Pubblicato in: Libri

L’effetto Susan – Peter Høeg * impressioni di lettura

(titolo originale Effekten af Susan– trad. Bruno Berni – pubblicato nel 2016)

Un romanzo strano, insolito, come del resto anche gli altri di questo scrittore che ho letto (Il senso di Smilla per la neve, La bambina silenziosa, i Racconti notturni).

cover-effetto-susan-ok

Susan, la protagonista, racconta in prima persona al presente gli avvenimenti, intervallandoli a momenti del suo passato: in qeusto modo riusciamo a conoscere abbastanza bene lei e la sua famiglia. Lei e il marito Laban possiedono una sorta di potere, che chiamano effetto: quando parlano con una persona questa prova la necessità e il desiderio di confidarsi con loro. Susan e Laban hanno due figli gemelli, un maschio e una femmina, Harald e Thit.

Durante un viaggio in India i quattro finiscono nei guai ma un funzionario danese riesce a farli uscire di prigione e a riportarli in patria, in Danimarca. Però chiede loro, in particolare a Susan, di scoprire informazioni su una misteriosa Commissione per il Futuro, compito che si rivela pericoloso e complicato.

La trama, soprattutto il finale, non mi sono sembrati particolarmente originali, ma ho apprezzato molto la scrittura (come testimoniano le citazioni che via via ho trascritto sul blog) e i personaggi, prima fra tutti la protagonista. Susan è una donna decisa, dalle molte risorse, una scienziata che si occupa di fisica quantistica, compatriota di Bohr. Non si lascia convincere dalle mezze spiegazioni che le vengono fornite durante la sua ricerca, ma non riesce a impedire una serie di omicidi, legati alla Commissione per il futuro.

Anche i gemelli sono personaggi interessanti, ciascuno dei due ha una sua peculiarità e, benché abbiano solo sedici anni, parlano e si comportano come adulti.

Insomma, un romanzo interessante anche se come vicenda mi ha lasciata un po’ perplessa. Susan e la sua famiglia sono però personaggi che, penso, ricorderò.

 

 

Pubblicato in: Riflessioni

tutti i morti

Non volevo commentare i fatti di Francia, ma siccome avevo messo come profilo su Facebook la frase “Je suis Charlie” e poco fa l’ho cambiata, ho scritto due parole.

tutti i morti

Credo che ammazzare sia sempre e comunque un atto sbagliato, nessun essere umano può arrogarsi il diritto di vita e di morte di altri esseri umani (secondo me neppure di animali).

Così io non sono solo Charlìe perché mi è più vicino, ma sono anche le morte e i morti ammazzati che mi sono più lontani: le bambine e i bambini costretti a guerre che non possono comprendere, gli abitanti dei villaggi africani trucidati, i prigionieri politici e non condannati alla pena di morte e torturati sia negli stati asiatici che nei civili Stati Uniti e non solo, i desaparecidos di sempre, dell’America Latina e non solo, tutte le persone uccise da criminali, da apparati statali, da polizie, da familiari, da guerre, persone di cui non so e non saprò mai nulla. Tutti, senza alcuna distinzione.

So che queste forme di manifestazione non servono a nulla e sono anche ipocrite, perché me ne sto tranquilla alla mia scrivania a battere sui tasti del mio pc.

Però mi sembra una rettifica doverosa. E doveroso mi sembra aggiungere che non credo alle “guerre di religione”, né all’”esportazione della democrazia”: il motore di tutto è solo la brama di denaro e di potere.