che con il suo “cannone occhiale” ha scoperto le fasi di Venere e i satelliti di Giove, che fa esperimenti sul pendolo e sulla caduta dei gravi e adesso sta per pubblicare il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo: un’opera scritta in volgare affinché tutti possano capire che non l’uomo con i suoi dogmi bensì il Sole sta al centro dell’universo.

La vista di Galileo, però, è sempre più appannata, e le sue minute devono essere trascritte per il tipografo dalla figlia Virginia, che ha preso il velo nel convento di San Matteo in Arcetri. E come osservando attentamente la Luna si scopre che è coperta di macchie, così anche un luogo di preghiera, a frequentarlo assiduamente, rivela aspetti inattesi: c’è chi dice, per esempio, che alcune sorelle “ricevano”; che in una cella il lume rimanga acceso troppo a lungo; che una notte si sia udito il suono di un corpo che cade…

Galileo dovrà portare luce in un mistero più buio di una notte senza stelle, ma nulla può fermarlo perché lui sa che ogni cosa illuminata ha una parte oscura: sta a noi capire da che lato osservarla. E quando arriviamo a vederla nella sua interezza, ci avviciniamo alla nostra natura celeste.

Marco Malvaldi torna al giallo storico riportando in vita il padre della scienza moderna: un toscano verace, amante del vino e della tavola, incline alle facezie ma capace di volgere il proprio straordinario ingegno alla conoscenza, consegnandoci gli strumenti attraverso cui pensare il futuro.

Il romanzo è stato pubblicato da Giunti Editore nell’aprile 2023 in formato cartaceo e digitale.

Altri libri di Marco Malvaldi a cui ho dedicato un articolo

Il borghese pellegrino

Vento in scatola

Negli occhi di chi guarda (citazione)

Odore di chiuso

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Fiori per il giudice – Margery Allingham * Impressioni di lettura

(Titolo originale “Flowers for the Judge”, Traduzione di Rosalba Buccianti; originale pubblicato nel 1937, edizione italiana da me letta I Classici del giallo Mondadori, agosto 1991)

Nella prima parte di questo giallo ho trovato un vocabolo che mi pare di aver letto per la prima volta (o, comunque, è una delle poche volte che mi capita sotto gli occhi). Si tratta del verbo usmare. Dal contesto era piuttosto chiaro quale fosse il significato, però sono andata lo stesso a controllare su vari dizionari online.

Dunque ecco quello che ho trovato:

annusare in modo rumoroso (tipico più degli animali)

nell’uso regionale settentrionale come sinonimo di odorare, fiutare.

Per quanto riguarda il romanzo, che è il settimo che ha come investigatore protagonista Albert Campion, che dire, non mi ha entusiasmata. Anche il colpo di scena finale (almeno una parte) era per me piuttosto prevedibile. Comunque nel complesso è stata una lettura abbastanza gradevole.

Il titolo, tradotto fedelmente dell’inglese, non mi è parso rispecchiare molto la storia raccontata; si riferisce a una vecchia abitudine dei giudici che nei tempi passati, quando l’igiene nei tribunali (e non solo) era scarso: il profumo dei fiori copriva in parte i cattivi odori e – forse – proteggeva (o illudeva che proteggesse) dalla peste. (almeno questa è la spiegazione che si trova nel romanzo).

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Superficie – Olivier Norek * Impressioni di lettura

(Titolo originale “Surface”, Traduzione di Maurizio Ferrara; originale pubblicato nel 2019, edizione digitale italiana da me letta del 2022, Rizzoli)

Un bel giallo, o poliziesco che dir si voglia. In effetti “poliziesco” è un termine adeguato perché la storia ha come protagonista una poliziotta, Noémie Chastain.

