Pubblicato in: Fantascienza, Libri

Sogni di robot – Isaac Asimov * Impressioni di lettura

(edizione pubblicata dal Il Saggiatore nel 2014, traduzione Mauro Gaffo)

Che Asimov sia uno scrittore geniale me ne sono resa conto da tempo ma ogni volta che leggo qualcosa di suo questa convinzione prende nuovo vigore.
La raccolta di 21 racconti “Sogni di robot”, comprende storie di argomento vario, tutte a tema fantascientifico e, in molti casi, con approfondimenti psicologici notevoli, scritte nel corso di diverse decine di anni. I personaggi, siano essi umani, robot o computer sono caratterizzati e mostrati in modo da colpire profondamente il lettore per quanto risultano realistici sotto l’aspetto psicologico.
Del resto è superfluo, in fondo, sottolinearlo, dato che ho premesso quanto trovi geniale Asimov e dato che questa opinione non è certo solo mia.

Per mia memoria e perché mi piace schematizzare riporto nel seguito di questo articolo un cenno a ciascuno dei racconti, che ho raggruppato per tema.

cover Sogni di robot

Robot

Il piccolo robot perduto (Little Lost Robot, 1947)

(Mi pare che questo racconto sia presente anche in “Io, robot”). La dottoressa Calvin, robopsicologa e protagonista di diversi racconti sui robot) ha il compito di individuare in un gruppo di robot apparentemente tutti uguali uno che è difettoso.

Sogni di robot (Robot Dreams, 1986)

Ancora la dottoressa Susan Calvin che analizza i sogni di un robot il cui cervello positronico è stato costruito da una giovane robopsicologa n modo innovativo, basandosi sulla geometria frattale.

Luciscultura (Light Verse, 1973)

La vedova di un astronauta-eroe è diventata una collezionista di oggetti d’arte e ha al suo servizio moltissimi robot domestici, fra cui uno difettoso che non vuole far riparare, per rispettare la sua natura. Spesso organizzava mostre di lucisculture, per cui era famosissima.

E poi, naturalmente, c’erano le lucisculture… una sinfonia di luci…

Sally (Sally, 1953)

Jake è un uomo che raccoglie e si prende cura di vecchi modelli di automatomobili, nell’ambito di un’organizzazione che si chiama Fattoria. Un giorno si presenta da lui un tipo che vuole acquistare alcune automatomobili per cambiare loro il motore, mettendone uno moderno, per poi rivenderle e fare grossi guadagni. Jake non è d’accordo ma sembra che l’altro possa costringerlo ad accettare la sua proposta…

Multivac/computer

Multivac è un grande e potente (quasi onnipotente verrebbe da dire…) calcolatore.

L’ultima domanda (The Last Question, 1956)

Sulla possibilità di ricreare l’energia una volta che tutta l’energia e la materia dell’universo saranno consumate.

Barzellettiere (Jokester, 1956)

Multivac e l’umorismo.

Diritto di voto (Franchise, 1955)

Ogni volta che ci sono le elezioni il grande computer sceglie la persona che gli servirà come campione per interpretare la volontà della popolazione americana; su questa base fornirà il risultato delle elezioni inclusa la nomina del presidente. Il ruolo che questa persona ricopre è considerato di responsabilità ed è un grande onore.

La macchina che vinse la guerra (The Machine that Won the War, 1961)

Dopo aver vinto la guerra contro i denebiani, davanti al Multivac finalmente spento, i tre uomini responsabili delle operazioni militari e di Multivac si scambiano confidenze, scoprendo che in fondo il merito della vittoria non è stato proprio tutto di Multivac…

Vero amore (True Love, 1977)

Un programmatore utilizza di nascosto l’elaboratore per suoi scopi personali fra i quali la ricerca della sua donna ideale. Dopo un primo tentativo destinato all’insuccesso la ricerca prosegue ma quando l’uomo sta finalmente per coronare il suo sogno…

9 volte 7 (The Feeling of Power, 1958)

In un mondo in cui tutti i calcoli vengono effettuati dai computer e gli uomini non sanno più farli, un uomo è riuscito a imparare di nuovo a fare le moltiplicazioni e le altre operazioni. Il mondo scientifico è dapprima sorpreso e incredulo poi decide di proseguire su quella strada, perché un uomo è più economico di un calcolatore.

