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Il mestiere di vivere – Cesare Pavese * citazione #17

Due brevissimi pensieri da “Il mestiere di vivere”, il diario di Cesare Pavese. Sul secondo sono particolarmente d’accordo.

1942

30 agosto (a Gressoney)

Amore è desiderio di conoscenza.

4 settembre (a Gressoney)

Si desidera fare un’opera che stupisca per primi noi stessi. (cfr 4 maggio)

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Il mestiere di vivere – Cesare Pavese * citazione #13

Ancora qualche frase, brevissima, da “Il mestiere di vivere”, il diario di Cesare Pavese. Non necessariamente sono d’accordo con le sue affermazioni, le riporto come suoi pensieri.

1940

12 settembre

La vita pratica si svolge nel presente, la contemplativa nel passato. Azione e memoria.

12 ottobre

L’amore ha la virtù di denudare non i due amanti l’uno di fronte all’altro, ma ciascuno dei due davanti a sé.

15 ottobre

Le cose si ottengono quando non si desiderano più.

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Il settimo regalo – Dominique Valton * Impressioni di lettura

Un piccolo libro, questo di Dominique Valton, ma piccolo solo nelle dimensioni fisiche, perché dentro vi troviamo raccontato o meglio celebrato o meglio condiviso ciò che conta davvero: la vita e la morte, l’amore, la maternità e la paternità (che altro non sono se non una forma di amore). E anche l’amore per la scrittura, perché no, perché chi scrive ama farlo, ne prova il desiderio e la necessità.

Sette racconti, dunque, sette modi di fare un regalo alla persona (o alle persone) amata (amate). Racconti che colpiscono dentro perché parlano di sentimenti che tutti, in un modo o nell’altro, per un lungo tempo o per brevi istanti abbiamo provato. I protagonisti potremmo essere noi o persone che conosciamo, che ci sono vicine: nelle loro vicende c’è qualcosa che abbiamo vissuto anche noi. Sette regali per il lettore.

Un piccolo grande libro, insomma, che parla al cuore in modo diretto, senza retorica.

I titoli dei racconti

Il regalo
Arthur
La Crociera
Il Compleanno
Lettera a mio figlio
È un regalo per te
Il Settimo Regalo

cover settimo regalo

Sinossi

Cos’è un regalo?
Il riciclo di un oggetto inutile?
Un investimento per il futuro?
Il ricordo di un istante particolare?
Una richiesta di attenzione?
Oppure è un dono prezioso che nasce dal cuore?

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Un marito per Martha – Ella S. Bennet * Segnalazione

Segnalo la pubblicazione di questo breve romanzo rosa ambientato nel periodo Regency, sia nel formato ebook kindle sia come libro cartaceo. È il terzo romance di ambientazione Regency scritto da questa autrice.

Questa la presentazione dell’autrice

Questo romanzo breve è, come gli altri di ambientazione Regency che ho scritto, una sorta di fiaba (in questo caso direi che si tratta di una delle innumerevoli versioni di Cenerentola). Non vi troverete scene di sesso, è una semplice storia d’amore.

Forse la vicenda non è molto realistica, per questo l’ho paragonata a una fiaba. L’intento è quello di offrire un racconto gradevole, con personaggi credibili e coerenti, per una lettura piacevole e rilassante.

Cover Un marito per Matha EBOOK by RCG (2)

Questa la sinossi

Romanzo breve di ambientazione Regency

Miss Martha Stevens ha diciannove anni, è orfana e vive con dei lontani parenti, di cui ricambia l’ospitalità occupandosi di molti dei lavori di casa. Quando i parenti progettano di darla in moglie a un vecchio, Martha decide di fuggire.
Prima di andare verso il Nord a cercare un lavoro, Martha accetta l’invito di Claire, la figlia dei conti di Allston, con cui aveva stretto amicizia nel collegio per signorine che frequentava quando i genitori erano vivi.
Nella residenza del conte ci sono altri ospiti e fra questi alcuni gentiluomini. Claire vorrebbe che uno di questi chiedesse a Martha di sposarlo e si adopera perché questo succeda.