Il romanzo si apre con un’azione che vede Noémie condurre la sua squadra (antidroga) nella casa in cui si nasconde un trafficante che le spara un colpo di fucile in pieno viso. La giovane donna si trova così con un lato del volto deturpato da più cicatrici e ha comprensibili difficoltà ad accettarlo; ha comunque il desiderio di tornare quanto prima a lavorare, nonostante che a causa lo shock subito abbia perso – temporaneamente – un po’ di sicurezza e le capiti di dimenticare delle cose. Riceve un valido aiuto dallo psichiatra Melchior mentre il suo superiore e il suo vice (che era anche il suo uomo) ritengono opportuno allontanarla dal suo posto nella polizia parigina.

Noémie viene inviata perciò ad Avalone, un paesino di una regione del sud della Francia, dove potrà stare tranquilla e riprendersi dalla brutta esperienza e ha la missione di verificare se si possa fare a meno del commissariato del luogo, dove solitamente non succede quasi niente di criminale.

Ad Avalone Noémie si ambienta meglio e prima di quanto aveva immaginato e si sente un po’ in colpa perché la sua relazione sul commissariato probabilmente sarà determinante per la sua soppressione. Ma proprio quando sta per tornare a Parigi viene ritrovato un cadavere e lei deve rimanere per occuparsi dell’indagine, che intraprende dapprima controvoglia – perché vorrebbe tornare al suo posto nella squadra antidroga della capitale – poi con sempre maggior impegno. Procedendo con il lavoro, piano piano comincia anche a sentirsi meno in difficoltà per il suo aspetto. Le sue capacità e il suo intuito la conducono alla soluzione, nonostante si tratti di un delitto di parecchi anni prima.

Il personaggio di Noémie mi è piaciuto molto, mi è sembrato molto realistico, con la sua disperazione iniziale nel vedere il viso deturpato da più cicatrici, con i suoi scoppi di rabbia e la sua aggressività dettati dal disagio di essere vista, osservata, studiata, con la sua tenacia e la sua determinazione che la portano a risolvere un caso apparentemente quasi dimenticato.

Mi è piaciuto anche lo psichiatra che l’aiuta a riprendersi psicologicamente, sia quando è in ospedale, sia dopo che è uscita e anche (tramite computer) quando si è trasferita ad Avalone: è spesso un poco ironico e talvolta quasi brutale, e riesce ad avere con Noémie un rapporto per lei costruttivo.

I personaggi sono molti ed è interessante come ciascuno reagisce quando incontra Noémie per la prima volta. Dal canto suo lei dapprima cerca perfino – quando è possibile – di non mostrare il lato sfigurato del viso, poi, con il passare del tempo, affronta l’esame con aggressività, con ironia e infine con una certa indifferenza; certo quando è immersa nelle indagini per l’omicidio ha come obiettivo scoprire la verità e pensa molto meno a cosa la gente possa dire di lei e delle sue cicatrici.

Sinossi

A Parigi nessuno vuole più la capitana Chastain. Laggiù ad Avalone, tutti temono la sua indagine.

Per il direttore della polizia giudiziaria di Parigi la capitana della squadra antidroga Noémie Chastain è diventata un vistoso, scomodo ingombro. Il suo volto sfregiato da un colpo di fucile durante un blitz è un richiamo inquietante ai rischi del mestiere, nocivo per il morale dei colleghi. Così, senza tante cerimonie viene spedita in via provvisoria ad Avalone, nell’Aveyron: sulla carta, un’opportunità per rimettersi in sesto tra colline e campi disseminati di fattorie nella campagna occitana; di fatto, un trasferimento strategico per dare modo e tempo a chi di dovere di inchiodarla a una scrivania, abbastanza lontano dagli sguardi altrui. Nella sonnolenta cittadina, a ridosso di un lago artificiale, il compito di Noémie è valutare la possibile dismissione del commissariato locale, istituzione forse poco utile in quel luogo tranquillo. I giorni si trascinano con la lentezza di un continente alla deriva, fino a quando le acque del lago restituiscono alla superficie un fusto di plastica con dentro un cadavere. Parigi ha tradito Noémie Chastain, e ora, in questa lontana provincia, lei trova la forza e la determinazione di affrontare una nuova indagine fitta di segreti gravi e antichi. Anche se le risposte sembrano svanite nelle pieghe del tempo, irrimediabilmente erose dall’acqua, ormai inghiottite dai profondi silenzi custoditi con ostinazione degli abitanti di Avalone.