Entità extracorporee/alieni

S come Zebatinsky (S as in Zebatinsky, 1957; poi Spell My Name with an «S»)

Cosa succede a cambiare l’iniziale del proprio cognome fidandosi di uno strano numerologo.

Occhi non soltanto per vedere (Eyes Do More Than See, 1965)

Ricordi di un passato lontano eoni…

Cosa importa a un’ape (Does a Bee Care?, 1957)

Un uomo a cui piace guardare le stelle, o meglio un punto preciso del cielo da ottomila anni…

L’ultima risposta (The Last Answer, 1979)

Un uomo muore; la sua anima o comunque una parte del suo sé incontra una voce che gli dice che continuerà ad esistere per l’eternità e discutono su questo

Coltura microbica (Breed There a Man?)

Il dottor Ralston, grande scienziato, ritiene di che l’umanità sia una sorta di coltura microbica di esseri alieni ed è pertanto tenuto in cura da uno psichiatra.

L’ospite (Hostess, 1951)

Una coppia non troppo ben assortita ospita un alieno, un medico del pianeta di Hawkins (un hawkinsita), un essere che respira cianuro. Fra le altre cose Asimov immagina, a proposito degli alieni:

Quando erano state trovate forme di vita sui pianeti di stelle lontane, una delle più interessanti scoperte di valore universale era stato il fatto che, per quanto la vita potesse basarsi su sostanze diverse dalle proteine e persino su elementi diversi dal carbonio, la vita intelligente era sempre di natura proteica. E questo significava che ciascuna delle cinque forme di vita intelligenti poteva sostentarsi per periodi prolungati nutrendosi del cibo di una qualunque delle altre quattro.

Vari temi

L’ultimo nato (The Ugly Little boy, 1958)

Esperimenti di teletrasporto di esseri viventi dal passato, anche molto remoto, fra cui un bambino di Neanderthal a cui viene dato il nome di Timmy. Il rapporto che si crea fra lui e miss Fellowes. l’infermiera che lo accudisce, diventa sempre più simile a quello madre-figlio; a questa relazione partecipa anche Hoskins, lo scienziato che dirige le ricerche, ma non con lo stesso coinvolgimento. Le ricerche seguite con molta attenzione dal mondo scientifico e dai giornalisti…

Tutti i giornalisti si affannavano a scrivere ogni parola di Hoskins, non ci capivano niente, ed erano sicuri che non avrebbero capito nemmeno i loro lettori, ma suonava tutto molto scientifico e l’importante era quello.

Crumiro (Strikebreaker, 1956)

Un terrestre è in visita sul pianetino Elsevere; qui è in sciopero la famiglia che si occupa di riconvertire i rifiuti organici perché viene discriminata dal resto della popolazione, anche se abita in una casa dotata di tutti i comfort. Viene infatti considerata intoccabile a causa dell’attività che svolge, che pure è fondamentale per la sopravvivenza di tutti gli abitanti del pianetino.

Le acque di Saturno (The Martian Way, 1952)

La Terra non vuole più fornire acqua agli uomini che abitano su Marte. Un gruppo di questi marziani ha un’idea per procurarsi una grande riserva di acqua.

La palla da biliardo (The Billiard Ball, 1967)

Rivalità fra un professore che ha vinto due premi Nobel per la fisica e l’uomo che ha applicato le sue scoperte teoriche accumulando così un ingente patrimonio.

Una questione di memoria (Lest We remeber, 1982)

Un uomo mediocre, John Heath, accetta di sottoporsi a un esperimento che gli espanderà la memoria in modo tale che potrà ricordare qualunque cosa abbia fatto/letto/visto (anche prima dell’esperimento). Questo gli dà un grande potere e cambia le dinamiche dei suoi rapporti interpersonali e di lavoro.

Il racconto mi ha ricordato molto “Fiori per Algernon” di Daniel Keyes (del 1959, seguito poi dal romanzo omonimo e da cui è stato tratto anche un film), anche se il protagonista, Charlie Gordon, ha un carattere e un comportamento completamente diverso da quelli di John Heath. E diverse sono le sensazioni che si provano leggendo le due storie: Charlie lo si ama, John molto meno.