Ma le cose non vanno come Claire aveva previsto…

L’autrice
Ella S. Bennet ama follemente i libri e le belle storie. Legge e scrive in ogni minuto del suo tempo libero. A questo link il suo blog: Ella S. Bennet e le sue storie.

La cover
è stata realizzata da Romance Cover Graphic.

Altri articoli sui romanzi di Ella S. Bennet – Segnalazioni

Let it snow – Quando nevica tutto puo succedere…

Let it snow – Appuntamento con l’amore

Let it snow – Amore sotto la neve

Un libertino per marito

Il patto di Alicya

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Amabile canaglia – Miriam Formenti * Impressioni di lettura

Una trama romantica non banale, con protagonisti che si fanno apprezzare fino dalle prime pagine, entrambi determinati e disposti a mettere i propri valori e i propri affetti al di sopra delle convenzioni sociali. Anche gli altri personaggi sono ben delineati e la storia è decisamente avvincente. Superfluo, ma forse no, sottolineare che la narrazione è di qualità, come sempre nei romanzi di Miriam Formenti.
Il racconto che segue il romanzo ne costituisce, in pratica, l’epilogo.

cover amabile canaglia formenti

Sinossi

IL LIBRO CONTIENE IL ROMANZO “AMABILE CANAGLIA” E IL RACCONTO “FINO AL NOSTRO ULTIMO RESPIRO”
Secondo volume della trilogia “Cronache settecentesche”

Una corsa contro il tempo e un amore che resisterà a ogni avversità
“Amabel non cercava soltanto un futuro sereno accanto a un uomo rispettabile che suscitasse nel suo cuore un affetto riconoscente. Lei sognava altro. Voleva che qualcosa di speciale la legasse al suo compagno, e che lui la desiderasse così tanto da provocare nell’anima e nel corpo un’irresistibile brama. Voleva un amore grande, vivo, ardente.”
1756
Giunte a Londra per debuttare in società, le sorelle Lynch scoprono che il loro nobile zio è in viaggio e che il palazzo di famiglia è abitato da un conte italiano.
Convinte di non avere altra scelta, decidono di tornare in Irlanda, ma un terribile evento coinvolge Pearl, la maggiore, e Amabel è costretta ad accettare l’aiuto di uno sconosciuto e a dargli fiducia.
Giovanni Calozzi, tanto affascinante quanto sfrontato, è un uomo disilluso dalla vita, che non crede nell’amore né ha sogni da realizzare. Tuttavia, quando incontra quella ragazza dai capelli rossi, impulsiva, generosa e intraprendente, si rende conto di avere ancora dei desideri.
Resistere è impossibile, e mentre la passione divampa fra loro la sorte di Pearl sembra appesa a un filo.

 

Pubblicato in: Libri, Romance & rosa

Il gioco dell’inganno – Adele Vieri Castellano * impressioni di lettura

Una storia d’amore e di avventura che ho trovato avvincente, con un’ambientazione suggestiva, una Venezia affascinante, misteriosa e pericolosa. Un protagonista maschile che qualunque eroina di romanzo vorrebbe trovarsi accanto…
Un testo ben scritto, che si legge con piacere.
Forse certi aspetti della trama non sono molto realistici, ma leggendo questo libro sono stata impaziente di scoprire cosa succedeva dopo, pagina dopo pagina, e mi è dispiaciuto arrivare alla fine: quindi va bene così, no?

