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Beppe Fenoglio, Una questione privata

tornato in mente via FB

Antonella Sacco

Questo breve romanzo di Beppe Fenoglio mi ha riportata indietro nel tempo, a quando, poco più che adolescente, ho letto altre sue opere, fra cui “Il partigiano Johnny” e “I ventitré giorni della città di Alba”. Il tuffo nel passato è stato doppio, perché oltre a ricordare la me di allora, ho ritrovato una scrittura e dei temi che nei romanzi di adesso (e sì che sono trascorse solo alcune decine di anni dal 1963, anno di pubblicazione, postuma, di “Una questione privata”) non ci sono.

Forse è una scrittura meno moderna o forse solo più colta e più poetica. Spiego cosa intendo con un esempio, una parte della descrizione del protagonista:

Milton era un brutto: alto, scarno, curvo di spalle. Aveva la pelle spessa e pallidissima, ma capace di infoscarsi al minimo cambiamento di luce o di umore. A ventidue anni, già aveva ai lati della bocca due forti…

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Fantasmi in bottiglia – ebook * su tutti gli store

Dal 2022 il romanzo è disponibile solo su amazon, sia in formato ebook sia cartaceo.

In questi giorni ho inserito, tramite Streetlib, il mio romanzo per ragazzi “Fantasmi in bottiglia“, in formato ebook, su tutti (più o meno) gli store online. Quindi potrà essere scaricato non solo da amazon e quindi in formato .mobi, ma anche, per esempio, da Google Play e quindi in formato .epub.

cover Fantasmi in bottiglia

Nel seguito i link ad alcuni degli store

kobo

https://www.kobo.com/it/it/ebook/fantasmi-in-bottiglia

google play

https://play.google.com/store/books/details/Antonella_Sacco_Fantasmi_in_bottiglia?id=xUhNDwAAQBAJ

ibs

https://www.ibs.it/fantasmi-in-bottiglia-ebook-antonella-sacco/e/9788827575260?inventoryId=99731437

streetlib

http://stores.streetlib.com/it/antonella-sacco/fantasmi-in-bottiglia/

https://sell.streetlib.com/book/fantasmi-in-bottiglia-antonella-sacco

 

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Leggendo romance #3

Esplorando fra gli ebook scaricabili con l’abbonamento kindle unlimited mi sono imbattuta in alcuni romanzi di Lisa Kleypas, anch’essi ambientati nell’Ottocento inglese, anche se oltre vent’anni dopo rispetto a quelli che ho letto di Mary Balogh.

Di entrambe le autrici ho letto una serie, e ho rilevato un’analogia fra le due serie.

Individuare analogie è per me qualcosa di automatico, forse legato alla mia mentalità matematica? In Matematica (e forse più ancora in Fisica) trovare analogie spesso significa trovare una legge, cioè una regola che predice un certo risultato o comportamento ogni volta che “succede una certa cosa in un certo modo”.

Divagazioni a parte, inizio con l’elencare i romanzi che compongono le due serie:

di Mary Balogh

serie Bedwin
Un’estate da ricordare (prequel)
Sposa a metà (#1)
Incidente d’amore (#2)
Una lady scandalosa (#3)
La tentatrice (#4)
Innamorarsi di un lord (#5)
Il duca di ghiaccio (#6)
Semplicemente amore (sequel)

di Lisa Kleypas

serie le zitelle, meglio in inglese The wallflower
Magia di un amore (prequel, 1832 e 12 anni dopo)
Segreti di una notte d’estate (#1 – 1841)
Accadde d’autunno (#2 – 1843)
Peccati d’inverno (#3 – 1843)
Scandalo in primavera (#4)

The wallflower sono le ragazze che fanno da tappezzeria nelle feste da ballo; non essendoci in italiano una parola per indicarle, è stato usato il termine zitelle, che ha un’accezione abbastanza diversa, a mio parere.

cover duca ghiaccio

I Bedwin sono sei fratelli, due donne e quattro uomini, il maggiore dei quali ha il titolo di duca di Bewcastle ed è uno degli uomini più ricchi e potenti d’Inghilterra. Ognuno dei sei romanzi della serie (escludendo cioè prequel e sequel) narra la storia d’amore di uno dei Bedwin, nell’ordine: Aidan, Rannulf, Freya, Morgan, Alleyne e Wulfric. Naturalmente sono sempre presenti, più o meno, anche gli i fratelli e altri personaggi che vengono introdotti nei vari episodi.

