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2015: i libri ed ebook che mi sono piaciuti di più

x post top list 2015 con testo

La mia top list dei libri che mi sono piaciuti di più fra quelli che ho letto nel 2015, in ordine alfabetico di autore.

Ray Bradbury * L’estate incantata

Beppe Fenoglio * Una questione privata

Andrè Gide * I falsari (vedi anche I falsari, citazioni)

Corrado Sobrero * Il canto della balena

Anche quest’anno ho letto molti ebook, la maggior parte dei quali di autori self; quasi tutti erano di buona qualità, qui sotto elenco, in ordine sparso, quelli che mi sono sembrati migliori o più interessanti.

Noemi Gastaldi * Il canto delle forze ancestrali (Oltre i confini vol. 3)

Flaminia Mancinelli * Omicidi all’ombra del Vaticano

Wirton Arvel * Vagabondando fra le stelle

Wally G. Fin * Cinque anni in Australia

Mario Pacchiarotti * Teutovirus

Dominique Valton * Il quaderno di Didine

Sergio Bertoni * La crisi delle certezze e dei canoni comportamentali in: “CANDIDA” di George Bernard Shaw

L’autrice self di cui ho letto più romanzi è Marialuisa Moro, che ha al suo attivo diversi thriller e noir di ottima qualità.


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Andrè Gide, I falsari

Ho trovato questo romanzo molto interessante e stimolante, sotto vari punti di vista. Di certo è uno di quei libri che andrebbero letti più volte, per poter cogliere meglio tutti (o quasi) i tanti elementi.
La mia lettura è stata attenta, ma in un testo così complesso, probabilmente, mi sono persa qualcosa. Nel seguito cerco di spiegare alcuni degli aspetti che ho apprezzato di più.

i falsari Cover

Quello che mi ha subito colpita è la capacità di descrivere la psicologia dei personaggi; Gide doveva essere un attento e sensibile osservatore, e ha espresso in modo molto preciso il come e il perché di azioni e non azioni.
Qui per esempio, un personaggio femminile racconta a un amico di una conversazione avuta con un altro amico:

… Non ho mai inteso nulla di più patetico in vita mia. Eppure, mentre lui parlava, comprendevo che si andava distaccando dal suo racconto. Si sarebbe detto che il sentimento lo abbandonasse con le parole. E sembrava essermi grato di questo sostituirsi della mia emozione alla sua.”

e qui il protagonista, Eduard, parlando di un’anziana coppia a cui ha fatto visita, annota nel suo diario:

Ho notato spesso tra coniugi quale intollerabile irritazione suscita nell’uno la più piccola forzatura del carattere dell’altro, perché la “vita in comune” produce l’irritazione sempre allo stesso punto. E se l’irritazione è reciproca, la vita coniugale diviene un inferno.

E anche qui, quando descrive il giovane Olivier che va a riscontrare alla stazione Eduard che arriva a Parigi:

Forse, se Eduard e Olivier avessero saputo esprimere meglio la gioia di ritrovarsi, non avremmo a deplorare gli avvenimenti che seguirono; ma tutti e due avevano una singolare incapacità a misurare il livello del proprio credito nel cuore e nello spirito altrui, e questo li paralizza entrambi; così ognuno di loro si credeva il solo ad essere commosso, e tutto preso dalla propria gioia e quasi confuso dall’avvertirla così viva si preoccupava soltanto di non lasciarne trasparire l’eccesso.

I personaggi, sia i principali che gli altri, sono tutti davvero ben disegnati, vivi e reali con le loro debolezze e i loro slanci.
Il racconto è comunque molto razionale, in certo senso non commuove mai, nemmeno quando espone fatti dolorosi o tristi (e ve ne sono); non intendo dire che non vi sia partecipazione da parte dell’autore, ma è come se Gide volesse mantenere un certo distacco e osservare i suoi personaggi e le loro vicende con sguardo di scienziato.
Ad esempio, questo brano, dal diario di Eduard:

6 Novembre – Non sono mai stato capace di inventare nulla. Ma sono davanti alla realtà come il pittore col suo modello, quando gli dice: “dammi questo gesto, prendi questa espressione che mi occorre.” I modelli che la società mi fornisce, se conosco bene le loro molle, posso farli agire a mio talento; o almeno posso proporre alla loro indecisione certi problemi, che essi risolveranno a loro modo, e dalla loro reazione trarrò profitto. Come romanziere mi tormenta il bisogno di intervenire; di agire sul loro destino. Se avessi più immaginazione costruirei degli intrighi; io li provoco, osservo gli attori, poi lavoro sotto la loro dettatura.