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Le sette morti di Evelyn Hardcastle – Stuart Turton * impressioni di lettura

(titolo originale “The Seven Deaths of Evelyn Hardcastle”, 2018; traduzione di Federica Oddera, edizione italiana digitale del 2019, Neri Pozza Editore)

Premetto che è difficile commentare questo romanzo senza anticipare troppo, cercherò di limitarmi a quanto viene raccontato nella sinossi (del cartaceo).

La storia inizia con un uomo che si risveglia in un bosco, una mattina, sotto la pioggia. Non ricorda niente di sé e non riconosce il suo corpo, né perché si trova in quel luogo. Ha un nome in testa, Anna, ma non sa perché né chi sia la persona con quel nome. Ode dei rumori, che ritiene essere quelli di una fuga seguita da uno sparo, poi un uomo sbucato dal bosco gli porge una bussola e gli consiglia di andare verso est. Lui segue il suggerimento e dopo aver camminato fino a uscire dalla foresta scorge una grande villa che poi scoprirà essere quella della famiglia Hardcastle, Blackheath House. Nella villa sono ospitate molte persone, per celebrare con una festa l’anniversario dell’omicidio di uno dei figli degli Hardcastle, avvenuto diciannove anni prima, quando questi era un bambino di sette anni.

Il protagonista (l’uomo senza memoria) si rende conto pian piano di essere “incarnato” nel corpo di un’altra persona e che si trova a Blackheath House per scoprire l’autore di un altro omicidio, che si svolgerà la sera, quello di un’altra figlia degli Hardcastle, Evelyn, appunto. Durante la sua “indagine” passa dal corpo di un ospite a quello di un altro ed è ostacolato da altri personaggi, che tentano anche di ucciderlo. Deve pertanto cercare di comprendere chi gli mente e di chi invece si può fidare. Tutto questo avviene nell’arco di una giornata, che finisce con l’assassinio di Evelyn, giornata che si ripete di continuo, fino a che il mistero non viene svelato.

La costruzione di questa storia mescola un tema fantastico con elementi del giallo classico e, fino a un certo punto, risulta a mio parere abbastanza convincente, ma cede nella conclusione (cosa che del resto temevo e mi aspettavo) che mi è parsa troppo artificiosa e debole come spiegazione di tutto il contesto. L’intreccio è interessante e anche il “rapporto” fra la personalità del protagonista (Aiden Bishop) e quella della persona che di volta in volta lo ospita; Aiden impara a sfruttare le caratteristiche sia fisiche che mentali delle varie persone in cui si incarna per avere così maggiori possibilità di scoprire chi uccide Evelyn e potersi liberare da quella situazione.

Durante tutta l’”indagine”, Aiden non ricorda niente del suo passato né del perché si trova a villa Hardcastle, anche il suo nome gli viene svelato da un altro personaggio; ricorderà qualcosa – il motivo del suo essere lì – solo alla fine.

Ho letto il romanzo in pochi giorni, volevo capire come l’autore avrebbe risolto il finale, dopo aver creato una vicenda tanto complessa e con notevoli incastri. Purtroppo come ho già scritto la fine mi ha delusa. D’accordo che è una storia fantastica (nel senso di non realistica) e che questo lo si capisce dopo poche pagine (se avessi letto le categorie in cui l’ebook è inserito nello store di amazon forse non avrei letto il romanzo perché una è Fantascienza viaggio nel tempo, argomento che non amo molto), ma la spiegazione del motivo per cui Aiden è a Blackheath House e deve scoprire l’assassino di Evelyn, ancora più di quella del delitto, resta incompiuta, molto vaga e insufficiente, un po’ troppo “coniglio tirato fuori dal cappello”, insomma. Peccato, perché per i primi due terzi e forse più il romanzo è avvincente e originale.