Sinossi

Venezia, 1796. Lorenza, la giovane figlia del barone Marianin, sa che la attende un matrimonio senza amore e vuole concedersi un’ultima giornata di libertà tra le calli invase dalla folla colorata e festante del Carnevale. Bellissima e spavalda, non sa che la frenesia e la confusione nascondono grandi pericoli per una ragazza sola e sta per essere vittima della violenza di due uomini mascherati. Ma in suo soccorso arriva la più fosca e sinistra delle maschere: la baùta. Chiunque si nasconda dietro quel volto di cartapesta, ha negli occhi e nella voce il fascino della notte che è insieme rifugio dei briganti e covo delle stelle. Aristocratico o spia, la baùta non vuole rivelare il suo nome, trincerandosi dietro la sua fermezza elegante e decisa. Lorenza sa che non riuscirà a dimenticarlo, senza immaginare che poco tempo la separa dall’incontrarlo di nuovo… L’uomo misterioso è un’ombra tra le ombre che si muovono nella fitta rete di inganni della politica veneziana, in cui Lorenza sarà presto coinvolta in un crescendo di rivelazioni fatali e infuocata passione.

cover gioco inganno

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La scommessa * nuova cover per l’ebook

Una nuova cover per questo romanzo in ebook, che parla, fra le altre cose, di tennis, come nel brano sotto riportato. Ma anche di spionaggio industriale e d’amore.

cover La scommessa 2018

 

Un custode del circolo sta annaffiando il campo, aspettiamo che finisca prima di entrare. La serata è tiepida e il cielo sereno, l’ideale per una partita.

«Da che parte preferisci stare?»

«È lo stesso. Tanto poi giriamo, no?»

Annuisce. Cominciamo a scambiare e cerco di non colpire bene: palla in rete, poi lunga. Mi permetto un bel rovescio, il mio colpo preferito.

«Complimenti!» dice Claudio.

«Fortuna» mento.

Dieci minuti di palleggio mi sembrano sufficienti e, anche se so che dovrò perdere, propongo: «Proviamo qualche servizio?»

«Come preferisci.»

Sembra distante, perfino distratto. Non capisco perché mi abbia invitata, forse si sta già annoiando: non gioca male, almeno a vedere questi suoi primi colpi, e probabilmente non si diverte con l’imbranata che sto interpretando.

Forse se fingessi di farmi male toglierei dall’imbarazzo lui ed eviterei un’ora sgradevole per me… ma sono sicura che si sentirebbe in dovere di essere premuroso, e questo sarebbe anche peggio. Del resto ho voglia di usare un altro po’ la racchetta e non mi va di inventare un trucco per smettere.

«Comincia tu» mi invita.

Annoiato o no, Claudio sembra proprio essersi imposto un comportamento da perfetto cavaliere e questo sta cominciando a stancarmi, ma di nuovo nascondo la mia irritazione: ringrazio e servo. Piano, naturalmente, e senza imprimere alla palla alcun effetto. Agevole per lui guadagnare il primo quindici con un bel lungo linea. Mi sforzo di continuare così, limitando l’energia e la precisione dei miei colpi, il mio senso per il tiro vincente. Ma è uno strazio. Ogni tanto mi concedo qualcosa, anche perché non intendo certo perdere sei a zero. Ho l’impressione che anche lui non si stia impegnando: cavallerescamente non vuole approfittare della debolezza dell’avversaria.

Avevo creduto che mi sarei divertita comunque, invece il tempo non passa mai, è trascorsa solo una quarantina di minuti. Non scambiamo molto, lascio che chiuda molti diritti, che sono la sua specialità, come ho notato: il punteggio è 4-0 per lui.

Mentre ci soffermiamo per bere, delle voci si avvicinano; mi sembra di riconoscerne alcune e ne ho la conferma quando un gruppetto di persone gira l’angolo e prende posto sulle due panche situate vicino alla rete che delimita il campo.

Non sono affatto contenta nel constatare che Giorgio e Melissa, con altri quattro che non conosco, sono venuti a vedere me e Claudio giocare. Anche sul viso del mio compagno passa un’ombra di disappunto, ma raggiunge lo stesso il gruppo e saluta tutti cordialmente. Mi costringo a imitarlo e, intanto, Giorgio gli spiega: «Quando ho detto ai ragazzi della squadra che avresti giocato con la nostra nuova collega hanno insistito per venire a vedervi. Quindi eccoci qua.»

Ostenta un’aria angelica in cui non credo per niente.

Mi odio. Perché non sono stata zitta l’altro giorno al bar?

Tornando a prendere posto in campo Claudio mi sussurra: «Mi spiace, spero che non ti dia fastidio la loro presenza.»