Le wallflower (preferisco chiamarle così) sono quattro ragazze che, accomunate da uno scarso successo con i gentiluomini, stringono amicizia; sono Annabelle, Evangeline detta Evie e le sorelle americane Daisy e Lillian. Anche in questo caso ciascuna di loro è protagonista di un romanzo, che ha nel titolo una delle quattro stagioni. L’estate per Annabelle, l’autunno per Lillian, l’inverno per Evie e la primavera per Daisy.

E dunque l’analogia?

In ciascun romanzo della serie dei Bedwin il duca di Bewcastle, pur non essendo il protagonista se non nel sesto libro, ha un ruolo di rilievo, spesso quasi da deus ex machina, in quanto risolve problemi di vario genere che affliggono i protagonisti, grazie alla sua acuta intelligenza e alla sua influenza.

cove accadde autunno

Nei romanzi dedicati alle wallflower abbiamo un personaggio maschile piuttosto simile al duca: si tratta del conte Marcus Westcliff. Il suo titolo è fra i più antichi d’Inghilterra e lui è ricco e potente. Ha due sorelle, le cui storie sono narrate nel prequel. Sia in questo romanzo che negli altri quattro assolve lo stesso compito di Bewcastle, contribuendo a risolvere i problemi in cui si trovano i vari protagonisti. L’episodio a lui dedicato è il secondo.

Questo porta a qualche conclusione? Direi di no. A meno di non voler scrivere alcuni romanzi che abbiano come protagonisti dai quattro ai sei amici e/o parenti: in tal caso un modo per tenerli collegati e dare, magari, più rilievo a un personaggio che a un altro (e quindi dotarlo di maggior fascino e di capacità di destare più interesse) è quello di scegliere fra i vari protagonisti una figura carismatica, capace, potente o magari disposta a tutto, che possa cavare d’impiccio gli altri e tirare le fila della famiglia o del gruppo, ma senza prevaricare troppo.

 

 

 

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Il libro dell’inquietudine, Fernando Pessoa #29

L’uomo non deve potersi guardare in volto, perché è la cosa più terribile che esista. La Natura gli ha dato il dono di non potersi vedere, come gli ha dato il dono di non poter fissare i suoi stessi occhi.

L’inventore dello specchio ha avvelenato l’animo umano.

20171025_114646 Pessoa29

 

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Il destino in una stella – Miriam Formenti * Impressioni di lettura

Ho trovato questa storia particolarmente dolce, nonostante la presenza di una cattiva davvero perfida e tenace e di altri personaggi negativi.

Dopo una serie di vicende che sembrano condannarla all’infelicità, il destino della principessa Stella, ovvero la protagonista, ha una svolta e le offre una speranza di serenità e forse di più, facendole incontrare un uomo che decide di proteggerla.

In questo romanzo, a differenza che in altri della stessa autrice, il protagonista maschile non è eccessivamente intransigente e rigido, penso sia soprattutto questo ad avermi dato la sensazione di dolcezza.
Un rosa davvero rosa, insomma.

Sinossi

Trilogia “Cronache settecentesche”
Volume I
Romanzo autoconclusivocover destino stella

Milano 1751
Di ritorno da una missione diplomatica nello Stato Pontificio, il maggiore Riccardo Rubino Leoni è oggetto di uno scambio di persona e gli vengono rocambolescamente affidati una ragazza sotto l’effetto del laudano e un incarico molto insolito.
Lei è la principessa Stella Battaglia, sposa infelice di un uomo anziano che non la ama e che la disprezza, e durante quella notte, credendo di vivere in un sogno con l’uomo che ha da sempre desiderato, si offre allo sconosciuto che le sta accanto, concedendosi per la prima volta alla passione.
Solo all’alba, nuda su un pagliericcio e di nuovo in sé, Stella si rende conto che quello che credeva un sogno era invece la realtà. Delusa e spaventata, consapevole di essere stata rapita, riesce a darsi alla fuga tornando, così, alla sua solita vita. Ma nella Milano del XVIII secolo, pur fra mille intrighi e menzogne, il destino ha in serbo ben altri scenari per un amore che non poteva sapere di avere un futuro…