Come si può notare dalla “Sinossi dell’ebook” la mia opinione non è condivisa da molti. (Non è un “mistero da camera chiusa”)

Sinossi dell’ebook

Gosford Park incontra Inception, Agatha Christie e Black Mirror. Un romanzo geniale. Un rompicapo impossibile da risolvere. Una trappola da cui faticherete a liberarvi.

«Il debutto straordinario di Stuart Turton è qualcosa in cui il lettore non si è mai imbattuto fino ad ora». Financial Times

«Complesso, affascinante e sconcertante… Un debutto straordinariamente raffinato». The Times

«Questo libro mi ha fatto impazzire. È assolutamente originale e unico. Non riuscivo a togliermelo dalla testa». Sophie Hannah

«Da capogiro… abbagliante come il finale di uno spettacolo di fuochi d’artificio». Guardian

«Preparatevi a impazzire. Una lettura scoppiettante!» Daily Express

«Le sette morti di Evelyn Hardcastle è unico nel suo genere, una lettura brillante. L’ho divorato». Ali Land

«Diabolicamente intelligente. Diverso da qualsiasi cosa abbia mai letto, un trionfo assoluto». A. J. Finn

«Strabiliante e con un cast di personaggi straordinariamente bizzarri, questo è un mistero da “camera chiusa” come nessun altro». Sarah Pinborough

Sinossi del cartaceo

Blackheath House è una maestosa residenza di campagna cinta da migliaia di acri di foresta, una tenuta enorme che, nelle sue sale dagli stucchi sbrecciati dal tempo, è pronta ad accogliere gli invitati al ballo in maschera indetto da Lord Peter e Lady Helena Hardcastle. Gli ospiti sono membri dell’alta società, ufficiali, banchieri, medici ai quali è ben nota la tenuta degli Hardcastle. Diciannove anni prima erano tutti presenti al ricevimento in cui un tragico evento – la morte del giovane Thomas Hardcastle – ha segnato la storia della famiglia e della loro residenza, condannando entrambe a un inesorabile declino. Ora sono accorsi attratti dalla singolare circostanza di ritrovarsi di nuovo insieme, dalle sorprese promesse da Lord Peter per la serata, dai costumi bizzarri da indossare, dai fuochi d’artificio. Alle undici della sera, tuttavia, la morte torna a gettare i suoi dadi a Blackheath House. Nell’attimo in cui esplodono nell’aria i preannunciati fuochi d’artificio, Evelyn, la giovane e bella figlia di Lord Peter e Lady Helena, scivola lentamente nell’acqua del laghetto che orna il giardino antistante la casa. Morta, per un colpo di pistola al ventre. Un tragico decesso che non pone fine alle crudeli sorprese della festa. L’invito al ballo si rivela un gioco spietato, una trappola inaspettata per i convenuti a Blackheath House e per uno di loro in particolare: Aiden Bishop. Evelyn Hardcastle non morirà, infatti, una volta sola. Finché Aiden non risolverà il mistero della sua morte, la scena della caduta nell’acqua si ripeterà, incessantemente, giorno dopo giorno. E ogni volta si concluderà con il fatidico colpo di pistola. La sola via per porre fine a questo tragico gioco è identificare l’assassino. Ma, al sorgere di ogni nuovo giorno, Aiden si sveglia nel corpo di un ospite differente. E qualcuno è determinato a impedirgli di fuggire da Blackheath House…

Pubblicato in: I miei libri, Romance & rosa

La scommessa – Doppio gioco * libro di carta nuova edizione

Una nuova edizione anche del formato cartaceo, con la prima di copertina allineata a quella dell’ebook (opera di Romance Cover Graphic) per il mio romanzo: : “La scommessa – Doppio gioco

Una storia rosa con sfumature gialle.

