La prima intervista pubblicata in questo blog è a Sara Cerri, scrittrice viareggina che abita a Firenze e che ha al suo attivo diversi libri editi da importanti editori. Parliamo con lei del suo romanzo sulla vita di Isadora Duncan, la grande ballerina americana.
Chiedere perché hai scelto Isadora Duncan, soprattutto dopo aver letto il tuo romanzo, mi sembra inutile, ci sarebbe da chiedersi piuttosto perché non siano tanti gli scrittori e soprattutto le scrittrici che le hanno dedicato un loro lavoro. Ti domando piuttosto cosa ti ha colpita di più e perché di questa donna speciale, sulla quale ti sei documentata moltissimo.
È stato un inizio casuale. Giravo in rete, senza una meta, e mi è apparsa una sua fotografia, un portrait. Lei guarda nell’obiettivo: l’espressione del suo viso, lo sguardo diretto, le labbra, il naso dritto, tutto di lei sembra sfidare il mondo. Me ne sono innamorata. Come se avessi raccolto la sua sfida, perché raccontarla è stata una sfida difficile – forse è questa la ragione per cui non molti scrittori non l’hanno raccontata. Esistono pochi documenti che parlano di lei; tutta la sua danza, la sua vita, erano legate a lei stessa come personaggio in atto di viversi e non raccolte in documentazioni scritte.
Quanto ti riconosci in Isadora e in cosa vorresti essere come lei?
Isadora ha amato il mare e ogni decisione importante della sua vita è stata presa ascoltandone il suono. Questo è un tratto che mi accomuna a lei, io sono solita trascorrere molto tempo sulla spiaggia, anche con il mio blocco note a prendere appunti e a pensare al mio lavoro di scrittura. Lei è stata una donna molto tenace nella sua emotiva istintività. Ha saputo parlare di una danza che allora nessuno poteva immaginare, era visionaria, raccontava dei mondi lontani danzando, ma sapeva occuparsi anche di attualità del suo tempo. Odiava le regole scritte, odiava le scarpette e tutto ciò che poteva costringere i suoi passi. Applicare tutto questo alla scrittura non sarebbe meraviglioso? Beh, ho provato a danzare scrivendo la sua vita, un autentico ballo sentito che mi ha accompagnato nel tempo della stesura del mio libro.
La difficoltà maggiore che hai incontrato nello scrivere questo romanzo?
Sicuramente la reperibilità delle fonti storiche. Non è stato tanto difficile occuparmi dell’epoca – fine 1800/ 1900 – ma proprio dei movimenti di Isadora attraverso il suo tempo. Per fortuna ho potuto contare su aiuti inaspettati. Sempre in rete ho conosciuto Jeanne Bresciani, danzatrice duncaniana e conoscitrice del personaggio. Lei, a cui è dedicato il mio libro, mi ha gentilmente indicato biblioteche straniere dove avrei potuto trovare materiale interessante e così è stato.
L’aspetto più piacevole di scrivere questo romanzo?
La mia scrittura, all’inizio incerta e mano a mano che entravo nel personaggio che si sviluppava come tante onde, è stata una bellissima esperienza capace di farmi dimenticare le difficoltà iniziali.
C’è qualcosa riguardo al tuo romanzo che vorresti dire e che magari non ti ha ancora chiesto nessuno?
Quanto desidereresti una traduzione per il tuo romanzo? Moltissimo, credo che questa prova – la storia di Isadora raccontata attraverso una prima persona immersa – meriti di essere conosciuta anche all’estero, nei paesi che lei ha toccato, da persone che ancora oggi abbracciano le sue idee, la sua danza, la sua libertà del vivere.
Quale dei tuoi libri, escluso questo, senti più tuo, almeno in questo momento?
Un piccolo libro uscito da poco sempre per il gruppo editoriale David and Matthaus. Si tratta di Yeeeeeh, la storia di una ragazzina adolescente nell’inverno a cavallo tra 1967 e 1968. Le prime contestazioni, il dolore per gli abbandoni, i primi amori, le esperienze scolastiche. Credo che sia vero che il lavoro che si ama di più è l’ultimo uscito, quindi il più vicino a noi.
Un cenno sui tuoi progetti più immediati
Ho consegnato da pochissimi giorni un libro per bambini. L’argomento non è facile, ma forse ho trovato la voce giusta per dirlo e il come narrarlo. Di questo non vorrei anticipare nulla, sono in attesa di una risposta da parte del mio editore. Sto poi iniziando a scrivere una storia d’amore ambientata negli anni ’40, un racconto lungo per adulti, ma non mi separerò mai dal mio amore per i romanzi sull’adolescenza, stagione che amo e per la quale voglio scrivere ancora.