7 Novembre – Di quello che ho scritto ieri neppure una parola è vera. Rimane questo: che la realtà mi interessa come materia plastica; ed ho più considerazione per quello che potrebbe essere che per quello che è stato. Infinitamente di più. Mi chino vertiginosamente sulle possibilità di ciascuno, e piango tutto quello che è atrofizzato dal coperchio delle convenzioni.

Un altro punto fondamentale, che credo sia quello per cui il romanzo è maggiormente famoso, sta nel fatto che il protagonista, Eduard, è uno scrittore che sta scrivendo un romanzo, dal titolo “I falsari”; prende appunti su un diario (vedi alcune citazioni precedenti) e talvolta parla del romanzo con altri personaggi. Il punto cruciale è che la storia che Eduard sta scrivendo è quella che Gide racconta ne “I falsari”.
In più punti Eduard-Gide propone riflessioni sulla scrittura: raccogliendole si potrebbe comporre un piccolo manuale di scrittura creativa. Particolarmente interessante e intrigante è l’appendice, il “Diario dei falsari”: appunti presi da Gide durante la stesura (durata sei anni) del romanzo, con annotazioni per la trama, modifiche da apportare, stato dell’arte. Ad esempio:

18 gennaio (1921)
Devo annotare qui soltanto le osservazioni d’ordine generale sul formarsi, la composizione e la ragion d’essere del mio romanzo. In qualche modo questo quaderno deve diventare il “quaderno di Eduard”. Scrivo su schede quello che può servire: materiale minuto, battuto, frammenti di dialoghi e soprattutto quello che può aiutarmi a disegnare i personaggi.

Penso che sia un romanzo da leggere, soprattutto da parte di chi, come me, ama anche scrivere. Io devo l’incontro con questo libro di Gide alla curiosità che ha suscitato in me l’articolo confessioni di una neo iniziata alla letteratura francese pubblicato sul blog the lark and the plunge.

Altre citazioni dal romanzo si possono leggere in questo articolo.

 

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Andrè Gide, I falsari – citazioni

Nell’attesa di trovare il tempo di scrivere le mi impressioni (molto positive) su questo romanzo di Gide, trascrivo alcuni dei periodi che mi hanno colpita. Sono solo una piccola parte dei brani che mi sono segnata come più interessanti; due sono sulla scrittura e due riguardano aspetti psicologici. (L’edizione che ho letto e a cui si riferiscono i numeri di pagina è dei Tascabili Bompiani, trad. Oreste del Buono, giugno 1995)

Pag. 120

“Aveva la brutta abitudine di contare sugli avvenimenti più che su se stessa.”

Pag. 332

Ho pensato spesso,” interruppe Eduard, “che in arte e, in particolare, in letteratura, contano solo quelli che si lanciano verso l’ignoto. Non si scoprono terre nuove senza accettare di perdere prima di vista e per molto tempo ogni terra conosciuta. Ma i nostri scrittori temono l’alto mare; non sanno che navigare vicino alla costa.”

Pag.390 (diario dei falsari)

Da notare, le acute osservazioni di W. James sulle abitudini (nel suo manuale di psicologia che sto proprio ora leggendo).
… “quando noi ci scaldiamo per un ideale astratto che misconosciamo in seguito nei casi concreti, pieni di dettagli spiacevoli. Ogni ideale in questo misero mondo è mascherato dalla volgarità delle circostanze nelle quali si realizza.

Pag. 413 (diario dei falsari)

Finito il libro tiro la riga e lascio al lettore l’incarico di eseguire l’operazione: addizione, sottrazione, poco importa: penso che non tocchi a me farla. Tanto peggio per i lettori pigri: io li desidero diversi. Inquietare: questa è la mia parte. Il pubblico preferisce sempre essere rassicurato. Molti scrittori lo fanno di mestiere. E sono anche troppi.