Asia è una giovane donna intelligente e determinata che, dopo la morte dei genitori, gestisce insieme al fratello gemello Adriano l’azienda di famiglia, la Puccini System, che produce sofisticati sistemi di Intelligenza Artificiale.
Da qualche tempo la Riv Solution, una delle ditte concorrenti, sviluppa prodotti troppo simili a quelli della Puccini System e questo induce i gemelli a ritenere che qualcuno rubi i loro progetti per conto dell’azienda rivale.
Asia, esasperata dalla situazione, decide di occuparsi in prima persona delle indagini e scommette con il fratello di riuscire a individuare come avvengono i furti di idee e chi li commette.
Si fa perciò assumere, sotto falso nome, dalla Riv Solution.
Fino dai primi giorni, il suo capo e un altro dirigente, entrambi uomini affascinanti, iniziano a contendersi le sue attenzioni con galanti inviti a cena e intense partite a tennis. Asia cerca di non lasciarsi coinvolgere ma le rimane sempre più difficile resistere all’attrazione che prova per uno dei due colleghi e fingere di essere qualcun altro. Le cose si complicano ulteriormente quando le sue indagini sembrano indicare che il colpevole sia proprio l’uomo di cui si sta innamorando…

… mi domando se riuscirò nel mio intento. In qualche momento la convinzione di farcela vacilla un poco: me la cavo bene con l’informatica e ancora meglio nel mio lavoro ma non sono brava a mentire mentre una spia, o meglio una contro spia, che è il ruolo che mi sono imposta, dovrebbe esserlo. È la sfida più ambiziosa che abbia mai affrontato e mi impegnerò al massimo: la posta in gioco ne vale la pena.

Pubblicato in: Libri

I delitti della gazza ladra – Anthony Horowitz * impressioni di lettura

(Titolo originale “Magpie Murders”, trad. Francesca Campisi; originale pubblicato nel 2016; edizione italiana da me letta Rizzoli del 2021)

Se vi piacciono i romanzi che parlano di scrittori e in particolare i “romanzi nei romanzi” vi potrebbe piacere “I delitti della gazza ladra di Anthony Horowitz. Io l’ho trovato intrigante e a tratti anche divertente, ad esempio quando viene descritto il modo in cui lo scrittore protagonista (o co-protagonista per meglio dire) sceglie i nomi dei suoi personaggi, le ambientazioni e a chi si ispira per i personaggi stessi.

La trama in breve

Susan Ryeland lavora come editor in una casa editrice che ha pubblicato fra le altre cose i gialli di Alan Conway, tutti best seller, ambienatati negli anni Cinquanta e che hanno come protagonista un investigatore tedesco, Atticus Pünd, sopravvissuto ai campi di concentramento, che abita in Inghilterra. Susan si immerge nella lettura dell’ultimo dattiloscritto che Conway ha consegnato all’editore e lo legge fino alla fine (e noi con lei). Un momento… non proprio fino alla fine: manca l’ultimo capitolo, quello in cui si svela l’assassino. Al rientro in ufficio Susan chiede al suo capo (l’editore) se le ha fatto avere una copia incompleta ma lui le dice di essere rimasto altrettanto male nello scoprire che manca l’ultimo capitolo.

Non hanno nemmeno il tempo di contattare l’autore che viene diffusa la notizia che Conway è morto suicida.

Così Susan inizia a cercare il capitolo mancante ma presto la sua ricerca diventa un’altra: capire se davvero Conway si è suicidato o no…

Qui mi fermo, ovviamente, per non rivelare troppo.

Metà del libro è dedicata al romanzo di Alan Conway, dal titolo “Appuntamento con la morte”, scritto in terza persona, e l’altra metà alle ricerche di Susan e – un poco – alla sua vita privata, scritto in prima persona dalla stessa Susan.

Il romanzo è quello che si può definire un giallo classico, le indagini procedono con i detective che parlano con le persone e visitano i luoghi, anche l’ambientazione è quella di molti gialli di Agatha Christie (Alan Conway possiede l’intera collezione dei gialli di questa scrittrice, infatti…).

Riporto nel seguito due citazioni, che espongono pensieri che condivido.

La prima, dal romanzo di Conway, riferito ad Atticus Pünd:

Ma se una cosa aveva imparato dalla vita, era proprio la futilità del fare programmi in anticipo. La vita seguiva un piano tutto suo.