Pubblicato in: Libri, Riflessioni

2014: i libri ed ebook che mi sono piaciuti di più

gazza a Madrid

La mia top list dei libri che mi sono piaciuti di più fra quelli che ho letto, in ordine alfabetico di autore

Asimov Isaac * Io, robot

Ella Berthoud, Susan Elderkin, Fabio Stassi (editor) * Curarsi con i libri: rimedi letterari per ogni malanno

Marcelo Figueras * Kamchatka

Marcela Serrano *Dieci donne

Clifford D. Simak * City

Clifford D. Simak * L’anello intorno al sole

Quest’anno ho scoperto il mondo del self-publishing e ne faccio parte sia come autrice che come lettrice e ho trovato alcune opere di autori autopubblicati davvero valide. Aggiungo pertanto alla mia lista anche gli ebook che ho apprezzato maggiormente.

Roberto Bonfanti * La vita è dura nei dettagli

Roberto Bonfanti * Cose che si rompono

Concetta D’Orazio * La fragranza dell’assenza

Noemi Gastaldi * Il battito della bestia (Oltre i confini vol. 2)

Manuela Paric * L’enigma delle anime perdute

Walt Popester * Dagger – La luce alla fine del mondo

 

Pubblicato in: Almanacco, Fantascienza, Libri

Almanacco: scrittori nati il 2 gennaio

Isaac Asimov

(1920 – 1992), scrittore russo.
Mitico, a dire poco.
Ho letto molti dei suoi romanzi e racconti, non tutti, ma solo negli ultimi anni. Ho trovato la maggior parte di essi fantastici. Il Ciclo della Fondazione e quello dei robot e “Nemesis” insieme ai racconti di “Io, robot” sono i miei libri preferiti. Certo non si può parlare di uno scrittore di fantascienza. È un grande scrittore e basta.

 

Pubblicato in: Fantascienza, Libri

Clifford D. Simak – City

Clifford Donal Simak è nato il 3 agosto1904 ed è morto il 25 aprile 1988. È considerato uno dei grandi scrittori di fantascienza e ha ottenuto molti prestigiosi premi.

Forse è solo il fatto che non sia un’esperta di Fantascienza e abbia letto pochi testi di questo genere (anche se quelli che ho letto sono tutti di grandi autori) a farmi ritenere che i romanzi di Simak siano intrisi di spunti filosofici e sociologici, però trovo che nei suoi scritti vi siano molte riflessioni, molti tentativi di immaginare futuri possibili, soluzioni ai problemi che affliggono l’umanità, problemi che sono per lo più insiti nella costituzione stessa dell’animo umano e quindi in buona misura irrisolvibili.

CITY copertina

Al momento ho letto altri due soli romanzi di Simak e fra i tratti comuni a tutti e tre vi è il viaggio nel tempo, interpretato da questo scrittore in un modo molto particolare: invece di muoversi lungo l’asse del tempo i suoi personaggi passano da un mondo all’altro, e questi mondi sono sempre lo stesso in istanti di tempo diversi. Quindi vi sono infiniti mondi, uno di seguito all’altro, sostanzialmente uguali fra loro ma nello stesso tempo diversi, su cui gli uomini o gli esseri viventi in generale possono tentare una nuova civiltà dopo che quella conclusasi con il capitalismo è fallita ne “L’anello intorno al Sole” o quando la Terra diventa sovrappopolata, dopo che l’uccisione degli esseri viventi (del mondo animale) è stata completamente bandita, come in “City”.

Ecco come Simak stesso li descrive, nel racconto Esopo:

“Un mondo e poi un altro, come una lunga catena. Un mondo dietro l’altro, una processione di mondi che camminavano tutti sulle orme del precedente, e andavano sempre avanti. Un domani di un mondo era l’oggi di un altro mondo. E ieri era domani e domani era il passato.”