Altro che fastidio. Sono troppo infuriata, più che altro con me stessa, per rispondergli e mi limito a un gesto della mano che dovrebbe significare “ma figurati”. So che sono scortese, ma non riesco a fare di meglio.

Riprendiamo la partita, sta a me servire. Il mio braccio sfugge al controllo della mia volontà e la mia battuta forte e angolata mette in difficoltà Claudio: la sua risposta è corta e mi guadagno il quindici con uno dei miei rovesci. Dalle panchine applaudono.

La mia rabbia è alle stelle, il mio proposito di tenere un basso profilo e non farmi notare è decisamente fallito. Quando sono in vantaggio 40-0 mi ricordo che mi ero ripromessa di giocare male e, sforzandomi, faccio un doppio fallo, poi lascio che un diritto, discreto ma non imprendibile, mi passi accanto e infine sotterro una volée in rete.

Quaranta pari, mi complimento con me stessa per il mio autocontrollo. Peccato che proprio in questo momento Melissa dica a Giorgio, piano ma non abbastanza che io non possa sentirla: «Vedi, non sa giocare, nei primi quindici è stata solo fortunata.»

Va bene così, mi ripeto, questa è l’impressione che volevo dare. Lottando contro me stessa regalo a Claudio un altro doppio fallo, dandogli il vantaggio. Quanto mi costa perdere così, senza combattere davvero: se l’avessi immaginato non avrei accettato l’invito. Al mio orecchio arriva un’altra osservazione, di una delle due colleghe della squadra di tennis: «Non ha nessuna visione del gioco, continua a servire sul diritto di Claudio, non ha capito che è il suo fondamentale migliore.»

Cavolo, certo che l’ho capito, ho capito anche molto altro. Non ce la faccio più e servo in modo impeccabile. Siamo di nuovo pari. La voce dentro di me che insiste affinché continui a giocare male si fa sempre più fievole, la presenza degli spettatori ha reso la mia recita una tortura. Inoltre sono sicura che Claudio non stia colpendo al suo meglio perché sono una donna ed è un’altra cosa che non sopporto.

Insomma, sto per scoppiare.

Dopo i successivi palleggi ottengo il vantaggio, che, poco dopo, diventa punto. 4-1 per Claudio.

Il suo primo servizio è ridicolo e lo punisco con un lungo linea di diritto, so tirarli bene anch’io. Imprendibile. Qualcuno nel gruppo sussurra “Che culo” e questo mi dà altra carica.

Stavolta Claudio colpisce la palla con più energia, mandandola verso l’esterno, sul mio rovescio; forse pensa di mettermi in difficoltà dato che per la maggior parte delle persone il rovescio è il colpo più debole, ma è lui ad esserlo, la mia risposta lo sorprende e si salva per un pelo, con un tiro corto che mi offre l’estro per una demi volée vincente.

«Brava!» esclama. Sportivo, il mio avversario. Rigido e antipatico ma sportivo.

Proseguiamo e alla fine il punto è mio. In platea c’è brusio, ma non riesco a udire nemmeno una parola e non mi importa più cosa dicono.

Di nuovo servo al mio meglio; anche i colpi di Claudio sono più pesanti e incisivi, avevo ragione, finora era stato cavalleresco: ora non ha più motivo di esserlo e poi non vorrà perdere davanti ai colleghi. Dopo alcuni quindici lottati recupero i due punti di svantaggio: siamo pari, 4-4.

Adesso giochiamo a ritmo sostenuto, finalmente questo è tennis. Al cambio di campo, sul 5-4 per lui, Claudio mi indirizza uno sguardo strano, di sfida ma non solo, non riesco a decifrarlo. Il mio cambiamento di gioco forse lo ha indispettito e non si sente più in dovere di essere cavaliere. Pazienza se se l’è presa. Non è cosa di cui mi importi, mi interessa solo colpire la palla e rimandarla di là dalla rete, nel modo e nel punto che la rendano difficile da raggiungere. So che mi sto comportando da idiota perché così non passo certo inosservata. Ma mi sono lasciata coinvolgere nella partita e ormai non posso che continuare. Oltre tutto Claudio è davvero bravo, un avversario di tutto rispetto, e misurarmi con lui è stimolante.