La seconda è una riflessione di Susan

Ho sempre adorato i gialli. Non solo per mestiere. Li divoro per piacere personale, ne faccio delle vere e proprie scorpacciate. Avrete senz’altro provato la sensazione di quando fuori piove, dentro casa c’è un bel tepore e letteralmente ci si perde in un libro. Continui a leggere e man mano senti le pagine scorrere tra le dita, finché d’un tratto quelle che mancano sono meno di quelle che hai letto e allora vorresti rallentare, invece prosegui a perdifiato verso una conclusione che hai quasi paura di scoprire. È questo l’eccezionale potere dei gialli che, a mio parere, occupano un posto speciale nel panorama generale della narrativa, perché tra tutti i personaggi il detective instaura una relazione particolare, per non dire unica, con il lettore.

I gialli ruotano attorno alla verità: né più né meno. In un mondo pieno di incertezze, non proviamo forse una naturale soddisfazione nel voltare l’ultima pagina sapendo che tutti i puntini sono stati messi sulle I? Le trame ricalcano la nostra esperienza del mondo. Siamo circondati da tensioni e ambiguità e trascorriamo metà dell’esistenza a tentare di risolverle, assaporando forse soltanto sul letto di morte il momento in cui tutto acquista un senso. Il piacere che in fondo regalano tutti i romanzi gialli. La ragione della loro esistenza. Ecco perché Appuntamento con la morte mi aveva irritato tanto, accidenti.

È il primo romanzo che leggo di Horowitz; l’ho trovato girellando su amazon e l’ho scelto perché mi aveva incuriosita la sinossi.

(A me questo genere di romanzi, della serie “il libro nel libro” piacciono molto, tant’è che ne ho scritto uno anch’io: “La grande menzogna”.)

Sinossi

Niente riesce a battere un buon giallo: con il più classico dei detective narcisisti, gli indizi ben disseminati nella trama, le false piste, i colpi di scena e, da ultimo, ogni tassello che si incastra nel posto giusto. Susan Ryeland, editor di una piccola casa editrice, ne trova immancabilmente conferma nei libri di Alan Conway che hanno come protagonista Atticus Pünd, infallibile investigatore per metà greco e per metà tedesco. Ora l’ultimo manoscritto di Conway è finalmente tra le sue mani, e Susan non vede l’ora di calarsi nei panni dell’investigatore per dare la caccia a un assassino che compie le sue efferatezze in un sonnolento paesino della campagna inglese degli anni Cinquanta. Ma stavolta, il nuovo romanzo dell’autore bestseller è destinato a cambiarle la vita. Perché oltre i cadaveri e la lista dei sospettati, dissimulata tra le pagine, Susan legge un’altra, incredibile vicenda – reale, questa volta – che intreccia la sua storia a quelle di Atticus Pünd e dello stesso Alan Conway, una vicenda che ribolle di gelosie, avidità e ambizioni sfrenate.

Ipnotico giallo al quadrato, labirintica storia nella storia, I delitti della gazza ladra immerge personaggi degni dei migliori classici del crime in un thriller moderno ad alto tasso di suspense. In cui anche tu, lettore, ti sentirai chiamato a individuare il colpevole.

L’autore (dal libro)

Anthony Horowitz, tra gli scrittori più prolifici ed eclettici del Regno Unito, ha firmato romanzi, serie tv, film e opere teatrali, ed è noto per la serie bestseller Alex Rider, di cui ha seguito anche l’adattamento cinematografico. Per la televisione ha prodotto, tra le altre, la prima stagione dell’Ispettore Barnaby. Nel 2014 ha ricevuto il titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero britannico per meriti in campo letterario. I delitti della gazza ladra ha riscosso grande successo in UK e nel resto del mondo ed è il primo volume della serie con protagonisti Susan Ryeland e Atticus Pünd.

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L’elmo di Odino: fiore di morte– Marialuisa Moro * Segnalazione

Segnalo la pubblicazione del nuovo ebook di Marialuisa Moro, il cui titolo completo è: “L’elmo di Odino: fiore di morte”. È il quinto thriller della serie norvegese, un’indagine di Mina Halvorsen. A questo link potete leggere l’intervista che ho fatto a questa scrittrice, di cui ho letto e presentato molti romanzi.

