Ecco l’elenco dei libri letti in Maggio.
“Uno strano luogo per morire” di Derek B. Miller
Questo romanzo viene etichettato come crime nordico, così mi aspettavo di leggere un giallo. Invece non è un giallo e non racconta neppure di un mistero o di un segreto da scoprire. Sappiamo chi è l’assassino (uno c’è davvero) dall’inizio, e come noi lo sanno tutti i personaggi, inclusa la polizia che, ovviamente, fa il possibile per trovarlo.
La trama è semplice, un ebreo americano ottantaduenne, vedovo, lascia New York per trasferirsi a Oslo, in Norvegia, per vivere a casa della nipote Rhea e di suo marito Lars. Rhea è l’unica figlia di Saul, l’unico figlio di Sheldon ed è stata cresciuta da lui e dalla moglie, dopo che Saul era morto nella guerra del Vietnam e la madre l’aveva abbandonata. A Oslo, proprio in casa sua, Sheldon è testimone dell’omicidio di una donna serba: l’assassino è l’uomo che al suo paese l’aveva violentata mettendola incinta e che adesso vuole il figlio. Sheldon nasconde il bambino e poi fugge con lui per impedire al padre-assassino di portarlo via con sé. Il romanzo racconta così della fuga di questa coppia che non comunica per mezzo delle parole, perché Sheldon parla inglese e il bambino non lo capisce; Sheldon parla lo stesso al bambino ed ha anche e soprattutto lunghi dialoghi con il suo passato, sia sotto forma del suo amico Bill, vicino di negozio a New York, che sotto forma di ricordi. Il dolore e rimorso di Sheldon è quello di avere istigato il figlio Saul ad arruolarsi per il Vietnam (lui lo aveva fatto per la guerra di Corea), dove poi ha trovato la morte.
Quindi un romanzo sostanzialmente di ricordi, in cui la parte gialla è solo una scusa. Dopo le prime decine di pagine il libro mi aveva un po’ annoiata, anche perché non era quello che mi aveva promesso di essere. Comunque sono andata avanti, abbandonando l’idea di stare leggendo un giallo: complessivamente però non mi è piaciuto molto, vuoi per la scarsa credibilità della fuga, motivata solo dalla scarsa fiducia di Sheldon nella polizia, fuga che mette in pericolo diverse persone, vuoi per un’eccessiva enfasi nel descrivere gli Stati Uniti come il paese della libertà, soprattutto per gli ebrei come lui, che (anche) per questo si era sentito in dovere di andare in guerra e di instillare nel figlio la stessa convinzione.
“Argento vivo” di Marco Malvaldi
Un giallo tranquillo e ironico. Una commedia degli equivoci in cui i fraintendimenti e gli errori si susseguono dall’inizio alla fine. C’è anche uno scrittore (e a me piacciono le storie di o con scrittori) che, coincidenza, sta ultimando un romanzo su un matematico. Un romanzo corale, in cui le vicende dei vari personaggi dapprima si incrociano ad opera del caso e poi si intrecciano in modo sempre più fitto, fino alle “soluzioni” (perché di soluzioni al plurale bisogna parlare) finali.
“Morte a Pemberley” di P. D. James
Pemberley: sì proprio quel Pemberley, la dimora di Darcy, uno dei protagonisti di “Orgoglio e pregiudizio”. Ovvero uno dei miei romanzi preferiti, uno di quelli che di quando in quando rileggo, in parte o tutto, e che ho tenuto per anni sul comodino. L’idea di un giallo i cui personaggi principali sono quelli creati da Jane Austen mi è sembrata intrigante, anche se l’articolo che ha attirato la mia attenzione su questo libro, in The lark and the plunge, non lo descriveva in termini entusiastici.
Mi è sembrato che la possibilità di passare un altro po’ di tempo con Lizzie, Darcy e gli altri valesse il rischio, probabile, di una delusione. Così, quando la delusione c’è stata (e fino dalle prime pagine) l’avevo messa in conto e non è stata una sorpresa.
La storia narrata è molto semplice e la narrazione procede lentamente, con una densità di particolari e dettagli che contribuiscono, sì, a costruire l’atmosfera del periodo in cui la vicenda si svolge, ma che la rendono anche un po’ noiosa. I fatti sono in realtà pochissimi, l’omicidio avviene dopo oltre sessanta pagine e, in pratica, non vi sono indizi da seguire, né più indiziati fra cui identificare il vero colpevole. L’indagine stessa mi ha dato la sensazione di qualcosa di rigido, oltre che di poco approfondito.
Infine, e questo forse è il difetto maggiore, i personaggi della Austen sono dipinti con colori spenti: Elizabeth non ha niente della sua arguzia, Darcy ha perso tutta la sua sicurezza; l’unica a conservare la sfrontatezza e l’incoscienza che la caratterizzano è Lydia. Penso che con questo materiale si sarebbe potuto scrivere un romanzo più avvincente, con colpi di scena e ribaltamenti di prospettiva come un lettore si aspetta in un giallo.
Comunque sia, anche se non so bene perché, non mi sento proprio di sconsigliarlo.
“La briscola in cinque” di Marco Malvaldi
![Bar Lume](https://antsacco.com/wp-content/uploads/2015/01/bar-lume-20140721_143046.jpg?w=300&h=225)
Il primo giallo con protagonista Massimo, il barista del BarLume e il poker di anziani suoi clienti e amici (nonno incluso). Divertente e leggero, con un linguaggio ironico che vira spesso sul toscano, originale l’idea del coro greco (citazione) costituito dai quattro pensionati.
“Adorata nemica mia” di Marcela Serrano
(traduzione di Michela Finassi Parolo e Tiziana Gibilisco)
Questo libro, pubblicato nel 2013, è una raccolta di 20 racconti, uno dei quali dà il titolo alla raccolta stessa. Ho scritto qualcosa di più a questo link.
“Il quaderno di Didine” di Dominique Valton
Un ebook di un’autrice self. Una storia definita fiaba che forse proprio fiaba non è anche se è qualcosa di simile. Raccontata, anzi scritta in prima persona dalla protagonista, una bambina di nove anni che vive in un orfanotrofio, ha il colore e l’ambientazione di romanzi di qualche decennio fa. Quello che caratterizza in positivo “Il quaderno di Didine” è proprio questa narrazione in prima persona: sembra davvero di leggere il diario di una bambina che affida alla carta i suoi timori e i suoi sogni, la tristezza e il senso delle ingiustizie subite, svelando tutta la sua ingenuità ma anche una sua saggezza e molto coraggio.
Post concluso, Maggio è finito.