 

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Libri letti nel mese di Aprile 2015

Ecco l’elenco dei libri letti in Aprile.

cielo e nuvole rosse

Il cardellino” di Donna Tartt

Un romanzo su cui mi è difficile esprimere un’opinione. Da un lato mi viene da dire che è una sorta di collage di cliché, sia pure ben composto, da un altro non posso negare che vi siano spunti decisamente originali. La sola cosa di cui sono certa è che, secondo me, alcune parti (quasi tutte, per la verità) avrebbero dovuto essere un poco più snelle; questo non perché mi disturbi in generale la lunghezza di un romanzo, quanto perché in questo preciso romanzo spesso i dettagli sono davvero troppi, talvolta ripetitivi. Magari, però, è proprio l’impressione che l’autrice voleva destare.
È innegabile che l’idea alla base della storia sia particolare. Theo, un ragazzino di tredici anni, rimane orfano della madre a causa di un esplosione in un museo e questo fatto condiziona tutta la sua vita; che un evento tanto drammatico abbia conseguenze su una persona è ovvio, ma averle intrecciate a un piccolo quadro raffigurante un cardellino, rende tutto più interessante e non banale. Il modo in cui Theo trascorre gli anni successivi alla morte della madre è, tutto sommato, abbastanza scontato (forse non avrebbe potuto essere altrimenti) e anche gli avvenimenti più importanti, quelli che imprimono nuove svolte alla vita del ragazzo mi sono sembrati come sfocati, tanto che, su quasi 900 pagine, per me il primo vero colpo di scena è stato poco prima di pagina 650, anche se la narrazione procede piuttosto lenta sia prima che dopo. 
Le sensazioni e i sentimenti del protagonista (il racconto è in prima persona) sono descritte in maniera precisa e quasi ossessiva, perfino troppo, anche queste. Le ultime pagine, poi, sono dedicate solo alle riflessioni di Theo: sul senso (o meglio non senso) della vita e sul significato che ha avuto per lui il piccolo quadro raffigurante il cardellino.
In conclusione per me la parola che caratterizza il romanzo è proprio questa: troppo. Troppo lungo, troppi dettagli, troppo di altre cose che non dico per non svelare la trama.

Incubo” di Marialuisa Moro

Un ebook di un’autrice self contenente due romanzi brevi, entrambi appartenenti di buon diritto alla famiglia delle storie di fantasmi, anche se in modo diverso fra loro e pur essendo ambientate ai giorni nostri. I protagonisti, una donna nel primo e un giovane nel secondo, non riescono a sfuggire al proprio destino, una sorta di maledizione-punizione per entrambi, una presenza che li perseguita per tutta la vita. Le due storie sono ben condotte e sono avvincenti, si leggono tutte d’un fiato.

The black rose saga – conflicts” di Susan Mikhaiel

Ancora un ebook di un’autrice self, in questo caso un manga in forma di romanzo: per me che non conosco il mondo dei manga si è rivelato una nuova esperienza. Molti sono i personaggi e molti i simboli. La ricerca del Graal da parte delle “Rose”, le protagoniste, è un’avventura complessa e densa di ostacoli, in cui la magia si manifesta in molti modi. Una storia in cui si intrecciano molti elementi, insomma, e che, anche per questo, incuriosisce.

Cosa rimane di noi” di M. S. (Manuel Sgarella)

Un romanzo, di un autore self, che trova la sua collocazione naturale fra i noir italiani. Ambientato prevalentemente a Milano tratta del delitto più ignobile e imperdonabile: la pedofilia. Il protagonista è un ex poliziotto, vittima di un dramma familiare, che accetta l’incarico di ritrovare un bambino scomparso. Il merito maggiore dell’autore è, secondo me, quello di descrivere l’orrore senza mostrarlo, ovvero facendolo vivere al lettore attraverso i sentimenti, le reazioni e le azioni del protagonista.
Una storia che non può che essere amara, ben condotta, il cui finale dà spazio a qualche speranza.

I falsari” di Andrè Gide

(nella traduzione di Oreste Del Buono)
Su questo grande romanzo, che mi è piaciuto molto, ho pubblicato questo e questo post.

Post concluso, il mese di Aprile è finito

 

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Almanacco: scrittrici e scrittori nati il 22 novembre

George Eliot

(1819 – 1880), scrittrice britannica.
Ho letto di lei “Il mulino sulla Floss“, ben dipinto e ben scritto ma triste.

André Gide

(1869 – 1951), scrittore francese.
Premio Nobel per la Letteratura nel 1947.
Di lui ho letto parecchi anni fa “I sotterranei del Vaticano” e, di recente, “I falsari” .