L’ebook è disponibile sullo store di amazon anche con l’abbonamento kindle unlimited.

Sinossi

Quinto thriller della serie norvegese.

Tobias Holden, noto scrittore di gialli storici, viene trovato morto nella sua villa. Il medico legale liquida il caso come morte naturale: infarto miocardico. Mina Halvorsen, da pochi mesi trasferita suo malgrado a Drammen, come ispettore di polizia, non è affatto convinta. Assillata da alcuni dettagli della scena, decide, come al solito, di indagare per conto suo, mettendo in gioco carriera e vita privata.

Il mistero si infittisce con altri “strani” decessi.

Cosa si cela dietro l’immagine di facciata di uno scrittore di fama?

Altri articoli sui romanzi di Marialuisa Moro

segnalazioni

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Tarocchi – giallo lombardo bavarese

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Il borghese Pellegrino – Marco Malvaldi * Impressioni di lettura

In questa storia, come in “Odore di chiuso”, troviamo fra i protagonisti (forse stavolta lui e il suo libro di ricette sono proprio i protagonisti) Pellegrino Artusi, nato a Forlimpopoli nel 1820 e vissuto a Firenze dal 1851, buongustaio e autore di un famoso libro di ricette, “La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene”.

Di cibo si parla parecchio, nel romanzo, anche perché la maggior parte dello stesso si svolge nel castello di Secondo Gazzolo, che ha una fiorente industria di carne in scatola e più di una volta vediamo lui e i suoi ospiti a tavola.

Siamo nel 1900 e un gruppetto di uomini si ritrova a Campoventoso, il castello del citato commendator Gazzolo, per perfezionare accordi commerciali con il governo turco; vi sono solo due donne, Delia, la figlia del ragionier Bonci, e la moglie del padrone di casa. Ci sono anche una cameriera, che preferisce essere chiamata Crocetta, invece che con il proprio vero nome, e un maggiordomo, Bartolomeo.

Il morto ci scappa dopo circa un terzo del romanzo ma l’autore rassicura noi lettori, con il consueto tono ironico, fino dalle prime pagine sul fatto che un cadavere ci sarà:

Sappiamo che la vita di ognuno di noi giunge al termine, ma non c è dato di sapere né come né quando.

E infine ci sei tu, amico lettore o più probabilmente amica lettrice, che rispetto al dottor professor Paolo Mantegazza e a tutti gli altri uditori della conferenza hai un vantaggio sleale. Cioè, siccome quello che stai leggendo è un giallo, sei perfettamente consapevole che nel volgere di qualche pagina qualcuna delle persone che stai per conoscere tirerà il calzino. E, seppure ignorando i termini precisi dell’evento, sai benissimo che verrà assassinata. Solo, ignori chi sta per lasciarci, e chi ne sia il responsabile.

Se hai un po’ di pazienza, ci arriveremo.

Divertenti anche i titoli dei capitoli: si comincia con “Inizio” e si prosegue con “Meno cinque” e via così fino a “Meno uno”, con un intermezzo dal diario di Pellegrino Artusi (più avanti ce ne sono altri tre), poi da “Uno” a “Cinque”, seguito da “Radice di trentadue”, “Sei”, “Due pi greco”, “Sette, credo”, “Sette per davvero”, “Da duecentosettanta a centosettantasei”, “Otto”, “Nove”, “Epilogo”.

Oltre all’originale vicenda gialla, abilmente costruita e intrigante, è come sempre il modo di narrare di Malvaldi a rendere piacevole la lettura nonché il parco dei personaggi, tutti molto vivi e realistici, con i loro difetti e le loro qualità.

Insomma, a me questo scrittore piace e a chi non lo conosce consiglio di assaggiare i suoi romanzi.

Nel blog potete leggere altri articoli sui suoi libri: “Vento in scatola”, “Negli occhi di chi guarda (citazione)”.