Il romanzo è composto come una raccolta di leggende che la razza di esseri viventi che hanno sostituito, in modo pacifico, l’umanità, ovvero i Cani, si tramanda e che studia e analizza, cercando fra l’altro di capire, e sostanzialmente dubitandone, se gli uomini di cui le storie parlano siano esistiti davvero. Le leggende narrano di come l’umanità sia sparita dalla Terra e di come i robot, a suo tempo costruiti dagli umani, abbiano imparato a costruirsi e a migliorare e siano diventati di supporto ai Cani per tutte le attività che questi, non avendo ad esempio le mani, non sono in grado di svolgere. Un robot in particolare, Jenkins, è presente in tutti i racconti ed è in pratica il portatore di umanità, con i suoi ricordi, la sua malinconia, i suoi timori. Nella sua vita lunga secoli e secoli assiste ai mutamenti, all’evoluzione della nuova razza che riesce a portare la non violenza sulla Terra.

City” è un romanzo molto poetico e decisamente utopistico, intriso di malinconia, forse dovuta al fatto che, appunto, i fatti narrati possono essere solo parte di una speranza e sono ben lontani dal potersi verificare nella realtà, per come è l’essere umano.

Nel profilo in calce al romanzo sono riportate a questo proposito delle parole dello stesso Simak, che mi pare molto significativo citare (e che ho letto dopo aver scritto le mie riflessioni di cui sopra).

Il ciclo è stato scritto per reazione alle uccisioni di massa, e come una protesta contro la guerra. Ed è stato scritto che sotto la spinta di un desiderio che la mia mente avrebbe voluto vedere realizzato. Questo desiderio era la creazione di quel mondo che, in cuor mio, sentivo che avrebbe dovuto esistere. City è colmo di quella dolcezza, di quell’amore, di quel coraggio che, secondo me, dovrebbero esistere nel mondo… perché si tratta delle cose delle quali il mondo ha spaventosamente bisogno. City è anche un’opera nostalgica, perché io stesso ero nostalgico in quel mondo che non sarebbe mai più tornato… quel mondo che era stato spazzato via nel giorno in cui un uomo con un ombrello aveva fatto ritorno a Londra, per annunciare al popolo che ci sarebbero stati mille anni di pace. Io ho fatto dei cani e dei robot il genere di persone con cui mi sarebbe piaciuto vivere. Ed è questo il punto: il fatto che io abbia dovuto fare dei cani e dei robot, perché la gente, quella che io conosco, quella che vive nel mondo, è terribilmente diversa.”

Questi sono i racconti, riportati con il titolo originale, quello italiano e l’anno di pubblicazione in USA.

City, maggio 1944 – La città
Huddling Place, luglio 1944 – Il formicaio
Census, settembre 1944 – Censimento
Desertion, novembre 1944 – Diserzione
Paradise, giugno 1946 – Paradiso
Hobbies, novembre 1946 – Passatempi
Aesop, dicembre 1947 – Esopo
Trouble with Ants, gennaio 1951, titolo poi cambiato in The simple Way, – Il modo semplice
Epilog, 1972 – Epilogo

Il testo che ho letto è:City, traduzione di Ugo Malaguti, I Classici della Fantascienza 3, Libra Editrice, 1976 e i dati sui vari racconti sono quelli riportati nel “Profilo di Clifford Simak” di Ugo Malaguti, in calce al romanzo.

Pubblicato in: Fantascienza, Libri

Clifford D. Simak – L’anello intorno al sole

Il protagonista del romanzo, pubblicato nel 1952, è uno scrittore, scapolo e solitario, Jay Vickers.