 

 

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Arduhinus – Grazia Maria Francese – Tra storia e fantasia

Sesta tappa per il Blog Tour di Arduhinus

blog definitivo Arduhinus

Ho letto e apprezzato molto questo romanzo storico, sia per la scrittura che per la trama e il modo di proporla. Benché le vicende narrate riguardino sostanzialmente fatti storici e quindi realmente avvenuti, l’autrice è riuscita a raccontarli in modo avvincente, rendendo il testo, oltre che interessante, molto godibile. Per quanto non ci possa essere sorpresa nel leggere di eventi di cui si conosce l’esito, ho provato spesso la curiosità di scoprire “cosa sarebbe successo dopo”. Di certo ho fatto il tifo per Arduino nella sua lotta contro lo strapotere della chiesa e dell’imperatore, e per Isolde, una figura di donna davvero notevole, che rimane impressa nella memoria per la sua coerenza e per il suo coraggio. affascinante
I personaggi, reali o di fantasia che siano, sono molto ben descritti, molto umani e assolutamente credibili.

In occasione del Blog Tour ho avuto la possibilità di porre alcune domande a Grazia Maria Francese e così di soddisfare alcune mie curiosità in merito a questo romanzo.

un diploma di Arduino

  1. La scelta di usare il tempo presente mi sembra piuttosto originale per uno storico (non che io ne legga tantissimi), ma è molto coinvolgente e quindi l’ho trovata buona. La tua motivazione quale è stata?

Il romanzo storico è un genere che alcuni lettori trovano pesante, perché magari è ambientato in epoche che non conoscono. Usare i verbi al presente dà un senso d’immediatezza, come se ci si trovasse immersi in quella realtà. L’idea mi è stata ispirata dai romanzi di Hilary Mantel. Quando stavo ultimando il mio “Roh Saehlo”, un libro decisamente corposo, mi è capitato di leggere “Wolf Hall”: fin dalle prime pagine è stata una folgorazione. Così! È così che voglio scrivere! E mi è toccato ricominciare da capo, cambiando tempo a tutti i verbi di 550 pagine… ancora adesso non so se ringraziare Hilary oppure odiarla, ma poi ho sempre fatto così e mi trovo bene.

  1. In fondo al romanzo c’è un utile e soprattutto interessante (per chi non è ferrato nei dettagli storici) dei personaggi, con l’indicazione se di fantasia o meno. Naturalmente l’ho scorso ma mi piacerebbe sapere qualcosa di più su come hai gestito l’interazione dei personaggi di fantasia con quelli storici. Ad esempio se ispirandoti a personaggi reali (uno o più di uno per crearne uno di fantasia), se per coprire lacune nelle informazioni steriche, se per il piacere di farlo…

L’intreccio tra vicende storiche, basate su uno studio che l’autore non può fare con superficialità (o scriverebbe un fantasy…) e personaggi nati dalla fantasia, è il punto chiave del romanzo storico. La cronologia di un’epoca presenta re, imperatori, vescovi, abati: di rado si occupa della gente comune, quella con cui il lettore riesce a identificarsi. Creare personaggi di fantasia storicamente attendibili e che sappiano farsi amare, immaginarsi come possano interagire con quelli realmente esistiti: è questo l’ingrediente magico, e solo quando affiora io posso cominciare a scrivere. Nel caso di Arduino, il nucleo di cristallizzazione della storia è stato il personaggio di Isolda.

stemma della Casa Reale di Ivrea

  1. In modo abbastanza prevedibile, credo, mi è piaciuto molto il personaggio di Isolde. Le domande di cui sopra le ripeto riferite a lei e basta.

Un amico che a sua volta scrive romanzi storici, Andrea Ravel, mi ha fatto notare che i personaggi chiave delle mie storie sono sempre donne. Temo sia inevitabile: trovo difficile identificarmi con personaggi maschili. Accanto ad Arduino, forte e impetuoso come una fiamma, volevo una donna un po’ introversa, lunare più che solare, segnata dalla tristezza.

