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I vizi capitali e i nuovi vizi – Umberto Galimberti * impressioni di lettura

È questo un testo del 2003, che ho letto nell’edizione pubblicata nel 2020.

È il primo saggio che leggo di questo filosofo. Si tratta di un libro breve, snello, dalla scrittura fluida, non per questo meno consistente. Anzi, consistente lo è anche troppo. Perché alla fine, mi pare, conclude che non abbiamo speranza, come genere umano (e non posso dargli torto).

Una delle cose che ho spesso pensato leggendo testi filosofici e affini, come questo di Galimberti, è che gli autori “si limitano” a mettere in ordine, a razionalizzare, a descrivere concetti spesso banali, che sono sotto gli occhi di tutti. E il valore sta nell’evidenziare ciò che è “normale”, nello spiegare perché si sono instaurati meccanismi di cui più o meno siamo a conoscenza ma di cui non siamo realmente consapevoli (o preferiamo non esserlo).

I vizi capitali di cui tratta questo libro sono i famosi sette: ira, accidia, invidia, superbia, avarizia, gola, lussuria; a differenza dei nuovi identificati da Galimberti sono “personali”, cioè sono difetti della personalità di individui singoli. I nuovi, invece sono (come è scritto nell’introduzione)

“tendenze collettive”, a cui l’individuo non può opporre un’efficace resistenza individuale, pena l’esclusione sociale. E allora perché parlarne? Per esserne almeno consapevoli, e non scambiare come “valori della modernità” quelli che invece sono solo i suoi disastrosi inconvenienti.

I sette nuovi vizi sono: consumismo, conformismo, spudoratezza, sessomania, sociopatia, diniego, vuoto.

Il diniego è l’indifferenza verso le disgrazie altrui, specie quelle che accadono lontano da noi e contro il quale andrebbe opposta la fraternità.

Il vuoto riguarda soprattutto i giovani, ed è nichilismo, incomunicabilità, mancanza di desideri, scarsa autostima perché

la famiglia non svolge più alcuna funzione e la società alcun richiamo…

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2020: Il lockdown e la pandemia in prosa e poesia – Daniela Domenici * segnalazione

Daniela Domenici pubblica un nuovo libro, ancora una volta dedicato al lockdown e alla pandemia.

Con le consuete sensibilità e giocosità l’autrice racconta le sue esperienze e gioca con le parole. La raccolta è preceduta dalla prefazione di Graziana Zaccheo. La copertina e l’impaginazione sono a cura di Tiziano Del Vino.

Il libro è disponibile in versione ebook e cartacea su amazon.

Sinossi

L’autrice ci accompagna con leggerezza e ironia in questo lungo e difficile 2020, offrendoci nuove prospettive e utili spunti di riflessione. In questa seconda parte del suo diario della pandemia Daniela Domenici regala ancora una volta emozioni, il suo ottimismo pervade queste pagine, dai pezzi in prosa alle composizioni in rima, contagiando la lettrice e il lettore… e spontaneo nasce un complice sorriso.

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La zia * racconto

Da quando era rimasta vedova, forse anche perché era senza figli, la zia aveva sviluppato una piccola e contenuta mania per la lettura dei tarocchi. I tre nipoti inizialmente avevano tentato di dissuaderla, ma lei li aveva tranquillizzati: «Non attribuisco loro molta importanza, per me sono solo una compagnia, mi aiutano a riflettere.»

Verificato che non aveva perso la testa per questa abitudine, nessuno ebbe più niente da obiettare. Anzi, ogni tanto per Natale qualcuno le regalava perfino un nuovo mazzo di carte e poi magari si divertiva a farsele leggere, e veniva regolarmente sorpreso da quanto la zia diceva: non interpretava i simboli per indovinare quel che era accaduto o sarebbe avvenuto, bensì per scavare nelle sensazioni e negli stati d’animo, talvolta contribuendo a fare un po’ di chiarezza nell’intimo ingarbugliato di chi l’ascoltava.

Una sera d’autunno la zia, parlando per telefono con il maggiore dei suoi nipoti gli disse: «Se dovesse succedermi qualcosa non voglio che tu e i tuoi cugini possiate litigare a causa del poco che possiedo e che vi lascerò, perciò ho scritto io tutto quello che serve e ho messo la busta indirizzata a voi tre nel primo cassetto del comò, sotto i fazzoletti.»

«Ma che dici, zia? Ti senti male? Vuoi che ti accompagni da un medico?» si allarmò lui.

«No, no. Sto bene; però ho come una sensazione strana… e allora, siccome non si sa mai, ho cercato di essere previdente. Ma non preoccuparti, è solo una sciocchezza da vecchia.»

Gli parve di sentire che sorrideva e, nonostante la sorpresa, si tranquillizzò; inoltre, in quel periodo, era molto impegnato con il lavoro e le parole della zia furono presto sommerse da molte altre,

Dopo una decina di giorni incontrò uno dei cugini che, fra una chiacchierata e l’altra, osservò: «È più di una settimana che non sento la zia, questo sabato non mi ha chiamato, come suo solito. Tu l’hai sentita?»

