Ho pubblicato anche in versione cartacea questo mio romanzo per ragazzi.
Quando, finito di cenare, Vanessa tornò in camera per dedicarsi agli esercizi di aritmetica e leggere ancora una volta le pagine di scienze, ebbe appena il tempo di sedere alla scrivania e aprire il libro che un gemito, simile a quello che aveva sentito nel pomeriggio nella stanza delle lavatrici, la fece sussultare. Si guardò intorno circospetta, di qualunque cosa si trattasse non le piaceva l’idea che si fosse trasferito nella sua stanza. Sul piumone gallo oro vide una macchia più chiara, dalla forma allungata e dai contorni sinuosi, che non c’era mai stata.
Il lamento si ripeté e a Vanessa parve di distinguere una domanda: “Chi sono?”
“È quello che vorrei sapere anch’io!” esclamò lei.
Al suono della sua voce quella specie di macchia sembrò agitarsi, poi divenne un po’ più brillante e subito dopo scomparve quasi del tutto. Vanessa allungò una mano verso il piumone: quel poco che restava della macchia sobbalzò e sparì sotto il letto. Lei si piegò per controllare: adesso c’era un’ombra chiara proprio lì, addossata al muro. Si stropicciò gli occhi, mentre le tornavano in mente le teorie sui fantasmi del professor Alarico Nerozzi di cui aveva letto il giorno prima, ma subito si chiese se stava sognando, con tutto quello che aveva in testa magari si era addormentata senza accorgersene e cominciò a darsi pizzicotti nell’intento di svegliarsi. Per quanto si facesse male, però, non succedeva niente: intorno a lei c’era la sua camera e il libro di scienze aperto sulla scrivania, non era un sogno.
“Cosa sei?” chiese, rivolta all’ombra luminosa che guizzò, dando l’impressione di una persona che scatta in piedi, e, attraversando il materasso, comparve nuovamente sul copriletto.
“Chi sei?” domandò ancora Vanessa.
Si udì una sorta di singhiozzo:
“Non lo so.”
Poi l’ombra scivolò sul parquet, dove si allargò come fosse una pozza d’acqua.