 

 

Pubblicato in: Fantascienza, Libri

Glitch (Wired Vol. 1) – Mirya * Impressioni di lettura

Una bella storia d’amore, soprattutto.
I protagonisti, adolescenti, riescono a superare ciascuno le proprie paure e i propri pregiudizi e a capire che possono davvero fidarsi l’uno dell’altra, nonostante le differenze tra loro.
Sì, perché in certo modo sono come Giulietta e Romeo, le loro famiglie appartengono a classi diverse e loro stessi, pur essendo entrambi Wired, lo sono in modo diverso.
È molto bello e originale il cammino che percorrono insieme per crescere e far uscire alla luce i sentimento che c’è fra loro.

cover Glitch

L’ambientazione, fantascientifica, può sembrare già vista, e magari lo è: una scuola per ragazzi superdotati; c’è il Male che incombe su tutti loro a anche sul mondo. Ma del resto si è già scritto di tutto, la bravura di un autore – autrice in questo caso – sta nell’esprimere qualcosa di nuovo su un canovaccio già visto, nel raccontare in modo diverso una storia che sembrava di conoscere, ma la conoscevamo diversa, non era così, i personaggi non agivano e non pensavano come Leanne, Caleb e i loro amici.
Ho letto Harry Potter, la saga di Terramare e diversi romanzi young adult in cui ci sono storie simili a questa. Ma l’ho trovata comunque diversa dalle altre, originale e mi è piaciuta. E non ha niente da invidiare alle storie più famose.

Infine, da sottolineare, la bravura dell’autrice con le parole, le frasi. Una scrittura davvero di alto livello e, nello stesso tempo, molto fluida e chiara.

Sinossi

A partire dalla generazione 3.0, gli esseri umani si sono abituati a essere quasi sempre connessi al web, tramite il portale installato nella nuca. Ma alcuni di loro sono davvero sempre connessi, e possono accedere a un’altra realtà virtuale, in cui si trova la loro altra anima.
Considerati pericolosi dal resto dell’umanità, i Wired vivono nascosti e sono educati in scuole nascoste, dove imparano a gestire i loro poteri e i loro Alter.
Leanne non sapeva di essere una Wired impura, finché non ha percepito la sua Alter.
Caleb ha sempre saputo di essere un Wired puro, nato e cresciuto per onorare il DNA della sua famiglia.
Il loro odio dura da più di quattro anni.
Il loro amore è appena iniziato.
E tutto il Mondo Connesso scommette contro di loro.

L’autore

Mirya vive a Ferrara con il marito, il figlio e un gran numero di personaggi immaginari. Il suo desiderio di includere nel nucleo familiare il kindle si è scontrato con la definizione di essere umano, che pare non potersi estendere al reader, nonostante esso risulti più utile e affezionato di alcuni cosiddetti esseri umani. Sempre a Ferrara, per non ammorbare il resto del mondo, Mirya insegna le materie umanistiche e la sopportazione del dolore agli alunni liceali, celandosi dietro al suo reale nome anagrafico che, come tutte le cose reali, non dice nulla della realtà.

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William e Emily – Antologia di Spoon River – Edgar Lee Masters

(Edgar Lee Master (1868 – 1950) * Spoon River Anthology, ovvero l’Antologia di Spoon River è del 1915)

Di questa poesia mi hanno colpita, fino dalla prima volta in cui l’ho letta, i primi due versi. È malinconica, a mio parere. Sì, è decisamente malinconica.

There is something about Death
Like love itself!
If with some one with whom you have known passion,
And the glow of youthful love,
You also, after years of life
Together, feel the sinking of the fire,
And thus fade away together,
Gradually, faintly, delicately,
As it were in each other’s arms,
Passing from the familiar room –
That is a power of unison between souls
Like love itself!

cover Spoon River