«No… nemmeno io» gli rispose, sentendosi pervadere da una sottile inquietudine. «Telefoniamole subito.»

«Pensi che stia poco bene?»

«Non so, l’ultima volta che le ho parlato era un po’ strana, è meglio che non aspettiamo. Non mi ero reso conto di quanto tempo è già passato da allora.»

Dall’altro capo del filo non rispose nessuno.

La trovarono seduta in poltrona, con il capo reclinato su una spalla e il suo primo mazzo di tarocchi fra le mani. La casa era tutta in ordine, pareva addormentata. Sotto i fazzoletti, nel cassettone, c’era la busta affettuosamente preparata per i nipoti.

(Maggio 1993, Gennaio 2021)

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Tornare – microracconto

Tornò molto cambiato, o forse erano cambiati quelli che una volta conosceva.

Non confidò mai a nessuno perché fosse tornato, e neppure perché tanti anni prima fosse partito.

Dei suoi viaggi gli rimanevano solo le cartoline illustrate che nel tempo aveva scritto alla madre e che lei aveva raccolto in una scatola di latta, assicurandosi che venisse conservata dopo la sua morte per consegnarla a lui. Perché un giorno, lei lo sapeva, sarebbe tornato.

Così, in uno stesso dono, lui conservava un ricordo di lei e dei paesi in cui aveva vissuto.

Talvolta, la sera, sedeva in giardino con la scatola aperta sulle ginocchia e prendeva in mano una cartolina. La guardava, leggeva le parole che lui stesso aveva tracciato, poi alzava gli occhi, e, senza vedere ciò che aveva davanti, restava a lungo immobile mentre il sole lasciava il posto alle stelle, immerso nel suo passato.

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Una sola luce blu – Sara Cerri * Segnalazione nuova edizione

Nel mese di dicembre 2020 è uscita la seconda edizione di “Una sola luce blu”, un romanzo di Sara Cerri, edito da Nino Bozzi, CTL Livorno.

Nel blog potete trovare anche le mie impressioni di lettura su questo bel romanzo.

Nel video potete ascoltare una breve presentazione a cura della stessa autrice.

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Dugan il Rosso – Giulia Masini – Segnalazione

Segnalo l’uscita del romanzo “Dugan il Rosso” di Giulia Masini, disponibile su amazon sia in formato ebook che cartaceo, su amazon dal mese di febbraio 2021. Si tratta di un romanzo autopubblicato di genere rosa storico, ambientato in età Vittoriana, autoconclusivo. (Editing: Federica Gaspari * Pagine: 247 cartaceo)

Un brano

Nel sentire che Dugan l’aveva raggiunta Olympia aprì gli occhi di scatto. Non voleva che lui si avvicinasse troppo, perciò retrocesse di un passo per ripristinare un’adeguata distanza, ma nel farlo urtò il tacco della scarpa sul bordo del tappeto e perse l’equilibrio, cadendo all’indietro. L’impatto con il pavimento non arrivò, il che poteva essere un bene se l’alternativa non fosse stata ritrovarsi avvinghiata a Dugan. L’uomo le aveva cinto la vita con un braccio e la stringeva tanto che i loro corpi erano tutt’altro che a un’adeguata distanza. Come se tutto quello non fosse abbastanza, Olympia lo fissò dritto negli occhi poi, non contenta, fece una cosa addirittura peggiore: abbassò lo sguardo e tutta la sua attenzione si concentrò sulle labbra; due labbra carnose, segnate da un paio di piccole cicatrici perfettamente allineate. Era conscia di dover distogliere gli occhi; quel comportamento poteva essere interpretato come un chiaro invito a baciarla e lei non voleva che accadesse una cosa del genere.

Bugiarda!, la apostrofò una vocina nella testa.

Prima che potesse anche solo pensare a cosa fare o dire Dugan la sospinse contro la libreria, quindi si puntellò con entrambe le mani sul bordo di uno dei ripiani e le catturò lo sguardo con quegli occhi grigi come un cielo in tempesta.

L’autrice presenta Dugan

Dugan è un personaggio secondario di un altro mio romanzo: Il Sigillo dei Kerrey. 

Se devo essere sincera non avevo alcuna intenzione di scrivere di lui, ma quando alcune lettrici hanno espresso il desiderio di leggere di Dugan, ho deciso di dedicargli un romanzo tutto suo. 

Chi ha letto Il Sigillo dei Kerrey sa che tipo è Dugan. Lui è irascibile, orgoglioso e odia tutto ciò che non è irlandese. Odia soprattutto gli inglesi, non solo per ciò che hanno fatto al suo popolo durante la Grande Carestia, ma perché li considera degli invasori. Perciò, potete benissimo immaginare cosa voglia dire per lui essere costretto ad andare a Londra…

Sinossi

Irlanda – Inghilterra, 1856

Quando Dugan O’Connor vede una bellissima sconosciuta aggirarsi per le vie del paese non indugia un solo secondo ad avvicinarla. Quello che non immagina è che si tratti di una inglese, e lui disprezza gli inglesi. Mosso dall’odio profondo che nutre verso gli invasori della sua terra, le nega le indicazioni che cerca, ma una volta tornato a casa se la trova di nuovo davanti, intenzionata a entrare nella fortezza di Dereney per parlare con suo cugino Liam, capo clan dei Kerrey. Dugan fa di tutto per indurla ad andarsene, minacciandola perfino di rinchiuderla nelle segrete, ma l’intervento della moglie del cugino gli impedisce di cacciarla.