Isolda è un personaggio di fantasia, ma non del tutto privo di fondamento storico. Secondo la Casa Reale di Ivrea (gli attuali discendenti di Arduino) il re dopo la morte della prima moglie si sarebbe risposato con una principessa borgognona di nome Blancha, della quale però non si sa nulla. Per questo ho fatto in modo che la gente del Canavese chiami Isolda “la Reina Blancha”.

  1. Perché la scelta di scrivere romanzi storici?

Mi piace viaggiare, vedere come la gente vive in altri paesi. Gli ingredienti della quotidianità e i bisogni degli esseri umani sono sempre gli stessi, mentre le risposte possono essere infinite: conoscere quella di altre culture permette di fare una sorta di “triangolazione” rispetto alla nostra, che genera una grande apertura mentale. Ma adesso che la globalizzazione appiattisce tutto, trovo più affascinante viaggiare nel tempo. A forza di studiare un’epoca e di immergersi nella sua aura, credo che sia possibile stabilire effettivamente un contatto con chi ci viveva.

Dôgen Zenji, un monaco giapponese del XIII secolo, afferma che lo scorrere del tempo non va solo dal passato al presente al futuro, ma anche in senso inverso. Mi piace credere che Arduino, Isolda e tutti gli altri, in qualche modo possano sentire che qualcuno li pensa.

documentario su Arduino Sans despartir di Andry Verga

  1. E perché scegliere Arduinhus?

L’epoca attorno all’anno Mille è piena di voltagabbana: gente disposta a cambiare bandiera cento volte pur di trovarsi dalla parte di chi in quel momento è più forte. Arduino è diverso. Di certo non un santo: avrà avuto molti difetti e commesso degli errori, eppure mantiene una propria coerenza. Se deve governare la sua marka non è disposto a subire le interferenze dei vescovi, e una volta presa questa decisione tira diritto, costi quello che costi. Credo che questa sia una grande lezione.

Uno dei miei autori preferiti, Mino Milani, nella sua autobiografia scrive che i personaggi dei romanzi di avventura possono diventare per il lettore modelli di comportamento. Il coraggio di essere se stessi, di fare ciò che davvero si vuole fare, è una grande virtù. Non ha nulla a che vedere con le strategie “vincenti” (quanto odio questa parola!) ma se anche alla fine si è sconfitti, come succede ad Arduino, questo coraggio lascia una traccia per chi viene dopo.

La sinossi

Alla fine del decimo secolo l’Italia è cosparsa di rovine. Bande di Saraceni, Ungari, Norreni l’hanno devastata e i discendenti di Carlo Magno si sono dimostrati deboli, incapaci di respingerne le scorrerie. La popolazione per sopravvivere è costretta a rifugiarsi in bastide e castelli, sotto la protezione dei signori feudali.cover Arduhinus
La situazione di disordine del Regno Italico ha attirato le mire dei sovrani Sassoni, che si sono impadroniti del titolo imperiale. Quando i Sacri Romani Imperatori calano verso Roma per farsi incoronare dal Papa, i loro eserciti si lasciano dietro una scia di saccheggi e soprusi che colpiscono ugualmente contadini e abitanti delle città.
Molti tra i nobili, di origine longobarda o franca, tentano di ribellarsi a quella che sta diventando una dominazione straniera imposta con la forza e spesso sostenuta dai Pontefici romani. Tra loro manca, però, qualcuno capace di unire le forze di grandi feudatari e piccola nobiltà contro lo strapotere dei Sassoni, rivendicando la corona del Regno Italico.
A Plumbia, un castello sul fiume Ticino, nasce nel 955 il secondo figlio del conte Daido. Sul volgere dell’anno Mille, nelle cronache compare sempre più spesso il nome di quest’uomo: Arduhinus.

 

 

Pubblicato in: Riflessioni, Scrittura

Sintagma: una parola desueta?

La mattina ascolto spesso la radio, sul canale Rete Toscana Classica.

Ogni giorno trasmettono una trasmissione dal titolo Almanacco, in cui parlano brevemente di un evento avvenuto nello stesso giorno e mese: la nascita o la morte di un musicista o interprete, la prima di un’opera o di un concerto. Al ricordo dell’evento segue un ascolto musicale ad esso collegato.