La sua agente, Ann, gli fissa un appuntamento con un certo Crawford, un tipo di New York che vuole offrirgli molti soldi per un lavoro. Jay, che non abita nella metropoli ma in una cittadina, si reca dal suo meccanico a cui aveva lasciato l’auto da riparare perché vorrebbe usarla per andare a New York. Il meccanico gli consiglia invece di prendere l’autobus e ordinare una nuova automobile che si chiama Aeterna e che non ha bisogno di manutenzione ma solo di benzina, perché, dando in cambio la sua vecchia vettura senza ripararla, l’acquisterebbe a un prezzo molto conveniente.
Oltre a questo nuovo tipo di auto sono presenti sul mercato, da qualche tempo, altri prodotti destinati a durare per sempre, come lampadine che non si bruciano e lamette che non perdono il filo. Tutti questi oggetti sono caratterizzati da un prezzo molto basso. Inoltre, quando si sono verificate le ultime carestie, un laboratorio ha realizzato la “sintesi degli idrati di carbonio” e ha poi distribuito gratis i suoi prodotti alle popolazioni colpite, salvandole dalla decimazione.
Ann e Jay incontrano dunque Crawford e l’uomo, dopo aver premesso che “Questa è la storia di un mondo con le spalle al muro”, descrive gli effetti devastanti sull’economia mondiale e sulla società originati dalla diffusione dei prodotti destinati a durare in eterno. Dato che lui e la potente organizzazione di cui fa parte, così come altre simili nelle altre nazioni, non sono riusciti a trovare un modo per fermare questa invasione, vuole incaricare Jay di scrivere un libro in cui, raccontando gli esiti delle ricerche effettuate (da Crawford e gli altri) sulla presunta società costruttrice di oggetti eterni, dimostri alle persone che è pericoloso, per loro e per il futuro della società, acquistare e usare questi prodotti.
Jay rifiuta il denaro e l’incarico, sente che deve rifiutare.
Il giorno successivo sparisce un suo vicino di casa, un uomo anziano e solitario con cui Jay aveva avuto, al ritorno da New York, una strana e intrigante conversazione a proposito di “immense riserve di conoscenza” che dovrebbero essere “lassù” fra le stelle, una conoscenza da raggiungere “con le nostre menti”. L’amico meccanico informa Jay che gli abitanti del quartiere sono certi che lui abbia ucciso il vicino, nascondendone poi il cadavere: lo scrittore deve quindi fuggire per non essere linciato.
Jay prende allora la sua nuova auto, una di quelle eterne con cui ha scambiato la vecchia da riparare, e si mette in viaggio verso il paese in cui è nato e in cui ha vissuto la giovinezza, alla ricerca di una spiegazione su quanto sta succedendo a lui e intorno a lui. Nella vecchia casa ormai disabitata gli tornano alla mente ricordi dimenticati che gli aprono le porte per svelare il mistero in cui si è trovato immerso e gli suggeriscono come nascondersi agli uomini che lo inseguono perché guidava l’auto eterna: in un mondo parallelo, in cui trova robot, androidi e persone.
Un po’ per volta Jay capisce cose su di sé che non aveva mai capito, ne scopre di nuove e ottiene rivelazioni e spiegazioni su quanto sta accadendo. Da vittima di un apparente complotto ordito contro l’umanità dai costruttori di oggetti eterni Jay ne diventa un protagonista.
Aggiungere altro sulla trama sarebbe (troppo) spoiler, quindi mi fermo.

Androidi, robot, mondi paralleli: questi gli elementi di fantascienza fra i quali si svolge la vicenda di Jay Vickers, e tramite cui Simak traccia una critica e/o una preoccupazione per lo stato della società umana, che non riesce a trascorrere nemmeno un giorno senza che da qualche parte, o meglio in più parti della Terra, vi sia guerra e violenza e in cui il consumismo e il desiderio del denaro vanno avanti a tutto.
Se si pensa che dalla stesura del romanzo ad oggi sono trascorsi più di 60 anni e la situazione socio-politico non è migliorata, anzi, viene da pensare che i grandi scrittori di fantascienza siano delle Cassandre inascoltate. Certo, anche adesso film, serie tv e romanzi apocalittici hanno molto successo. Si vede che è molto più divertente immaginare come l’umanità andrà a finire (uso il verbo finire nella sua accezione di terminare) che cercare un modo per migliorare il mondo in cui viviamo nella realtà, un mondo che è sempre più “con le spalle al muro”.

(fra virgolette le parole del romanzo)

 

E adesso qualche citazione

(dall’edizione italiana di Libra Editrice, traduzione di Roberta Rambelli)

pag 95
Anch’io avevo una trottola così, da bambino, ma adesso non ne fabbricano più. Non so perché… hanno smesso così, penso. Ci sono troppi giocattoli di tipo nuovi, sofisticati, automatici, a batteria, pieni di luci e di colori e di meccanismi complicatissimi, giocattoli che sanno fare tutto e insegnano tutto e sono più perfezionati delle macchine che li costruiscono. Ma non c’è niente che valga una buona, vecchia trottola. E ora non le fanno più. Un vero peccato.”

pag. 106 e 107
Vickers alzò gli occhi verso la ragazza, e vide che aveva una faccia qualunque.