Olympia Emory ha affrontato un lunghissimo viaggio per chiedere a Liam di aiutarla a scoprire cosa c’è dietro la morte di sua cugina Morgana e del marito di quest’ultima, Fenton Gaveston, marchese di Worlingthon. A Dugan, però, non importa ciò che l’ha spinta fino a lì: non vuole inglesi alla fortezza di Dereney e quando suo cugino accetta di aiutarla non può che essere felice dell’imminente partenza della donna. Ma il sollievo non dura molto perché Dugan si ritrova costretto, insieme alla sorella Maille, non solo a riaccompagnarla in Inghilterra, ma a restare in quel Paese tanto odiato fino a quando Liam non lo raggiungerà per sostituirlo nelle indagini.

Riuscirà Dugan a sopportare la compagnia della signora Emory e a vivere circondato da tutto ciò che ha sempre odiato con ogni fibra di sé? Ma soprattutto, sarà in grado di resistere alla crescente attrazione che suo malgrado scaturisce tra lui e Olympia Emory?

L’autrice

Giulia Masini nasce a Lucca nel 1973. La sua passione per la scrittura inizia quando è poco più di una ragazzina con la scrittura di alcuni racconti che custodisce gelosamente fino a quando le viene voglia di riprenderne in mano alcuni per svilupparli in modo più articolato. Nel 1997 nasce il suo primo romanzo: “L’Orlando Blu”, che pubblica dicembre del 2015. Segue poi il secondo romanzo “Il Sigillo dei Kerrey”, storico ambientato nell’Irlanda della seconda metà dell’800. Nel 2016 pubblica un nuovo storico “Maybelle Tentazione Proibita”. Tra luglio del 2018 e giugno 2019 dà vita alla serie “Macaron e una tazza di tè”. A maggio del 2020 pubblica “Sandalo e menta”, a dicembre del 2020 “Ti detesto… Ma anche no!”, e a febbraio del 2021 “Dugan il Rosso”.

La sua pagina Facebook: https://www.facebook.com/giuliaemmeautrice/

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La meta – microracconto

Quando mi misi in cammino pensai che il mio viaggio non sarebbe durato più di qualche mese. Invece sono passati vent’anni e non sono ancora arrivato. Ogni angolo sembra celare il mio traguardo, mentre nasconde un altro angolo e questo un altro ancora, sono migliaia quelli dietro a cui ho voltato e so che migliaia ancora mi attendono. Ho capito da un po’ che sto percorrendo una sorta di spirale, e che potrò un giorno trovare il suo centro solo se vent’anni fa ho scelto la direzione giusta.

(1996)

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Di qui a qualche anno – Francesco Zampa – Segnalazione

Segnalo l’uscita di un interessante romanzo distopico dal titolo “Di qui a qualche anno” di Francesco Zampa, disponibile sia in formato ebook che cartaceo, sui vari store (es. amazon, kobo).

L’autore ci presenta il romanzo con queste parole:

Durante la pandemia, avevo ripreso la corsa dopo alcuni mesi. Riassaporavo quella libertà una volta scontata e mi consideravo ancora fortunato, almeno fino a quel momento. Poi ho pensato a cosa sarebbe successo se la malattia fosse stata molto più grave, letale, nello sfondo di una società attuale.

Ho ipotizzato così la reazione degli uomini impotenti di fronte alla perdita del bene supremo, nel retaggio antico e oggi tristemente noto della violenza di genere.

L’uomo difficilmente cambia, si adatta, forse, ma non è detto che sia una legge della natura.

Di solito scrivo gialli seriali, un dittico dei quali è già dedicato a questo argomento in due sfaccettature diverse, però mi piace sviluppare anche idee diverse.

Sinossi

In un presente indefinito, un male misterioso fa strage di donne fertili e una mutazione spontanea preserva le superstiti con la sterilità. Molti uomini cadono nella disperazione, vittime collaterali, mentre si scatena una guerra silenziosa per il possesso della ambite prede rimaste, sullo sfondo di una società ancora organizzata ma sull’orlo del caos.
Il detective William Eckart è abituato agli incarichi di mariti traditi e non ha avuto troppe difficoltà a modificare le sue prestazioni professionali sull’onda del mutato ordine sociale.
Per scrupolo, ha anche messo al sicuro sua moglie Leyla in un programma protezione, con il patto indissolubile di perdere ogni contatto.
Quando il commissario Branagh cerca sia Leyla che Rivka, una ragazza ebrea scomparsa, Eckart non può fare a meno di andare a cercare dove non dovrebbe, incrociando la sua strada con quella dei molti altri che vorrebbero impadronirsi della ragazza.

Francesco Zampa (1964), è un maresciallo dei carabinieri e trae parte della sua ispirazione da un’esperienza ultratrentennale, dal cinema e da tanta lettura.