Stamani, 15 febbraio, è stata ricordata la nascita di un musicista tedesco, Michael Praetorius. Mi hanno colpita due cose: è nato e morto nello stesso giorno dell’anno: 15 febbraio 1571 e 15 febbraio 1621, rispettivamente, e ha scritto un testo di storia musicale dal titolo Syntagma Musicum (1619).

Mi sono mentalmente annotata la parola sintagma, la trovo intrigante. E poi era in tema con il mio post di qualche giorno fa, sulle parole desuete e comuni. Lo Zingarelli ne dà questa definizione:

Opera organicamente composta, trattato, libro.

È una parola che viene dal greco e direi che si intuisce anche dal suono (anche se non conosco il greco, a parte l’alfabeto, imparato studiando Matematica).

20161123_151342 sintagma

 

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Una poesia di Fernando Pessoa #3

Da Odi (1914 – 1933), di Ricardo Reis. Ricardo Reis è uno degli eteronimi di Fernando Pessoa di cui Pessoa stesso dice:

Il dott. Ricardo Reis nacque nella mia anima il 29 gennaio del 1914, verso le 11 di sera.

Trovo che sia molto significativo scrivere “nacque nella mia anima”, invece che, per esempio, “nella mia mente”.

La traccia breve che dalle erbe tenere
rileva il piede concluso, l’eco che cava echeggia,
      l’ombra che si adombra,
      il bianco che la nave lascia –
non di più né di meglio lascia l’anima alle anime,
ciò che è partito ai partenti. Il ricordo scorda.
      Morti, muoriamo ancora.
      Lidia, siamo solo nostri.

(traduzione di Antonio Tabucchi)
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Pubblicato in: Riflessioni, Scrittura

Parole desuete o comuni?

Forse sarebbe più preciso scrivere parole non troppo comuni.
Lo Zingarelli riporta per desueto: insolito. Disusato. Dissuefatto.
Da notare che il vocabolario del programma di text editing rileva come errato il termine dissuefatto

Stamani ho sentito parte di una chiacchierata su radio3 che riguardava un articolo che trattava, se ho ben capito, non avendo ascoltato il discorso dall’inizio, dell’uso di parole un po’ meno comuni del solito.
Così mi è venuto in mente di spendere qualche parola sull’argomento.
Molti libri e articoli utilizzano raramente termini che non siano di uso molto comune. Questo può dare un’idea di chiarezza, di fluidità a un testo (perché si suppone che così nessuno si trovi davanti a una parola di cui non conosce il significato) ma certo non arricchisce il vocabolario del lettore.
Non intendo dire che un autore dovrebbe utilizzare parole particolarmente difficili, basterebbe che si affidasse a termini precisi, non generici, non abusati; che cercasse la sfumatura più adatta a quello che vuole esprimere fra termini che sono sinonimi fra loro, invece di scegliere il più semplice, il più alla moda.

Negli anni Novanta ho partecipato a un seminario di scrittura creativa tenuto da Dacia Maraini. Fra le altre cose, la scrittrice parlò della sensualità della parola, significando con questo che le parole dovrebbero suscitare sensazioni. Fece un esempio per mostrare come l’uso di un termine piuttosto che di un altro cambi completamente l’atmosfera della scena descritta. In modo molto maldestro riporto un facsimile molto ridotto di quell’esempio:

Versione 1: Un signore uscì insieme alla moglie per andare con lei a comprare il giornale.
Versione 2: Un tale uscì dal portone insieme alla consorte per recarsi con lei ad acquistare il quotidiano.

La versione 1 è meno fredda della 2, che somiglia più a un articolo di cronaca che a un racconto.

Ovviamente parole sensuali non è la stessa cosa che parole desuete, ma trovo che ci sia un’affinità: sia perché spesso parole desuete sono più evocative di sinonimi più comuni, sia perché introdurre in un periodo un termine che suona insolito può trasformare quel periodo da normale a speciale, dargli un colore che altrimenti non avrebbe avuto.

E poi, l’italiano è così ricco di vocaboli. Perché non cercare di usarne il più possibile? Purché non a sproposito, naturalmente.

20170104_122734 parole desuete