Era il volto di coloro che non osavano parlare con se stessi, coloro che non potevano rimanere soli neppure per un momento, coloro che erano stanchi senza sapere di essere stanchi e impauriti senza sapere di che cosa avevano paura.

La gaiezza non bastava più, il cinismo si era esaurito, la disinvoltura non era mai stata altro che una difesa temporanea. Perciò adesso la gente cercava la droga della finzione, e ciascuno si identificava con un’altra vita e con un altro tempo e un altro luogo… al cinema o alla televisione o nel movimento Finzionista. Ed erano quelli che erano più forti, quelli che non cercavano un sollievo nella violenza o nella droga vera. Perché, fino a quando eri qualcun altro, non avevi bisogno di essere te stesso.
Ed era spaventosamente difficile, e sconvolgente, essere se stesso.

Pag. 116
Il mondo che hanno costruito, … non è molto bello, sa. È stato costruito con troppo sangue e troppa infelicità, e troppe ossa mescolate nella calce. Nel corso di tutta la sua storia non c’è quasi stato un anno in cui non vi sia stata, in qualche angolo della Terra, la violenza… ma cosa dico, un anno? Un mese, un giorno. E non parlo della violenza del singolo, non parlo della violenza che è propria delle cose di ogni giorno, parlo di quella organizzata, ufficiale.”

pag. 135
Tutto normale… apparentemente.
Ma sotto a tutto questo scorreva un torrente di barbarie, un torrente antico e oscuro e spumeggiante che non aveva mai cessato di fluire nelle distese insondate della mente umana. Dietro a tutto, dietro la facciata della civiltà, il presente stava in agguato nella caverna, per impedire l’avvento del futuro.

 

Pubblicato in: Fantascienza, Libri

Io, robot di Isaac Asimov

Immagino che per gli amanti della fantascienza le mie parole suoneranno scontate, ma per chi come me, che ha iniziato a leggere qualche classico del genere solo da pochi anni, i romanzi di Isaac Asimov sono stati davvero delle bellissime scoperte.

In questi giorni ho letto la raccolta di racconti “Io, robot” e anche questa mi è piaciuta molto.

L’indice: 9 racconti

Robbie (1940)

Circolo vizioso (1942)

Essere razionale (1941)

Iniziativa personale (1944)

Bugiardo! (1941)

Il robot scomparso (1947)

Meccanismo di fuga (1945)

La prova (1946)

Conflitto evitabile (1950)

Le tre leggi della robotica

Chi non avesse mai letto niente di Asimov deve sapere che i suoi robot hanno un cervello molto evoluto che opera in modo molto simile a quello umano: un cervello positronico. Per evitare che i robot possano ribellarsi o che qualche persona possa spingerli a uccidere o danneggiare altri esseri umani, i cervelli positronici vengono costruiti in modo da avere insite delle regole che non possono assolutamente violare, le Tre leggi della robotica. Se un robot riceve un ordine la cui esecuzione viola una delle Tre leggi impazzisce e smette di funzionare.

1 Un robot non può recare danno agli esserei umani né permettere che, a causa della propria negligenza, un essere umano patisca danno.

2 Un robot deve sempre obbedire agli ordini degli esseri umani, a meno che non contrastino con la Prima Legge

3 Un robot deve proteggere la propria esistenza, a meno che questo non contrasti con la Prima o la Seconda Legge.

                                                                      Manuale di Robotica, 56a edizione, 2058 d. C.

Giocare con la logica

Ad eccezione del primo racconto, “Robbie”, che non mi è piaciuto molto perché mi è sembrato poco fantascientifico e un po’ scontato, trovo che gli altri racconti siano delle geniali applicazioni di logica. Asimov ci presenta robot che si comportano in modo anomalo, pur continuando a rispettare le Tre leggi, in varie situazioni: uno si nasconde fra altri suoi simili, uno sviluppa uno strano senso dell’umorismo, uno racconta bugie… È solitamente la robopsicologa Susan Calvin a comprendere i motivi delle strane reazioni dei robot e a risolvere i problemi, con la sua conoscenza delle Tre leggi, delle loro implicazioni e dell’impatto che hanno sulla psiche dei cervelli positronici.

Susan Calvin è uno dei personaggi presenti in tutti i racconti (da giovane studentessa in “Robbie” a quasi settantenne in “Conflitto evitabile”). Gli altri personaggi che si ripetono sono tutti uomini della U. S. Robots and Mechanical Men Corporation (Lanning, Bogert, i due collaudatori Donovan e Powell), l’azienda detentrice del brevetto dei cervelli positronici. I vari racconti risultano così comporre quasi un romanzo in cui i robot positronici diventano via via sempre più perfezionati, pronti per essere i protagonisti del ciclo della Fondazione.

E non solo

Non mancano, poi, come per ogni geniale scrittore e intellettuale in genere, le intuizioni (che a me, comunque, stupiscono sempre), come, nel racconto “Conflitto inevitabile” una descrizione dei motivi delle guerre degli ultimi secoli in cui si legge: Nel XX secolo, Susan, iniziammo un nuovo ciclo di guerre che non so come potrei definire. Ideologiche? La passione religiosa applicata ai sistemi economici anziché alle speculazioni sul mondo divino? Le guerre apparvero “inevitabili”…

È vero che non è difficile immaginare il futuro, dato che la storia si ripete ciclicamente, comunque questa “passione religiosa” è di una precisione notevole.

 

Pubblicato in: Citazioni, Fantascienza, Libri

CITAZIONI DA ROMANZI DI ISAAC ASIMOV

Alcune citazioni da romanzi di Asimov che ho annotato nel tempo.

da IL CROLLO DELLA GALASSIA CENTRALE

Nota: prima di leggere questo romanzo avevo scritto un romanzo di fantascienza per ragazzi in cui avevo immaginato un pianeta che come Radole mostrava sempre la stessa faccia alla sua stella e quindi era abitabile solo nella fascia centrale: per questo la descrizione di Asimov mi ha colpita. (Il mio romanzo è rimasto nel cassetto, essendo da revisionare per quanto riguarda la trama.)

(Il pianeta Radole)

Era un pianeta con la sola fascia centrale abitabile. Questa caratteristica era piuttosto comune fra i pianeti della Galassia, tuttavia, ben raramente, certi pianeti venivano abitati. In altre parole, si trattava di un pianeta dove i due emisferi, l’uno esposto al sole, l’altro esposto alla notte, erano rispettivamente caratterizzati da un caldo insopportabile e da un freddo polare. La fascia mediana soltanto era abitabile perché costantemente illuminata da una luce indiretta.

.

(Radole City)

Si stendeva ai piedi di colline al limite dei contrafforti montuosi che riparavano la zona dall’influenza dell’emisfero ghiacciato. L’aria calda e asciutta proveniente dall’emisfero infocato, scioglieva i numerosi ghiacciai al limitare delle montagne. L’acqua era stata incanalata e Radole City era diventata un giardino e aveva costantemente il clima di un mattino di giugno.

da l ROBOT DELL’ALBA

(parla il dottor Fastolfe, l’unico che ha progettato i robot positronici)

Sapete, i miei colleghi rimangono sempre perplessi quando dico loro che se una conclusione non è poeticamente armoniosa, non può essere scientificamente vera. Dicono che non riescono a capire cosa intendo.”

Penso di non capirlo neppure io” disse Baley.

Ma io so cosa intendo. Non so spiegarlo ma intuisco la spiegazione, senza essere capace di metterla in parole, il che può spiegare perché ho ottenuto dei risultati che i miei colleghi non hanno ottenuto. … Imitare un cervello umano, quando non si conosce quasi nulla sul funzionamento del cervello umano, richiede un salto dell’intuizione… una cosa che mi sembra vicina alla poesia. …”

da PRELUDIO ALLA FONDAZIONE

Perché tante persone passavano la loro vita senza cercare una risposta a tutte le domande che c’erano… anzi, senza nemmeno porsi le domande? Si chiese Seldon. Nella vita, esisteva qualcosa di più eccitante della ricerca delle risposte?